Pharma maglia nera per calo fatturato. L’economista, ecco perché

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Un calo del fatturato del 10,3% che “fa impressione”. Così Americo Cicchetti, farmacoeconomista direttore dell’Altems, definisce l’andamento congiunturale del comparto farmaceutico nel mese di marzo, scandito da dati Istat che sorprendono: “sono controtendenza rispetto a quello che ci aspettavamo. Vedere un calo del fatturato così notevole nel settore farmaceutico, che è uno di quelli trainanti per l’industria italiana, fa un po’ impressione”, ribadisce Cicchetti.

Risultati che mettono sull’attenti il comparto, senza tuttavia spingere le big a lanciare l’allarme, per ora. “I prossimi 2 mesi si potranno fare considerazioni più approfondite e puntuali e capire meglio se qualcosa sta cambiando”, commenta l’esperto. Il calo, infatti, potrebbe anche essere riconducibile “a questioni di stagionalità“, o essere lo specchio di effetti “a brevissimo termine”.

Sicuramente non è imputabile a fattori “esterni al paese”, afferma Cicchetti. “Dai dati – spiega – si evince che la flessione legata al mercato interno è superiore rispetto a quella legata al mercato estero quindi vuol dire che il problema è più nel contesto nazionale che in quello internazionale”.

Guardando a tutta l’industria, infatti, gli ordinativi a marzo registrano un incremento congiunturale del 2,2%, mentre nella media del primo trimestre del 2019 sono rimasti invariati rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. Peggiora invece il dato tendenziale. In particolare, per la farmaceutica, ultima nella sfortunata classifica, il calo sfiora il -12,9%. “Il calo della produzione interna molto probabilmente è legato a un calo della domanda interna”, spiega Cicchetti.

A turbare il settore dall’interno potrebbero essere le politiche incerte giallo-verdi. “La riflessione va su quello che sta accadendo all’interno del paese – ribadisce l’esperto – siamo passati da una situazione in cui lo scenario regolatorio era relativamente stabile, ad una promessa di cambiamento dello scenario, a partire da una revisione della governance farmaceutica” che ad oggi non c’è stata. “Eravamo in attesa, addirittura a marzo, di un nuovo modello di dossier prezzi, quello che le aziende devono sottomettere all’Aifa per ottenere la rimborsabilità, e che non si vede. Questo ha un impatto perché porta le aziende a rivedere i propri investimenti in funzione delle esigenze”, aggiunge.

L’industria farmaceutica nostrana vive, dunque, in standby e “ogni qualvolta si innesta in un settore industriale dell‘incertezza, l’industria frena in attesa di vedere che cosa accadrà. L’industria reagisce limitando l’esposizione, in termini anche di produzione perché riempire i magazzini porta a un incremento dei costi. Questo potrebbe avere avuto un impatto su questi dati”, conclude l’esperto.

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