Digital health, i vantaggi e i nodi da sciogliere/VIDEO

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In Italia è in atto una rivoluzione tech che sta modificando in maniera irreversibile tutti i settori, sanità inclusa. “La sanità digitale rappresenta il ponte fra la tecnologia digitale, il sistema sanitario e la società. Permette di aumentare l’efficacia della risposta ai bisogni di salute e il grado di personalizzazione degli interventi di prevenzione, diagnosi e terapia”. A definire così la Digital health è Rossana Boldi, vicepresidente Commissione Affari Sociali della Camera, nel corso dell’evento “Digital Health è il presente”.

Si è trattato solo del primo appuntamento di un percorso avviato da Fondazione Lilly per fornire un contributo alle istituzioni nazionali, avviando uno studio volto a sistematizzare la materia da un punto di vista normativo e a proporre linee guida per nuovi modelli organizzativi di presa in carico di pazienti cronici.

“Il digitale ha fatto irruzione nella sanità in pandemia, quando si è visto che i pazienti non potevano più andare in ospedale. Ma se quando si parla di Digital health spesso si pensa alla telemedicina, non è la stessa cosa”, sottolinea Boldi. “Se il Ssn vuole essere sostenibile deve poggiare su prevenzione e innovazione. Pensare a un software che renda protagonista il paziente rispetto a una cura che deve fare è un’assoluta novità, ed è un concetto non semplice”. Ecco che diventa fondamentale “comunicare nel modo giusto, per non dare ai pazienti l’impressione di essere scaricati”.

In questo quadro non mancano i problemi: il paziente deve essere formato, e serve anche una formazione specifica di medici e sanitari. “Sarà indispensabile introdurre un percorso negli studi dei medici”, dice Boldi. “C’è poi il nodo regolatorio”, e quello legato all’utilizzo “dell’enorme massa di dati raccolti: chi li custodirà? Come li potremo usare? Per quanto tempo? Sarà importantissimo stabilire le regole”.

Altro elemento chiave: la validazione di queste terapie digitali, e la modalità di prescrizione. Con un occhio a costi e benefici. “Penso che l’innovazione e la tecnologia faranno risparmiare il sistema sanitario: anche solo avere una buona aderenza terapeutica si traduce” in un risparmio, continua Boldi. “Il futuro è veramente lì. Ma il rischio è quello di cadere sul sistema regolatorio”, che deve essere certo. “E’ chiaro che ci devono aiutare le società scientifiche, i medici, le società dei pazienti. Il Parlamento – conclude Boldi – dà la massima disponibilità all’ascolto per emettere delle norme che siano” corrette. E consentano all’Italia di non perdere il treno della Digital health.

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