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Pride and glory dei content creator queer

Nel contesto della sempre crescente content creator economy, ovvero l’economia basata sulla creazione di contenuti audiovideo incentrati su interessi e passioni specifiche e sul rapporto diretto col pubblico, temi come la visibilità e l’inclusione della comunità LGBT+ hanno assunto un ruolo significativo. Attraverso piattaforme social quali TikTok, Instagram o X numerosi creator LGBT+ e non stanno contribuendo a cambiare il panorama digitale, offrendo a una vasta platea un’opportunità unica per esprimere la propria identità, educare e sensibilizzare il pubblico e promuovere l’uguaglianza. Tuttavia, questo sviluppo non è privo di sfide e rischi da valutare attentamente per comprendere il fenomeno.

Uno degli aspetti più positivi della presenza dei creator LGBT+ nella content creator economy è l’aumento della visibilità e della rappresentazione della comunità. Essendo spesso stati tagliati fuori dai grandi media tradizionali, questi personaggi trovano nei nuovi media digitali una cassa di risonanza inedita. Creator come Pierangelo Greco, Francesco Cicconetti, Sara Verde, Charlie Moon, Tommaso Zorzi, Gianmarco Sainato, tra gli altri, stanno utilizzando i social per condividere le proprie storie, esperienze e opinioni, contribuendo così a una maggiore consapevolezza e comprensione del mondo queer. Questi creator non si limitano a fornire intrattenimento e svago ai propri follower, ma si impegnano anche nell’educazione e nella sensibilizzazione del pubblico su temi LGBT+ attraverso video informativi, consigli pratici e una discussione aperta, promuovendo la diversità e l’accettazione, aiutando a sfatare stereotipi e pregiudizi.

Non oltre 1 miliardo di utenti, oggi TikTok è una delle piattaforme social più utilizzate al mondo. Ogni anno, in occasione del Pride Month, il mese dedicato ai Pride e all’orgoglio LGBT+, TikTok lancia l’iniziativa ‘Pride, Together’ andando a selezionare i creator LGBT+ più seguiti e originali, evidenziandone i video o post, e aumentandone la visibilità anche al di fuori del proprio bacino di follower usuale. Durante tutto il mese di giugno TikTok ha poi colorato la pagina dei ‘Per Te’ dei suoi utenti con contenuti arcobaleno e challenge a tema Pride, per celebrare tutti i creator appartenenti alla comunità LGBT+.

Per queste figure si tratta anche di un’opportunità economica, dunque, dato che molto spesso brand e sponsor coinvolgono i content creator LGBT+ nelle loro campagne per il Pride, oppure come ospiti sui carri in parata o partner di progetti specifici. Tutto questo crea un circolo virtuoso che porta ad amplificare il messaggio del Pride e in generale della lotta a ogni forma di discriminazione.

La visibilità online può anche esporre a vari rischi, inclusi omofobia  e cyberbullismo.

Un episodio che ha tirato fuori tutta la mascolinità tossica presente online e non solo è stato il caso di Sasy Cacciatore, creator napoletano, gay dichiarato, ospite allo stadio di un brand di cui è ambassador. La community di Sasy Cacciatore ha reagito benissimo al video in cui lo si vede scherzare a bordo campo, mentre i tifosi hanno ripubblicato il video sommergendolo di commenti omofobi. Dopo giorni di insulti è arrivata la risposta del brand, seppure in maniera indiretta, che ha voluto insistere invitando a San Siro le protagoniste della nuova stagione di Drag Race Italia.

Messaggio contro l’omotransfobia o abile mossa di marketing? Difficile dirlo, spesso e volentieri le due motivazioni sono inestricabili. In alcuni casi le modalità di avvicinamento delle aziende al Pride e alle tematiche LGBT+ sono quantomeno pretestuose – e si parla in queste situazioni di rainbow washing – ma probabilmente l’unico metro di valutazione valido è quello degli effetti e delle ripercussioni ottenuti sulla società, anche grazie all’operato degli ambassador.

Un altro punto da analizzare in merito alla content creator economy è che la pressione costante per mantenere una presenza online e rispondere alle aspettative del pubblico può portare a problemi di salute mentale e stress: la necessità di bilanciare la propria autenticità con il desiderio di successo e di visibilità può essere un compito difficile, impegnativo e non adatto a tutti. Infine va tenuto presente che, a prescindere dalle buone intenzioni, i passi falsi e le banalizzazioni di questioni complesse e di tematiche delicate sono sempre dietro l’angolo. Improvvisarsi esperti non è mai una buona idea, anche perché il pubblico è sempre più informato, e per di più è necessario mostrare la massima sensibilità e cautela quando si affrontano temi caldi.

In conclusione, la presenza dei creatori LGBT+ nella content creator economy ha portato a importanti progressi nella rappresentazione e nell’accettazione della comunità. Tuttavia, è fondamentale riconoscere e affrontare le sfide e i rischi associati, lavorando insieme per creare ambienti online più sicuri, inclusivi e rispettosi. Solo così la content creator economy potrà davvero essere un’opportunità di progresso e inclusione per tutti e tutte.

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