Mascherine e mini-lockdown, l’incognita variante Delta

mascherine

Forse che più che di un addio alle mascherine, dovremmo parlare di un arrivederci. Nel giorno che segna per l’Italia la possibilità di non usarle all’aperto (a patto che non ci si trovi in condizioni di assembramento), in molti altri Paesi – complice l’effetto variante Delta – si torna al rafforzamento delle misure anti-contagio, dalle mascherine anche all’aperto al lockdown.

È il caso di Israele. Qui, nonostante la campagna vaccinale iniziata con largo anticipo rispetto all’Italia abbia portato ad avere vaccinato l’85% della popolazione, oggi i contagi risalgono destando forte preoccupazione. Ma la famigerata “immunità di gregge” non doveva servire proprio a evitare nuove ondate? Ci risponde Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Univesità di Milano: “L’immunità di gregge, o più precisamente ‘di comunità’, è un modello matematico che poi deve fare i conti con la realtà. E la realtà odierna è quella che ci aspettavamo. Cioè che il virus continua a sperimentare delle ‘variazioni sul tema’ e, quando trova delle condizioni favorevoli, riprende la sua corsa”.

Le condizioni favorevoli di cui parla Pregliasco sono rappresentate soprattutto dalle sacche di persone non ancora vaccinate – in Israele la campagna per gli adolescenti è partita solo da pochi giorni – o che hanno ricevuto una sola dose di vaccino.

“I dati ci dicono che molti dei nuovi contagi dovuti alla variante Delta sono proprio a carico di coloro che non hanno ancora raggiunto la massima copertura contro Covid-19 offerta dal ciclo vaccinale completo – come sta accadendo nel Regno Unito – o di coloro che ancora non sono stati vaccinati. Come i bambini”, per i quali non ci sono ancora vaccini approvati dalle autorità regolatorie.

Tutti i Paesi, da Israele a Uk passando per Russia e Australia, che avevano messo al bando l’uso della mascherina all’aperto e allargato le maglie delle misure restrittive con cui i propri cittadini avevano convissuto da tanto tempo, ora si trovano a dover fare marcia indietro e a imporne nuovamente l’uso. Finanche a decretare nuovi lockdown, seppur localizzati, come quello che sta interessando la città australiana di Sydney.

Sorge allora spontanea una domanda: lo stop all’uso delle mascherine all’esterno che inizia oggi da noi è proprio necessario? O sarebbe meglio usare maggior prudenza, imparando finalmente qualche lezione che
viene da altri Paesi dove, tra l’altro, la copertura vaccinale della popolazione è ampiamente superiore a quella italiana?

“Con le temperature di questi giorni e l’apertura della stagione turistica, la scelta è stata politica. Non c’è un manuale d’istruzione per l’uso delle mascherine. Bisogna rischiare, ma optando per un rischio ragionato. Consapevoli del fatto che abbassare le misure anti-contagio può significare ripresa dei casi di infezione e, quindi, necessità di ricorrere di nuovo alle mascherine e a nuove zone rosse. Dobbiamo abituarci all’idea di convivere con questo virus”.

Anche quando la maggior parte della popolazione sarà vaccinata? “Sì. La copertura offerta dalle vaccinazioni non è al 100%, e questo vale per tutti i vaccini. In più questo virus è altamente mutante, oggi abbiamo catalogato varianti fino alla lettera Lambda. Come dicevo prima, queste varianti possono trovare il modo di diffondersi grazie a chi, per scelta o per impossibilità, non è vaccinato”.

Insomma, le premesse sono quelle di un autunno che ci aspetta al varco con un bagaglio ricco di mascherine e di nuove curve di contagi in salita. “Con due mesi di ritardo rispetto a Uk e Israele, dobbiamo attenderci un nuovo colpo di coda della pandemia, così come sta avvenendo in questi Paesi. Non dimentichiamoci poi dell’influenza stagionale. Con l’abbassamento delle misure anti-contagio e la ripresa di attività lavorative e sociali ‘normali’ il virus tornerà a fare capolino. Dobbiamo sin d’ora pensare anche alla vaccinazione anti-influenzale”.

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