Pronto soccorso, una lunga estate calda

Simeu
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Non è la prima volta che ci occupiamo della crisi dei pronto soccorso. Strutture costantemente in affanno, che negli anni della pandemia si sono trovate a fronteggiare le molte ondate Covid. E che oggi fanno i contri con un mix di problemi, tra ondata di calore e Covid-19, acuiti dalla drammatica carenza degli specialisti. 

Così siamo nel bel mezzo di quella che gli addetti ai lavori definiscono la peggiore estate da quando esiste l’emergenza urgenza. Il Pronto Soccorso italiano è allo stremo e le richieste superano di gran lunga le possibilità di risposta. Le ultime rilevazioni a campione di Simeu (Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza) registrano un incremento dei pazienti e una  diminuzione degli operatori.

Si stima che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso gli accessi al Pronto Soccorso possano essere mediamente aumentati di circa il 20%. “Sono dati medi, che ci provengono da una rilevazione a campione sul territorio nazionale. In realtà alcuni colleghi riferiscono di situazioni anche peggiori”, spiega Beniamino Susi, vicepresidente nazionale Simeu e responsabile del rapporto con le Regioni. “Nel Lazio, come esempio, nella giornata del 22 luglio scorso risultava preso in carico un cittadino ogni 1.325 abitanti. Sono numeri impressionanti, da maxi emergenza”.

Anche il numero di pazienti che permane a lungo in Pronto Soccorso in attesa di ricovero – il boarding – aumenta con le stesse proporzioni. L’Italia registra un numero reale di posti letto / abitante insufficiente. Così le attese diventano assurde. Sommando le cause, gli operatori subiscono un incremento dell’intensità, del carico di lavoro personale non inferiore al 50% rispetto al 2021, che in questo stesso periodo non registrava né un’ondata di Covid né una simile e persistente ondata di calore.

“Come sempre il primo problema sono le necessità non soddisfatte dei pazienti che, ancora una volta, sono quelli più fragili – afferma Antonio Voza, segretario Simeu – Ma anche la condizione degli operatori ha ormai da tempo superato il limite della sostenibilità. Indistintamente da nord a sud”.

E molti ‘fuggono’: sono 600 i medici dell’emergenza e urgenza che nel 2022 hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso, al drammatico ritmo di circa 100 unità al mese. Mentre 4.200 medici  mancavano nei pronto soccorso italiani nelle rilevazioni dello scorso novembre.

La situazione degli infermieri è meno quantificabile, ma certamente le carenze non sono inferiori. Il rapporto infermiere paziente in un pronto soccorso è di ca 1 ogni 20 assistiti. I parenti lamentano che i loro cari, nelle lunghe attese, non ricevono sufficiente cibo, acqua, assistenza ordinaria oltre che medico-infermieristica. E spesso manifestano questo sgomento in maniera violenta.

“Ci sentiamo sempre più soli, traditi da una politica che aveva abbozzato delle misure ora sospese per via della crisi di governo e del tutto incompresi dai cittadini che sfogano contro di noi il loro dissenso sul sistema – afferma Salvatore Manca, past president Simeu – La voglia di scappare dal Ssn è sempre più diffusa: ci si dimentica che ogni professionista è prima di tutto un essere umano”.

“La crisi di governo potrebbe essere la mazzata finale – concorda Fabio De Iaco, presidente Simeu – la speranza era che le interlocuzioni in corso con le Istituzioni portassero entro questa estate ad alcuni dei provvedimenti che chiediamo da tempo e per i quali proprio nell’ultimo periodo avevamo ricevuto segnali positivi. Ma la crisi limita il raggio d’azione del governo agli affari correnti. I tempi per raggiungere i provvedimenti necessari alla sopravvivenza del servizio si dilatano in maniera insostenibile: in questa maniera non resisteremo”.

“Chiediamo con forza che entro le prossime settimane si prendano le decisioni necessarie nella direzione di una riorganizzazione proporzionale alle vere esigenze in atto”, chiosano da Simeu. L’estate, infatti, è ancora lunga.

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