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Citrobacter, cosa sta succedendo a Verona

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Sembra un film già visto. Nelle scorse ore all’all’ospedale Borgo Trento di Verona è scattato l’allarme citrobacter: il microscopico patogeno fra il 2018 e il 2020 contagiò un centinaio di neonati, causando 4 morti (e forme di disabilità in una decina di bimbi). Ebbene, la scorsa settimana tre neonati prematuri assistiti presso la struttura veneta hanno presentato un risultato anomalo al test che rileva il Citrobacter koseri.

L’Azienda ospedaliera universitaria integrata (Aou) veronese, comunque, ha rassicurato sulle condizioni dei tre piccoli: uno è stato dimesso, un altro si è negativizzato e il terzo resta positivo, ma senza segni di infezione. Ed è ancora troppo presto per stabilire se il batterio individuato sia dello stesso ceppo di 4 anni fa. Ma, ancora una volta, i riflettori si accendono su un’insidia – le infezioni ospedaliere – che colpisce 4,3 mln di pazienti solo nell’Unione europea ogni anno.

La vicenda

L’allerta a Verona era scattata venerdì 3 maggio, quando il sistema di sorveglianza attivo con screening h24, per ingressi e degenti in Terapia intensiva neonatale, grazie al test avanzato utilizzato per la ricerca di Citrobacter koseri ha segnalato un risultato anomalo per la prima volta dopo 4 anni, come riferisce Adnkronos Salute. I risultati delle indagini sui 3 neonati “hanno ridimensionato l’allerta”, rassicura l’azienda ospedaliera, sottolineando che l’acqua distribuita nell’ospedale è sicura perché sottoposta a controlli sistematici e tutti i punti acqua a cui sono esposti i pazienti sono dotati di filtri anti-batteri.

Che cos’è il citrobacter

Come precisa Luca Brizzi, direttore Uoc Funzioni igienico sanitarie e Prevenzione dei rischi dell’ospedale, al centro dell’allarme c’è un microrganismo ubiquitario. “Basti pensare che un organismo sano convive con almeno 2 milioni di batteri senza che questo crei problemi di salute. Ovviamente questo non vale per i soggetti fragili come, ad esempio, i neonati prematuri che hanno un sistema immunitario fragile”, aggiunge l’esperto.

Al genere Citrobacter appartengono batteri che si possono trovare ovunque nell’ambiente, incluse appunto le acque, e gli alimenti. Le 3 specie principali che causano infezioni gravi nell’uomo sono C. freundii, C. koseri e C. braakii, si legge sul sito dell’Istituto superiore di sanità.

La maggior parte di queste infezioni sono acquisite in ospedale, tuttavia data la diffusione del batterio, ci si può infettare anche al di fuori di una struttura sanitaria, specie “attraverso l’ingestione di alimenti contaminati, da madre al figlio durante il parto, contatto diretto da persona a persona, contatto con superfici o oggetti contaminati”. In ospedale, ricorda l’Iss, “la trasmissione può avvenire anche tramite contatto con gli operatori sanitari, soprattutto attraverso le mani se non correttamente lavate e disinfettate”, o “contatto indiretto mediante oggetti o superfici contaminati”.

Stop ai ricoveri

In ogni caso il risultato anomalo del test per il Citrobacter koseri “ha fatto scattare subito i protocolli rigidi di isolamento e innalzamento della protezione in Terapia intensiva neonatale” (la Tin) In via precauzionale sono stati immediatamente sospesi i ricoveri delle gravide al di sotto della 33esima settimana di gestazione, poiché i nati prematuri necessitano nella maggior parte dei casi di ricovero in Tin. Le disposizioni “non interessano i parti a termine – come precisa l’azienda ospedaliera – Il Pronto soccorso ostetrico ginecologico, infatti, rimane attivo per le emergenze-urgenze in gravidanza a qualsiasi epoca gestazionale e per tutte le gravidanze con epoca superiore alla 34esima settimana. Inoltre è stato attivato il servizio di trasporto in ambulanza per le partorienti pretermine già ricoverate per le quali i clinici ritengano il trasferimento in altre strutture venete fattibile in sicurezza”.

I sintomi e la terapia

I disturbi causati dalle infezioni da Citrobacter sono strettamente legati all’organo colpito: arrossamento, gonfiore, dolore localizzato e pus, nelle infezioni cutanee e in quelle profonde come l’osteomielite; febbre elevata, difficoltà respiratoria, tosse, espettorato, debolezza e decadimento delle condizioni generali, nelle polmoniti; difficoltà a urinare, stimolo frequente, urgenza a urinare, dolore mentre si urina, dolore nella regione pelvica e lombare, sangue nell’urina, urina purulenta, febbre, nelle infezioni urinarie; febbre superiore a 38°C, senso di malessere generale, dolori muscolari, brividi e confusione, nelle sepsi; abbassamento della pressione sanguigna, in caso di aggravamento della sepsi e shock settico; meningite neonatale causata da C. koseri, forma particolarmente grave, generalmente associata ad encefalite necrotizzante e ascessi cerebrali”.

“Quando si sospetta un’infezione da Citrobacter – prosegue l’Istituto superiore di sanità – è indispensabile accertare la presenza dei batteri nell’organismo attraverso analisi diverse a seconda della sede dell’infezione. Per la cura delle infezioni da Citrobacter l’antibiotico o la combinazione di antibiotici più appropriati si sceglie sulla base del risultato dell’antibiogramma”.

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