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Tumori: priorità al benessere emotivo dei pazienti ematologici/VIDEO

AIL tumori del sangue
Adyen Articolo
Velasco25

La diagnosi di tumore del sangue arriva come una mazzata. E, talvolta, offrire le cure mediche migliori non basta. Ecco allora che dal primo Convegno nazionale Ail di psiconcologia arriva un forte appello per una rinnovata attenzione al benessere emotivo dei pazienti con tumori ematologici. Come? Rendendo il supporto psiconcologico un diritto riconosciuto per ogni paziente onco-ematologico.

L’incontro, promosso dall’Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, evidenzia fin dal tema – ‘La cura che ascolta. Il ruolo della psico-oncologia per il benessere dei pazienti ematologici’ – l‘importanza dell’ascolto, come hanno spiegato gli esperti intervenuti alla Biblioteca Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma.

Contro i tumori del sangue l’approccio non si limiti alla sfera fisica

“Il primo Convegno nazionale Ail di psiconcologia rappresenta un momento fondamentale per approfondire l’importanza del supporto psicologico nell’assistenza oncologica. In Ail crediamo che la cura non debba limitarsi alla sfera fisica, ma debba abbracciare anche le esigenze emotive e psicologiche del malato”, ha detto il presidente nazionale Ail, Giuseppe Toro.

Giuseppe Toro (Ail): “Cambiare il futuro dei tumori del sangue”

L’obiettivo è quello di un modello di cura integrata, dunque, in cui il supporto psicologico non è solo un elemento accessorio, ma una componente strutturale dell’assistenza. ‘La cura che ascolta’ è un invito concreto a ripensare la sanità a partire dai bisogni delle persone: ogni paziente, familiare o caregiver deve potersi sentire compreso, accompagnato e sostenuto lungo tutto il percorso di malattia.

Il potere dell’ascolto e dell’empatia contro i tumori

“L’ascolto attento e la comunicazione empatica sono essenziali per costruire una relazione di fiducia con il paziente e migliorare la qualità della sua vita durante tutto il percorso terapeutico. Questo convegno è stato un’opportunità per riflettere insieme su come rendere l’approccio psicosociale parte integrante del trattamento, promuovendo una visione di cura che rispetti la persona nella sua totalità – ha detto Toro – Ail, da oltre 55 anni, è impegnata nel sostegno psicologico dei pazienti ematologici, con oltre 60 psicologi formati per offrire un supporto qualificato a chi affronta le sfide della malattia”.

Nel corso dell’evento, cui è intervenuto anche Stefano Zamagni, professore di Economia politica Università Alma Mater Studiorum di Bologna, è stata approfondita l’importanza della relazione di cura, del linguaggio e dell’integrazione tra approccio clinico e psicologico. Con un unico obiettivo: il benessere della persona con un tumore del sangue.

Malattia: parole come pietre

“Le parole sono pietre e spesso i medici le lanciano come piume”, ha evidenziato Giuseppe Antonelli, professore di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia, citando il commento di un paziente a una delle voci del ‘Dizionario Emozionale – Atlante delle Parole chiave in oncologia’. Il potere delle parole nasce dal fatto che “arrivano direttamente al nostro cervello, influenzano i nostri pensieri, condizionano le nostre emozioni. Di qui il pericolo di usare le parole sbagliate o caricare di valenze esageratamente negative certe parole. Occorre, dunque, ripensare tutto il linguaggio alla base della relazione tra medico e paziente. Intervenire su certi termini oscuri e inquietanti, correggerne le ambiguità, rivederne il corredo di immagini metaforiche in direzione di una forte e salda alleanza terapeutica con la graduale costruzione di un nuovo equilibrio: fisico, psicologico, emotivo”, ha detto Antonelli.

Sottolineata più volte la necessità di inserire stabilmente la figura dello psiconcologo nei team multidisciplinari ospedalieri, riconoscendo a livello normativo e contrattuale il suo ruolo fondamentale nei percorsi di diagnosi e terapia. Alcune Regioni, ricorda Adnkronos Salute, hanno già avviato iniziative legislative in questa direzione.

La mappa dei servizi

Come evidenziano i risultati del censimento Ail 2024 sui servizi di psicologia attivati sul territorio nazionale, attualmente risultano presenti 61 psicologi e sono 41 le Sezioni dell’associazione che offrono servizi di supporto in questo senso. I principali servizi attivati includono: supporto psicologico individuale (57 sezioni); psicoterapia (32 sezioni); interventi di riabilitazione (12 sezioni); formazione per i volontari Ail (36 sezioni).

Nel 2024  5.192 pazienti hanno beneficiato del servizio di psicologia Ail, con interventi rivolti in modo specifico a: adulti (58 servizi); pazienti pediatrici (4 servizi); familiari e caregiver (55 servizi) e operatori sanitari (25 servizi).

In occasione del convegno sono stati distribuiti i ‘Quaderni di psico-oncologia Ail’ con le buone prassi per la formazione dei volontari e le buone prassi del servizio di psiconcologia Ail in ematologia.

Come ha rilevato Anna Costantini, past president e consigliere nazionale Sipo (Società italiana di psico-oncologia), nonostante i benefici dimostrabili “una parte significativa dei medici non ha ancora acquisito le competenze necessarie per affrontare tematiche così delicate. La comunicazione di cattive notizie, infatti, è un’abilità che va appresa e perfezionata, non un talento innato. Per questo è essenziale introdurre programmi formativi mirati a tutti i professionisti coinvolti nell’assistenza oncologica”.

“Nel campo delle cure palliative e oncologiche, la capacità di comunicare notizie difficili è fondamentale – ha ricordato Claudio Cartoni, responsabile Unità Cure palliative e domiciliari, Uoc Ematologia Umberto I di Roma – Studi hanno dimostrato che una comunicazione adeguata non solo favorisce la compliance e la soddisfazione del paziente, ma riduce anche il rischio di contenziosi legali e il burnout dei medici. La comunicazione in oncologia non è più un aspetto secondario; è una competenza che deve essere formata e perfezionata. La nostra esperienza conferma che interventi educativi sui professionisti sanitari, capaci di insegnare le giuste modalità di comunicazione, sono essenziali per garantire un’assistenza che rispetti la dignità e il benessere del paziente in tutte le fasi della malattia”.

L’auspicio è che inizi un percorso condiviso tra associazioni, professionisti e istituzioni per promuovere una cura sempre più centrata sulla persona, in grado di fare sempre più la differenza per i pazienti con tumori del sangue.

 

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