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Digit’Ed: il player della formazione che guarda al futuro

Diventare il punto di riferimento della formazione in Italia: con questo obiettivo ambizioso nasce Digit’Ed nel giugno 2022 dalla fusione di Intesa Sanpaolo Formazione e AltaFormazione (società specializzata nel digital learning) e il successivo consolidamento con Treccani Accademia, Accurate, Scuola Greco Pittella, 24ORE Business School e HumanAge che hanno contribuito a completare la proposta formativa, rivolta tanto ai neodiplomati quanto alle aziende che puntano sulla formazione di qualità per raggiungere i propri obiettivi strategici. “Essere un grande player della formazione per noi significa sostenere la crescita del sistema economico-produttivo del Paese”, afferma Mario Vitale (nell’immagine in evidenza), Chief commercial officer di Digit’Ed.

L’intervista

Qual è la vision che ha ispirato la nascita di Digit’Ed?

Nell’era della trasformazione digitale, per un’azienda il capitale umano qualificato è il principale asset su cui costruire la propria competitività. Il nostro progetto nasce proprio dalla volontà degli azionisti Nextalia e Intesa Sanpaolo di dar vita a una realtà in grado di supportare le aziende e le persone ad affrontare le sfide del domani.

Che cosa distingue Digit’Ed dagli altri player presenti sul mercato?

Quello della formazione è un mercato molto frammentato, costituito da tante piccole aziende, specializzate per lo più su tematiche verticali. Digit’Ed invece, non solo è in grado di coprire tutti i fabbisogni formativi, offrendo contenuti di alta qualità finalizzati all’evoluzione delle competenze, ma accompagna anche i clienti in ogni fase del percorso di strutturazione dell’offerta formativa, per rispondere alle esigenze di valorizzazione del capitale umano.

Con un’offerta integrata che vanta una vasta gamma di servizi end-to-end, Digit’Ed sostiene le aziende nell’implementazione della people strategy che ad oggi rappresenta il principale strumento a disposizione degli Ad per realizzare il piano strategico.

Com’è cambiato l’approccio alla formazione dell’imprenditore medio italiano?

Gli imprenditori sono consapevoli che oggi la formazione è un volano per la crescita, un fattore abilitante e non un costo. Oltre agli importanti incentivi scaturiti dal Pnrr, tanti fondi interprofessionali consentono infatti di finanziare programmi formativi.

C’è poi un tema generazionale: i giovani che ereditano le piccole e medie imprese fondate dopo gli anni ’50 o gli startupper, sono più preparati, hanno una mentalità aperta grazie alle esperienze di vita maturate anche all’estero. Sanno quindi molto bene quanto sia competitivo il contesto economico globale e riconoscono il valore della formazione non solo per lo sviluppo della carriera e il raggiungimento degli obiettivi aziendali, ma anche perché è un tema di corporate social responsibility, che coinvolge gli stakeholder oltre al profitto finanziario, migliorando la reputazione e la fiducia del pubblico nei confronti dell’azienda. Infine, le tecnologie attuali con il potenziamento dal digitale, rendono possibile la formazione da remoto, in qualunque momento, con un impatto minore sull’operatività rispetto al passato, rendendola quindi accessibile anche alle Pmi.

In che modo l’AI contribuirà a rendere più efficace la formazione?

L’AI cambia il processo di creazione dei contenuti digitali, che diventa più veloce ed efficace. Ad esempio, le organizzazioni internazionali che devono erogare la stessa formazione a tutta la popolazione aziendale in Paesi diversi, possono produrre il contenuto in lingue diverse con grande rapidità, grazie all’AI, abbattendo anche i costi. Noi abbiamo lanciato Open Learning, una piattaforma di gestione dell’apprendimento, in cui l’AI gioca un ruolo fondamentale: dall’assistente virtuale che fornisce risposte in linguaggio naturale attraverso l’analisi di tutta la documentazione caricata a sistema e propone contenuti formativi in linea con l’esigenza espressa, alla costruzione di piani formativi personalizzati che tengono conto dei bisogni formativi rilevati dalle risorse umane e dai manager, oltreché dai learner stesso, considerando anche i comportamenti di utenti con profili simili. E poi c’è il learning in flow che permette di avere accesso alle giuste conoscenze, nel momento in cui si presenta il bisogno.

Come funziona?

Ti faccio un esempio: se fra una settimana hai in agenda un meeting in cui andrà discusso un certo argomento, l’assistente virtuale ti suggerisce i contenuti per prepararti al meglio su quei temi. Se mi dai il contenuto nel momento esatto in cui ne ho bisogno e nel formato che preferisco, l’efficacia sarà maggiore. Open Learning funziona propri così: mentre l’utente utilizza la nostra piattaforma, l’AI ne apprende abitudini e preferenze, adeguando la proposta al formato da lui più apprezzato: sia questo podcast, video o testo scritto. Le nostre soluzioni digitali sono particolarmente adatte al ‘bite sized learning’: una formazione breve, fatta di pillole video o podcast, contenuti di cinque o dieci minuti fruibili in qualunque momento della giornata (anche dallo smartphone) che facilitano l’apprendimento continuativo e duraturo.

Che tipo di relazione si instaurerà a suo avviso fra AI e capitale umano? Ad oggi fioccano le previsioni più catastrofiche.

È chiaro che, l’intelligenza artificiale, come ogni fenomeno, ha luci e ombre. Alcune figure professionali sono destinate a scomparire ma altrettante stanno nascendo per svilupparla e integrarla nei sistemi esistenti. Nella nostra visione, l’intelligenza artificiale aumenta la potenza. Se devi guidare un’auto di grossa cilindrata, hai bisogno di un pilota più esperto. Il nostro compito è formare le persone per utilizzare anche questa tecnologia. Con 24ORE Business School, abbiamo creato specifici corsi di formazione sul tema dell’AI, data la grande esigenza di competenze che si è creata in questo campo. E poi c’è anche un altro tema importante.

Quale?

Dobbiamo fare i conti con una pericolosa decrescita demografica e con il conseguente skill gap che si prospetta per molte professioni. L’AI potrà contribuire a compensare questo squilibrio legato alla carenza di risorse qualificate.

Come si colma oggi il gap fra formazione universitaria e mondo del lavoro?

Su questo punto abbiamo una visione precisa. Il gap si colma integrando l’approccio accademico e teorico con quello pratico, portato in aula da manager e professionisti. Nel nostro piccolo abbiamo impostato la formazione sull’esperienza pratica. I docenti dei master della nostra 24ORE Business School, non sono solo professori universitari, ma soprattutto dirigenti d’azienda, responsabili marketing o risorse umane, C-level che hanno esperienza concreta di gestione d’impresa. Una scuola fatta dalle persone di business per chi vuole fare business.

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