Adolescenza dimenticata tra Covid e guerra

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L’adolescenza oggi è una ‘non età’, un non luogo. Eppure si tratta di una fase chiave del passaggio dall’infanzia all’età adulta, che nella società moderna viene costantemente sottovalutata, sminuita e dimenticata. Considerata, in pratica, solo un passaggio, almeno fino alla pandemia. Poi le cose sono cambiate, in peggio. Gli adolescenti sono stati privati negli ultimi anni di esperienze cruciali – riti di passaggio, appunto – come il primo bacio, con effetti che vedremo forse solo fra qualche anno.

L’adolescenza, insomma, è stata la prima vittima della pandemia da Covid-19 sul piano psicologico. Ma si tratta di un’età è dimenticata anche dal punto di vista semantico: parliamo di terza età per la vecchiaia, ma evidentemente dimentichiamo che oltre a bambini e adulti, ci sono gli anni delicatissimi dell’adolescenza di cui tener conto.

Proprio all’adolescenza di oggi, stremata da Covid-19 e incupita dalla guerra, è dedicato il nuovo saggio di Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza: “Adolescenza Nonluogo”, edito da I Libri di Emil di Bologna.

“Ogni età focalizza uno spazio di vita in transito tra una condizione esistenziale superata e una successiva che non è stata ancora pienamente raggiunta. Ma mentre infanzia, età adulta e vecchiaia mantengono ben chiari gli elementi caratterizzanti che le contraddistinguono, l’adolescenza è considerata un passaggio tout court che caratterizza in modo intrinseco i giovani individui in cammino verso l’acquisizione dei ruoli adulti, come se questa età potesse essere qualificata essenzialmente dalle sue incessanti tendenze alla trasformazione”, spiega Tucci a Fortune Italia.

“Che l’adolescenza sia un nonluogo della vita – commenta Carlo Buzzi, sociologo dell’Università di Trento nell’introduzione al libro – è una metafora assai suggestiva. E in Adolescenza Nonluogo viene spiegato perché l’adolescenza sia – unica tra le altre età – considerata transitoria, provvisoria e, in un certo senso, arbitraria data la sua costante dipendenza dallo sviluppo degli assetti socioeconomici e culturali delle società”.

“Ho trovato delle analogie molto forti per avvicinare l’adolescenza come un non luogo. Oltretutto questa età è fortemente influenzata dal contesto socio-economico in cui si vive: ci sono ancora oggi realtà del mondo dove l’adolescenza non esiste”, sottolinea Tucci. C’è un “passaggio diretto tra infanzia ed età adulta, dove il rito di passaggio è lo sviluppo sessuale. Poi c’è un’adolescenza biologica che parte dall’inizio dello sviluppo sessuale e finisce con il termine di quello psichico e fisico, e infine c’è un’adolescenza sociale“. Questa è tipica dei Paesi ricchi, “dove la condizione di adolescente arriva ben oltre i 18-19 anni”.

Poi c’è una “quarta una adolescenza, quella psicologica, nella quale noi adulti troviamo rifugio: ci comportiamo come adolescenti” in una società che ha eretto a valore fondamentale l’essere giovani (e possibilmente belli). “Uno degli obiettivi delle ragazzine di un tempo era mettere i vestiti della mamma, oggi sono le mamme che puntano a mettere i vestiti delle figlie”, punge Tucci. Ecco allora perché l’eterna adolescenza è un non luogo: ha troppe dimensioni ma allo stesso tempo non ne ha nessuna.

Il saggio – attingendo anche ai dati delle indagini sugli stili di vita degli adolescenti realizzate dalla Associazione Laboratorio Adolescenza, di cui Tucci è presidente – offre un’analisi di come la società odierna si rapporta con l’adolescenza. Da un lato proteggendola a oltranza e privandola di quella autonomia (anche di sbagliare) necessaria perché possa essere funzionale al motivo per il quale è stata “creata”, dall’altro ignorandola nella progettazione di un futuro che tenga conto, non solo a parole, delle sue peculiarità e delle specifiche esigenze degli adolescenti che, nella migliore delle ipotesi, vengono ridotti all’unidimensionalità del loro essere studenti.

C’è poi un focus sull’adolescenza ai tempi di Covid: “Gli adolescenti – dice Tucci – sono stati o assimilati ai bambini o agli adulti, non c’è mai stato uno spazio pensato per loro. E non stupisce che siano quelli che hanno risentito di più di questa pandemia. Gli adolescenti sono stati considerati solo nell’unica dimensione di studenti”.

In questi anni i nostri ragazzi hanno perso moltissimo: compagni di banco, gite scolastiche, il primo bacio da batticuore a 16 anni. “Alcune esperienze sono legate all’età, e quando le perdi non le puoi recuperare”. L’autore, ingegnere per formazione, rifacendosi alla fisica quantistica illustra il paradosso per cui con l’adolescenza è impossibile entrare in relazione. “Ma in realtà questo non deve essere un alibi. La raccomandazione ai genitori è proprio quella di sforzarsi di comunicare con i propri figli che stanno cambiando, che stanno crescendo”, ci dice Tucci. Anche se non li riconoscono più.

Altra indicazione preziosa: smetterla con il pericoloso “atteggiamento iper protettivo tanto diffuso oggi: gli adolescenti devono poter sperimentare, fare errori, fare i conti con le frustrazioni o con i problemi con gli amici. Altrimenti questi ragazzi arriveranno all’età adulta senza essersi abituati a reagire ai no della vita”. L’eccessivo accudimento e la mancanza di considerazione sono due eccessi da evitare con attenzione.

Insomma, per far diventare l’adolescenza un luogo la prima cosa è tornare ad accendere un faro su questa età, consapevoli che i ragazzi sono il futuro, non solo per le loro famiglie, ma per il Paese e per la società.

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