Sostenibilità, la lezione dei giovani. Colloquio con Livia Firth

Livia Firth
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“Usare la moda come una lente perfetta per affrontare i problemi della sostenibilità e cercare di riconnettere le persone con il proprio ruolo di responsabilità, anche rispetto alle scelte della vita di tutti i giorni”. La sostenibilità è lavoro, ma anche passione di una vita per Livia Giuggioli Firth, co-fondatrice e direttrice creativa di Eco-Age, agenzia di consulenza internazionale specializzata in sostenibilità – e fondatrice del Green Carpet Challenge.

Livia Firth viaggia in tutto il mondo e oggi è a Roma per il convegno ‘Eco-coscienza: ecologia, scienza, coscienza ed ecofinanza’, organizzato oggi alla Camera, nell’ambito della campagna ‘Salviamo la Terra, non voglio vivere su Marte’. Un incontro, alla presenza della presidente della Commissione Ambiente, Alessia Rotta, che vuole essere occasione di confronto attivo con relatori di spicco nazionale e internazionale fra i quali anche Marco Cattaneo, direttore National Geographic, Alfonso Celotto, costituzionalista e presidente Aeroporti 2030 e Laura Rossi, presidente de La Stella di Daniele. Riuniti intorno a un tavolo per una riflessione sulle proprie esperienze, ma anche su azioni e proposte per una rivoluzione che non può non partire dal singolo.

Una spinta fondamentale sta arrivando dai giovani. “Questa nuova generazione è cambiata tantissimo e sta cambiando tuttodice a Fortune Italia Livia Firth – La sostenibilità è un approccio multi disciplinare ed è bello trovarsi in occasioni quella di oggi, dove ci si confronta sui diversi aspetti della giustizia sociale e ambientale ma anche e soprattutto per affrontarlo mettendo come protagonisti i giovani, dando ai ragazzi potere e coscienza che il cambiamento sono loro. Per questo abbiamo dato vita, con il sindaco di Firenze Nardella, ai Renaissance Awards, un premio dedicato al lavoro dei giovani leader internazionali sulla sostenibilità. Si tratta di una generazione attenta e attiva, che era esplosa nei due anni prima di Covid con Greta Thunberg”. Poi ci sono stati gli anni della pandemia e i lockdown. “Ma ora le cose sono riprese e non si fermeranno”, dice convinta.

“Trovo davvero che non prestare attenzione a questo aspetto sia molto miope da parte delle imprese, perché tra l’altro le giovani generazioni compreranno cose completamente diverse, se compreranno ancora”. A segnalare un cambio di paradigma è anche il successo dei negozi vintage, ma anche delle app per scambi e ‘baratti’.

Ma come è iniziata l’avventura di Livia Firth nella sostenibilità? “Eco-Age è stata fondata nel 2008 da mio fratello e me – racconta – ed è nata come un desiderio di affrontare tematiche di sostenibilità da un punto di vista molto pratico e renderle glamour. Poi nel 2010 abbiamo lanciato il Green Carpet Challenge, convinti che la moda sia davvero impattante, pensiamo al lato ambientale ma anche al fatto che è uno dei settori che impiegano il più alto numero di schiavi moderni”.

“Uno dei pilastri fondanti della sostenibilità per noi di Eco-Age – spiega – è che non si può separare l’impatto sociale da quello ambientale. Non puoi rimuovere l’uomo da quello che sta accadendo. E se si guarda a un modello di business non sostenibile come quello della moda fast fashion o del cibo fast food, vedremo che si tratta di modelli basati sullo sfruttamento dei lavoratori, altrimenti non sarebbe possibile produrre a quei volumi e a quei costi”.

“Uno dei problemi della sostenibilità – continua – è che non ci rendiamo conto di quanto siamo interconnessi. Viaggiare e scoprire le altre culture è fondamentale, come pure studiare le filiere sul campo: sono stata in Amazzonia, in Bangladesh a vedere come lavorano le persone”.

Vista da lontano come appare l’Italia? “Bisogna dire che è molto più attiva di altri, però è anche più lenta: il nostro è un Paese fatto di piccole e medie imprese, che di per sé da un certo punto di vista potrebbero essere considerate più sostenibili, anche se ci sono ancora soluzioni che non sono tali, esempi di fast fashion da respingere. Occasioni come quella di oggi sono importanti per fare sistema, mettere tutti insieme. Questo è un problema dell’Italia, ma anche della sostenibilità”.

Negli ultimi anni, però, molto è cambiato. “Durante la pandemia c’è stata in realtà un’accelerazione del percorso di sostenibilità: in questo periodo le aziende hanno dovuto tirarsi su le maniche e impegnarsi davvero. Anche perché a livello europeo si sta legiferando molto su questi aspetti, e l’Italia dovrà stare al passo”, rileva Livia Firth.

In questo quadro, il particolare momento geopolitico che stiamo vivendo può essere un’opportunità: “Nel momento in cui occorre un cambiamento forte e veloce, la crisi di oggi aiuta a prendere decisioni importanti. Certo il cambiamento non è mai facile e a costo zero, ma se guardiamo a oggi – riflette la direttrice creativa di Eco-Age – con un mese di giugno torrido, la siccità e i problemi per l’agricoltura, vediamo il costo altissimo che paghiamo per la lentezza con la quale ci stiamo muovendo sul percorso della sostenibilità“. Ecco, questo è solo un assaggio del prezzo che pagheremmo restando fermi.

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