Porno online e fluidità, sesso e giovani dopo il lockdown

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Il lockdown per Covid ha avuto pesanti effetti sui giovanissimi, che si sentono più fragili e vivono con fatica sesso e relazioni. Così, in una società sempre più digitalizzata, con genitori sempre più anziani (e spesso separati), e internet pronto a rispondere a ogni dubbio anche nella sfera sessuale, c’è stata un’esplosione del porno online e di quanti si dichiarano ‘fluidi’.

La fotografia dei giovani nella società arriva dal “Disagio giovanile e identità (in)consapevoli”, organizzato a Padova dalla Fondazione di Carlo Foresta nell’ambito del progetto DigitPro.

I dati, che si basano su studenti del Veneto, confrontano due periodi storici: prima e dopo il lockdown. Prima del lockdown la statistica si basava sull’anno scolastico 2018/2019: sono state analizzate le risposte di 1.426 studenti di 19 istituti superiori tra i 18 e i 21 anni (825 maschi e 601 femmine). Subito dopo il lockdown, quest’anno la ricerca ha riguardato la stessa classe d’età; in tutto 1.930 studenti (1.123 maschi e 807 femmine).

Ebbene, i cambiamenti tra i due periodi sono enormi, dicono gli esperti. E riguardano utilizzo del web e sesso. Dal punto di vista dell’orientamento sessuale, dopo il lockdown “non si dichiarano completamente eterosessuali” il 15% dei maschi (prima erano il 10%) e il 29% delle donne (erano il 15%). Cresce anche chi si dichiara “fluido”: tra i ragazzi ora sono uno su dieci (erano il 2%), tra le donne sono il 22% (contro il precedente 10%).

Orientamenti forse collegabili ai cambi di atteggiamento e della propria routine quotidiana. Tre anni fa, il 22,3% degli intervistati passava più di tre ore al giorno on line; oggi sono la maggioranza, ossia il 55%. C’è stato un boom di uso dei siti pornografici: una donna su dieci li usava tre anni fa, ora una su quattro. Tra i maschi, si sale dal 23% al 45%. Aumenta l’autoerotismo che si avvale di internet. La frequenza quotidiana è passata dal 24% al 40% per i maschi e dal 3% al 10% per le femmine. Esplode anche l’utilizzo delle app per incontri: le donne passano dal 5% al 10% e gli uomini dal 15% al 35%. Insomma, il sesso è sempre più spesso mediato da uno schermo.

“La pandemia e il conseguente isolamento sociale hanno sicuramente avuto le loro conseguenze sulla popolazione giovanile”, spiega Carlo Foresta. Paradossalmente, i maschi sono diventati il sesso debole. Uno su quattro ha dichiarato di soffrire di solitudine, mentre nel 2018-2019 era solo uno su otto. Una su sei le ragazze che dichiarano di soffrire di solitudine, mentre tre anni fa era una su otto. La solitudine è pericolosa da tanti punti di vista: il 27% dei maschi e il 41% delle ragazze si dichiara vittima di atti di bullismo o cyberbullismo. E le conseguenze complessive sono preoccupanti, il senso complessivo di insoddisfazione aumenta. Tra le donne dall’8 all’11%, tra i ragazzi dal 10,5 al 28,5%. “Dobbiamo dunque lavorare per invertire queste tendenze”.

“Io vorrei lanciare un grido di allarme – afferma Foresta – non possiamo far finta che non sia successo nulla nei nostri ragazzi dopo tanto tempo chiusi in casa, legati ad internet, bloccati nelle comunicazioni, qualcosa è scattato, ma un qualcosa che molte volte non dipende dai loro comportamenti ma da quelli indotti da ciò che vedevano. Questi numeri, queste informazioni vanno comunicate ai giovani, perché loro non hanno un’idea di insieme ma solo delle proprie esperienze”.

“Oltre ai numeri però bisogna fornire un’interpretazione per aiutarli a non considerare il singolo caso come una ‘diversità’, una ‘patologia’, è necessario analizzare assieme le motivazioni che li hanno portati ad avere questo tipo di comportamento, e lavorare per creare un argine forte che li induca a discutere, a verificare gli elementi che hanno prodotto questa criticità e a trovare soluzioni insieme. Bisogna capire perché si è svegliato proprio ora questo modo di intendere la vita, perché attraverso la chiarezza possono nascere buoni propositi generali e quindi degli aiuti sostanziali”.

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