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Vaccini Covid, il complotto corre su Twitter

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I social sono stati lo strumento più utilizzato dagli ‘anti-vax’ per diffondere disinformazione su Covid-19. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Roma, e pubblicata su ‘eClinicalMedicine’, rivista del gruppo editoriale ‘The Lancet’. Una meta analisi che ha individuato in Twitter la piattaforma social media di riferimento per raccogliere le opinioni sui vaccini Covid-19.

“Twitter permette la cattura di dati in tempo reale” commenta la professoressa Fidelia Cascini, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica, Sezione di Igiene dell’Università Cattolica, fra gli autori della ricerca. La ‘letteratura’ riporta anche una somiglianza netta tra i dati dei sondaggi sull’esitazione vaccinale del 2018 e i dati recenti, ottenuti da Twitter e relativi al vaccino anti Covid.

“Dalla revisione è emerso anche che il movimento anti-vax è stato guidato principalmente da utenti di Twitter politici e non medici. Il ruolo chiave di Twitter, emerso dal nostro studio, lo identifica come possibile ‘mezzo sentinella’, che può essere usato per esplorare l’opinione pubblica sulla vaccinazione in modo specifico, il che spiega ulteriormente il suo uso negli studi inclusi nella revisione sistematica”.

NON CE LO DICONO
Fra le motivazioni avallate dai no-vax sui social, stando a quanto rilevato dall’analisi, prevalgono la preoccupazione relativa alla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, riferita in particolare ai tempi di elaborazione e approvazione da parte delle agenzie regolatorie americana, europea e italiana (Fda, Ema, Aifa) che, a detta degli scettici, sono state troppo brevi ed affrettate. In particolare si discetta sugli ingredienti dei vaccini, che gli utenti no-vax ritengono possano contenere tossine e mercurio. Molto avallata risulta poi la fake-news relativa al fatto che i vaccini siano stati usati per il controllo della popolazione, tramite un fantomatico microchip voluto da Bill Gates e iniettato con il vaccino. In ultimo, si temono gli effetti negativi della vaccinazione sul lungo periodo, come la possibilità di poter più facilmente contrarre il cancro o diventare sterili.

LA BOLLA SOCIAL
Questa enorme sfiducia ha, di fatto, reso meno efficace la campagna vaccinale. L’effetto delle eco chamber, ovvero il fatto di avere, fra i propri contatti social, quasi esclusivamente persone che la pensano come noi e che “riecheggiano” il nostro modo di vedere le cose, non ha poi aiutato la diffusione dei messaggi corretti, volti ad informare rispetto all’efficacia e all’utilità dei vaccini. Si aggiunga anche, come sottolineato dalla ricerca, la scarsa attività degli operatori sanitari, poco impegnati nell’affrontare e contrastare la disinformazione online relativa a Covid-19.

Mentre i tweet a sostegno dei vaccini hanno mostrato una frequenza intermittente nel tempo, quelli contrari hanno avuto una diffusione più costante.  In generale, gli studi hanno indagato l’associazione tra l’utilizzo dei social media e le intenzioni di vaccinazione, “ed hanno osservato principalmente una relazione negativa. Anche la comunità anti-vax è stata guidata principalmente da utenti di Twitter politici e non medici” ribadisce la professoressa Cascini.

GLI EFFETTI SULLA PANDEMIA
Questo ha in qualche modo favorito, nei fatti, la diffusione della pandemia. Le opinioni contro la vaccinazione sono state prevalenti rispetto alle opinioni a favore dei vaccini, quantomeno sui social media.

“Le politiche di salute pubblica che mirano a campagne vaccinali efficaci – afferma Cascini – dovrebbero essere adattate alle specificità del contesto di riferimento, e i social media hanno il potenziale di fare emergere le criticità da affrontare nei diversi Paesi con diversi contesti”.

I risultati di questo studio possono rivelarsi utili al fine di programmare future campagne di informazione relative alle politiche di salute pubblica, soprattutto in tempi di crisi pandemiche, diffondere e  garantire una corretta comunicazione scientifica, che sia percepita come autorevole e aiuti a prevenire la diffusione della disinformazione sui social.

Dirigere le misure di intervento per ridurre al minimo la disinformazione, e utilizzare i social media come strumenti per comprendere i comportamenti e le percezioni della popolazione rispetto a temi sanitari importanti e cogenti, è dunque diventato un obiettivo fondamentale e irrinunciabile della sanità pubblica”.

LA METODOLOGIA
Lo studio, ripreso dalla rivista eClinicalMedicine (edita da The Lancet), è una revisione sistematica di tutti i lavori internazionali pubblicati sul tema, a livello internazionale, fino al 13 marzo 2022. Sono state incluse le analisi relative alla menzione dei vaccini contro Covid-19, oltre alle opinioni raccolte sui social media rispetto ai vaccini, e agli studi che hanno analizzato la relazione tra l’uso dei social media e la difficoltà dell’accettare i vaccini anti-Covid-19. Il risultato di questo lavoro è, inoltre, coerente con le ricerche che dimostrano quanto sia fondamentale il ruolo attivo dei medici sui social media, al fine di promuovere significativamente il vaccino fra tutte le fasce della popolazione interessate.

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