Ritocco al green pass per salvare il Natale?

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Se i casi di Covid-19 aumentano ormai da qualche settimana, e anche ricoveri e decessi sono in salita, per mettere un freno alla quarta ondata in Italia si pensa a un ‘ritocco’ per il green pass. Secondo ‘La Stampa’ l’idea è quella di ridurne la durata da 12 mesi – un unicum in Europa – a 9 mesi, per dare una spinta agli italiani titubanti di fronte alla terza dose di vaccino.

“Magari semplificando la vita a chi deve farla, senza l’obbligo di prenotazione e chiamando in causa medici di famiglia e farmacisti per convincere i dubbiosi. E per proteggere gli ospedali rendere il richiamo obbligatorio per i sanitari, visto che fino ad ora solo un terzo si è fatto avanti per ricevere la dose di rinforzo”, riferisce il quotidiano. Più ‘dolorosa’ per gli italiani la possibilità di far scattare il passaggio delle regioni in fascia gialla anche solo con il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva sopra la soglia di sicurezza del 10%, senza che anche quello dei posti nei reparti di medicina superi il limite del 15%.

Il punto è che il Governo ha ben chiare le esigenze di sicurezza, ma anche quelle dell’economia: un Natale di chiusure e limitazioni rischia di incidere, pesantemente, su una ripresa che si vuole invece alimentare. E allora l’arma contro la quarta ondata Covid sembra a due ‘braccia’: vaccini e green pass. Con buona pace di no pass e no vax, che comunque nel resto d’Europa non se la passano meglio.

Proprio i vaccini dovrebbero scongiurare un nuovo tsunami di casi e ricoveri: virologi ed epidemiologi hanno spiegato che le ondate saranno via via decrescenti, come un sasso nello stagno. Ma, come stiamo vedendo in molti Paesi vicini, anche le ‘ondine’ possono fare male.

“Vediamo un’Europa divisa in due, con i confini orientali dell’Italia che si tingono di rosso evidenziando una crescita della circolazione del virus anche nel nostro Paese dove comunque la diffusione resta meno alta rispetto agli altri Paesi europei”, ha avvisato il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, commentando i dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia. “Negli ultimi sette giorni le fasce di età dove si è assistito ai maggiori contagi sono 30-39 e 40-49, dove c’è la quota di popolazione non vaccinata più significativa, e quelle più giovani ancora senza vaccino”.

E a preoccupare è il dato relativo agli under 12: “C’è una aumentata circolazione del virus nella fascia di età pediatrica, soprattutto sotto i 12 anni” e questo significa che “anche dal punto di vista dell’impatto dei ricoveri, sebbene con numeri limitati, parliamo di una, due o tre persone, si mostra un lieve movimento che sta a indicare l’aumentata circolazione in questa popolazione”. Il punto, come ha spiegato Brusaferro, è che la protezione assicurata dai vaccini si riduce dopo sei mesi.

Passati più di sei mesi dalla seconda dose lo ‘scudo’ rispetto al contagio scende dal 75,7 al 50,2% e quella da forme severe di malattia, pur mantenendosi alta, cala dal 91,8 all’82,1%.

Cosa fare, allora, per spingere verso la terza dose gli italiani comprensibilmente stanchi di Covid, misure, e (anche) vaccini?
“Molti hanno suggerito di rilasciare il certificato verde soltanto a chi è vaccinato e ai guariti da non più di sei mesi. Ma è una decisione che spetta alla politica. Se ne sta discutendo”, ha detto direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza.

Oppure c’è il ‘ritocco’ del green pass, che dopo la terza dose tornerebbe ad allungarsi a 12 mesi. Con due problemi: la ‘folla’ di italiani da finire di vaccinare o rivaccinare, e i milioni di persone a zero vaccini, che è apparso finora impossibile persuadere. Tanti nodi da sbrogliare, per evitare un Natale ‘in giallo’.

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