Febbre, dolore alle ossa, naso che cola, tosse. Se l’anno passato era di fatto sparita per via delle misure anti-Covid, quest’anno l’influenza è presente in Italia, e sembra ‘convivere’ con il virus di Covid-19. Finora sono stati quasi 3,3 milioni gli italiani colpiti. Anche se i casi risultano in lieve calo nella seconda settimana del 2022, probabilmente per effetto della chiusura delle scuole nelle festività natalizie, dicono gli esperti. Inoltre il malanno di stagione non è certo confrontabile, per impatto, ai numeri delle stagioni più ‘pesanti’.
Secondo l’ultimo bollettino dei medici sentinella Influnet, diffuso dall’Istituto superiore di sanità, nel periodo 10-16 gennaio registra un’incidenza di sindromi simil-influenzali pari a 4,71 casi ogni mille assistiti, contro i 6,59 casi/mille della stessa settimana della stagione 2019-2020, l’ultima in cui è stata osservata un’epidemia stagionale di influenza, successivamente ‘saltata’ grazie alle restrizioni anti-Covid. Nel periodo in esame i casi stimati sono stati circa 279mila, per un totale di 3.284.000 italiani contagiati da inizio sorveglianza.
Ancora una volta i più colpiti sono i bambini sotto i 5 anni, con un’incidenza pari a 7,84 casi per mille nella fascia 0-4 anni. Il valore scende a 4,53 nella fascia 5-14 anni, a 5,34/mille nella fascia 15-64 e a 2,50/milla negli over 65.
In ogni caso il confronto con le precedenti stagioni influenzali evidenzia l’assenza della crescita della curva: tradizionalmente il picco si verificava nella seconda metà di gennaio o a febbraio.
L’Iss sottolinea poi che “la maggior parte dei casi di sindrome simil-influenzale segnalati sono riconducibili ad altri virus respiratori diversi da quelli influenzali, la cui circolazione è ancora di tipo sporadico”. In provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Campania, Basilicata e Sardegna l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è sotto la soglia basale, si legge nel bollettino. Valle d’Aosta e Calabria, si precisa, non hanno attivato la sorveglianza Influnet.
“Dopo un inizio nel mese di novembre abbastanza sostenuto, la stagione influenzale ha ora un andamento in linea con gli altri anni e al momento i virus influenzali registrati sul territorio sembrano non essere tanto potenti da causare numerosi casi gravi. Questo non significa – avverte Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico di Osservatorio Influenza, associato di igiene generale ed applicata presso la sezione di Virologia dell’università degli studi di Milano e direttore sanitario Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi – che non si debba prestare attenzione allo sviluppo dei sintomi dei virus influenzali, che mai come quest’anno possono essere confusi con altri virus”.
“In caso di sintomi, è bene sottoporsi al tampone per rimuovere qualsiasi dubbio. A proposito di questo, non è da sottovalutare la Flurona, ovvero la coinfezione di influenza stagionale e Covid: situazione non comune, ma neanche impossibile. Va da sé che, anche in questo caso, chi si è sottoposto per tempo alla vaccinazione sia antinfluenzale che antiCovid avrà una maggiore copertura contro questi virus”.
Il vero picco stagionale deve ancora arrivare ed è previsto per le prossime settimane, nella fase più fredda dell’inverno, ma non dovrebbe portare ad un particolare aumento del numero dei casi. Anche grazie al rinnovato utilizzo delle mascherine Ffp2 e di altre misure di sicurezza. “Si arriverà penso a 6 o 8 casi per mille assistiti, dati decisamente inferiori rispetto a quelli delle ultime tre stagioni prima di Covid, quando si erano registrati fino a 8-9 milioni di casi. Come nelle passate stagioni, il trattamento raccomandato in caso di influenza è quello dell’automedicazione per attenuare i sintomi senza azzerarli. No agli antibiotici se non su indicazione medica, sì invece agli antipiretici”, raccomanda Pregliasco.