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Alla ricerca dei super-geni che proteggono da Covid-19

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Le cronache della pandemia sono piene di famiglie spazzate via da Covid 19. Ma ci sono anche tante storie di individui ‘resistenti’ a oltranza all’infezione. Di cosa si tratta? Genetica o casualità?

È la domanda alla quale cercherà di dare risposta un consorzio internazionale formato da diversi centri di ricerca di tutto il mondo (l’Italia è ben rappresentata dal professor Giuseppe Novelli dell’Università ‘Tor Vergata’ di Roma), che attraverso queste informazioni spera di trovare anche la strada verso nuove terapie in grado non solo di proteggere le persone da Covid-19, ma anche di prevenire il contagio del virus da una persona all’altra.

È Nature Immunology a dare notizia di questo importante studio che muove i primi passi proprio con una ‘caccia’ planetaria alle persone forse dotate di resistenza genetica all’infezione. Quelli che non si ammalano mai di Covid-19 insomma, pur essendo circondati da ‘casi’, anche tra i familiari più stretti.

Lo studio non ha naturalmente nessuna garanzia di successo, visto che si basa solo su un’ipotesi, e cioè che esista veramente una resistenza al virus scritta nei geni. C’è poi la questione di come reclutare queste persone, i possibili protagonisti dello studio, i ‘resistenti’. Ma gli autori della ricerca sono fiduciosi.

“Se anche riuscissimo a individuarne uno solo – afferma Evangelos Andreakos, immunologo della Biomedical Research Foundation dell’Accademia di Atene – sarebbe una cosa enorme”. E dunque si parte.

Il primo passo consiste nel restringere la ricerca a quelle persone rimaste sane (cioè con tampone negativo e che non sviluppano una risposta anticorpale al virus) pur essendo state esposte senza alcuna protezione ad un individuo malato per un lungo periodo di tempo. L’attenzione degli studiosi si concentra in particolare nelle cosiddette ‘coppie discordanti’, formate da un paziente con Covid-19 che ha condiviso il letto e la casa con il suo partner, senza contagiarlo.

I ricercatori pensavano di cercare il classico ago in un pagliaio ma dal momento della pubblicazione del disegno dello studio, si sono fatti avanti già oltre un migliaio di possibili candidati ‘resistenti’ al Sars-CoV-2. Un movimento spontaneo da parte di persone di tutto il mondo che ha sorpreso i ricercatori. Certo, la strada da percorrere non è facile. Intanto perché sarà necessario per prima cosa riuscire a dimostrare che al momento dell’interazione con il partner, il paziente infetto stesse effettivamente eliminando grandi quantità di virus vitale.

Inoltre, con un numero sempre maggiore di persone vaccinate, la possibile resistenza genetica al virus resterà sempre più in ombra, nascosta da quella conferita dal vaccino. Comunque sia, una volta individuati i possibili soggetti da studiare, il loro genoma verrà confrontato con quello delle persone contagiate, per cercare in questo gioco di ‘trova le differenze’ la presenza di geni associati alla resistenza all’infezione.

Questi geni saranno in un secondo momento testati su modelli animali e di laboratorio per confermare il rapporto di causalità tra la presenza di quel determinato gene e la resistenza all’infezione e per comprenderne il meccanismo d’azione.

Il coautore dello studio, il genetista Jean-Laurent Casanova della Rockefeller University di New York, in precedenza aveva condotto uno studio simile, alla ricerca di rare mutazioni in grado di conferire una maggior suscettibilità alle forme gravi di Covid-19. Ora ci riprova alla ricerca dei geni di ‘resistenza’, un compito molto più arduo, come visto.

In passato, altri gruppi di ricerca avevano annunciato di aver individuato un possibile gene di resistenza, situato ‘vicino’ a quello che determina il gruppo sanguigno ‘0’; ma l’effetto protettivo (sempre che esista) di questo gene è davvero molto debole e non è chiaro attraverso quale meccanismo si andrebbe ad estrinsecare.

Gli autori del nuovo studio invece sono partiti dall’ipotesi di quale potrebbe essere il meccanismo che conferisce ad alcuni individui i super-poteri, che gli permettono cioè di resistere al contagio. Il più ovvio è quello di un recettore Ace-2, la porta d’ingresso del virus nelle cellule, malfunzionante. Si tratta di un meccanismo già osservato con l’Hiv/Aids, in quel caso una rara mutazione che inattiva il recettore CCR5 situato sui globuli bianchi e che impedisce al virus dell’Hiv di infettarli. Questa scoperta peraltro portò alla messa a punto di una classe di farmaci anti-Hiv, un successo che si spera di bissare con il Sars-CoV2.

Un altro possibile meccanismo di resistenza al virus di Covid-19 potrebbe essere un sistema immunitario molto performante, soprattutto a livello delle cellule-sentinella situate nel nostro naso. Altri individui infine potrebbero essere portatori di una mutazione in grado di bloccare la replicazione del virus e di spezzare la catenella di Rna virale all’interno delle cellule infettate. Insomma il dado è tratto. La sfida a Covid-19 è cominciata.

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