Anoressia e bulimia, la prima mappa dei centri in Italia

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Si sono moltiplicate in pandemia le diagnosi di disordini alimentari fra i giovanissimi italiani. Anoressia, ma anche bulimia e binge eating hanno stravolto la vita di tanti adolescenti (e non solo), e delle loro famiglie. E proprio le ragazze giovani con diagnosi di anoressia sono la maggioranza dei pazienti presi in carico dai servizi specializzati del Ssn, mappati per la prima volta dall’Istituto superiore di sanità.

L’Iss ha infatti presentato una piattaforma online, interattiva e aggiornabile in tempo reale, dove sono censiti tutti i centri dedicati alla cura dei Dca, disturbi del comportamento alimentare. Un risultato ottenuto grazia al progetto Ma.Nu.Al che il ministero della Salute ha affidato al Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità.

Si tratta, spiegano gli autori, del primo censimento in Italia dei servizi ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali appartenenti al Servizio sanitario nazionale e presto coinvolgerà anche le strutture del privato accreditato.

Ma quanti sono, e come sono distribuiti, i centri specializzati in grado di rispondere ai bisogni dei pazienti con anoressia, bulimia e altri disordini alimentari? Al 31 dicembre 2021 la mappa conta 91 strutture su tutto il territorio nazionale: 48 centri al Nord (di cui 16 in Emilia Romagna), 14 al Centro Italia e 29 tra Sud e Isole.

In Italia si stima una prevalenza dell’anoressia dello 0,2-0,8% e della bulimia di circa il 3%, con un’incidenza dell’anoressia di 4-8 nuovi casi per anno su 100.000 individui e di 9-12 per la bulimia. L’età di esordio è tra i 10 e i 30 anni, e l’età media di insorgenza è di 17 anni. Attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, dal momento che risultano in continuo aumento.

Sono 963 i professionisti che lavorano nei centri, tutti formati e aggiornati: soprattutto psicologi (24%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%). Sono inoltre presenti gli educatori professionali (8%), i medici di area internistica e pediatri (5%), i medici specialisti in nutrizione clinica e scienza dell’alimentazione (5%), i tecnici della riabilitazione psichiatrica (3%), gli assistenti sociali (2%) ed infine i fisioterapisti (1%) e gli operatori della riabilitazione motoria (1%).

Il censimento in continua evoluzione consente anche di conoscere informazioni relative agli assistiti. Risultano in carico al 65% dei Centri censiti oltre 8000 utenti. Poco meno di tremila sono in carico da più di 5 anni e soltanto nell’ultimo anno di riferimento (2020) hanno effettuato una prima visita circa 4.700 pazienti. I pazienti seguiti sono prevalentemente di genere femminile 90% rispetto al 10% di maschi. Il 59% ha tra i 13 e 25 anni, il 6% hanno meno di 12 anni. Rispetto alle più frequenti diagnosi l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%.

Lo strumento diagnostico più utilizzato è il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali): 87%. I percorsi offerti all’utenza vedono l’integrazione di diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico (100%), psicoeducativo (99%), nutrizionale (99%), farmacoterapico (99%), di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%) e di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (62%). Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali (98%), familiari (78%) e di gruppo (66%), spesso co-presenti.

L’accesso presso i servizi avviene solitamente in modalità diretta, su richiesta del paziente (83%). Le prestazioni vengono generalmente erogate dietro pagamento del ticket sanitario (78%) ma possono essere fornite anche gratuitamente (29%), o in regime di intramoenia (9%). Quasi tutti i Servizi censiti rilevano l’esordio della patologia (98%), il tempo trascorso tra l’esordio e la presa in carico del paziente (97%) ed eventuali trattamenti pregressi (98%).

I Centri censiti propongono percorsi terapeutici multimodali, i livelli di assistenza sono a carattere prevalentemente ambulatoriale di tipo specialistico (92%) ma anche intensivi ambulatoriali o semiresidenziali (62%), mentre la riabilitazione intensiva residenziale è offerta nel 17% delle strutture.

“Il progetto – dice Roberta Pacifici, responsabile del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Is – nasce con lo scopo di offrire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie e agli operatori sanitari che se ne occupano una mappa delle risorse presenti sul territorio e della loro offerta assistenziale, per facilitarne conoscenza ed accesso”. Una mappa particolarmente utile dal momento che l’emergenza Covid, come sottolineano dall’Iss, ha amplificato il problema.

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