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Occhi negli occhi, il potere della noradrenalina

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Quando eravamo bambini, la mamma aveva un segreto per capire se stavamo dicendo una bugia. Bastava che dicesse “guardami negli occhi”. Il piccolo, di fronte a questa affermazione perentoria, spesso abbassava lo sguardo, quasi a dimostrare come il flusso di messaggi tra genitore e bimbo permettesse di “accendere” una reazione di attenzione ai massimi livelli. Qualcosa di simile, d’altro canto, potrebbe accadere quando un ipnotizzatore lancia la famosa frase “a me gli occhi”, per instaurare un percorso invisibile di comunicazione profonda.

Ebbene, se vi siete trovati in queste condizioni, sappiate che dietro lo sguardo fisso del genitore o della persona che sta davanti al bimbo, si mette in moto una reazione neurochimica che può spiegare quanto accade. L’hanno dimostrata, attraverso una ricerca cooperativa, diversi studiosi americani coordinati da Martin Paukert, dell’Università del Texas di San Antonio.

Stando allo studio, pubblicato su Science Advances, il valore degli occhi che rimangono fissi a specchiarsi in quelli dell’interlocutore andrebbe ricercato nella noradrenalina, neurotrasmettitore chiave per le reazioni cerebrali. Il motivo di questa correlazione? Semplice. La regolazione della noradrenalina avverrebbe prevalentemente nella corteccia visiva, un’area cerebrale che entra in gioco nelle percezioni visive, come si comprende dalla denominazione.

Così, visto che la noradrenalina è specificamente coinvolta nei meccanismi di attenzione e di ampliamento delle capacità cognitive nel momento in cui si deve “portare a casa” una lezione, ecco che abituare i bambini a parlare con i genitori guardandoli negli occhi aiuterebbe ad avere prestazioni cerebrali ottimali. Attenzione però: questa originale terapia fatta di sguardi va valutata caso per caso. Ci sono infatti situazioni in cui circola adrenalina in eccesso ed altre in cui invece questa sostanza è carente: in entrambi i casi l’elaborazione delle informazioni può risultare alterata.

Al momento, ovviamente, non si possono ancora trarre indicazioni sul possibile futuro di questa ricerca di base. Si sa però sono davvero tante le condizioni in cui possono entrare in gioco alterazioni della noradrenalina, dai deficit di attenzione e iperattività fino alla malattia di Alzheimer: in questi casi la carenza è associata a minor capacità di attenzione. Ma nel quadro dello stress post-traumatico, la situazione è opposta e i valori di noradrenalina tendono ad innalzarsi. In queste circostanze, forse, in futuro guardarsi negli occhi fin da piccoli potrebbe rappresentare una contromisura preventiva. Ma non basta. I neurotrasmettitori, in caso di depressione, possono rappresentare un target terapeutico specifico.

Questi messaggeri del segnale nervoso, tuttavia, pur avendo la stessa funzione generale possono dar luogo, se alterati, a disturbi clinici di tipo diverso. Tanto che può accadere di incontrare situazioni cliniche legate a un deficit neurotrasmettitoriale specifico o comunque alla insufficienza predominante di una sostanza rispetto alle altre.

Ad esempio, si sa che quando una persona tende a diventare triste potrebbe avere carenze di dopamina, considerata sotto il profilo biochimico un vero e proprio mediatore del piacere. Tanto che l’attenzione, il desiderio, il ricordo del piacere provato e la spinta a ottenerlo di nuovo nei confronti del cibo e dell’attività sessuale appaiono legati proprio all’attività della dopamina.

Un’estrema abulia e il distacco progressivo dalle attività di ogni giorno possono invece essere i segnali d’allarme per un deficit di serotonina, un altro neurotrasmettitore che risulta estremamente importante anche nel controllo dell’assunzione del cibo. La serotonina entra infatti in gioco in mutamenti del comportamento alimentare con attenzione compulsiva verso gli alimenti o piuttosto con alterazione dei normali cicli dei pasti.

Apatia, mancanza di motivazione e di volontà, assoluto isolamento dal mondo esterno sono invece possibili segnali di carenza di noradrenalina. E forse, anche con il supporto dello sguardo e relative reazioni in futuro si potrà influire su questo elemento.

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