Se le cure del futuro andranno declinate sempre più sul territorio, qualcosa non torna. In Italia, infatti, mancano quasi 24 mila nuovi infermieri di famiglia e comunità. Significa che, anche se venissero assunti tutti e 15 mila i neolaureati in scienze infermieristiche, ne mancherebbero comunque all’appello 9000 mila, una carenza che con la pandemia ha un impatto ancora più rilevante sulla gestione sanitaria del Paese.
A ciò si aggiunge il problema del disallineamento tra dotazioni tecnologiche e di posti letto e dotazioni di personale con specifiche professionalità registrato durante la seconda ondata della pandemia, in cui il rapporto tra numero di anestesisti-rianimatori e posti letto di terapia intensiva è sceso da 2,5 a 1,9, con la conseguenza di una riduzione della capacità assistenziale in uno dei punti nevralgici del sistema.
È la fotografia che emerge dalla 72ma puntata dell’Instant Report Covid-19 Altems, una iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-Cov-2 a livello nazionale.
Il gruppo di lavoro dell’Università Cattolica è coordinato da Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
“In questo rapporto abbiamo stimato il fabbisogno di infermieri di comunità – spiega Cicchetti – Questo fabbisogno viene calcolato sulla base della bozza al 20 ottobre u.s. del documento “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”, elaborato dal ministero della Salute e da Agenas. Se consideriamo le ultime stime – afferma Cicchetti – possiamo ipotizzare che siano necessari quasi 24 mila nuovi infermieri da dedicare al ruolo di infermiere di famiglia e comunità”.
“Il numero è assolutamente rilevante: raggiungere questi standard vuol dire incrementare il personale infermieristico in servizio presso le strutture pubbliche in media del 9% rispetto al personale in servizio nel 2019. Non poco – sostiene Cicchetti – se consideriamo i posti messi a bando per l’accesso ai corsi di infermieristica nel 2018, quindi coloro che si sono laureati o sono in procinto di farlo, il sistema ha potenzialmente immesso poco meno di 15.000 laureati. Quindi anche ipotizzando di assumere tutti, mancherebbero circa 9.000 unità”.