Lavoro e personalità, Big Five contro Dark Triad

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Cinque contro tre. A prima vista sembra il risultato di una sfida impari. Ma mettere di fronte i “Big Five”, ovvero tratti positivi del carattere e della psicologia di chi lavora con noi, sia esso superiore o pari grado, contro i tre aspetti della “Dark Triad”, ovvero quella che viene definita triade oscura della personalità, potrebbe rivelarsi utile per migliorare il modo di vedere la vita di chi fa i conti sul lavoro con quest’ultimo quadro psicologico.

A proporre questa potenziale soluzione è un’originale ricerca condotta da Nathan Hudson, docente di psicologia presso la Southern Medhodist University di Dallas, apparso su Journal of Personality. “Imponendo” una particolare attenzione agli altri, magari sotto forma di rinuncia ad una spesa per fare un’offerta in beneficenza o piuttosto fermarsi a chiacchierare con chi non si conosce interessandosi alla sua situazione, si potrebbero infatti attenuare le caratteristiche della triade oscura, ovvero machiavellismo, tendenza a una vera e propria psicopatia e narcisismo spinto.

La contromisura, che spesso chi affronta questa situazione dice di voler trovare per migliorarsi, potrebbe essere cercare nella vita di ogni giorno di essere riconosciuti come gradevoli e ben accetti agli altri, attraverso una disponibilità ed un’apertura che in qualche modo modifichino i tratti negativi.

Ed è a questo punto che entrano in gioco i Big Five: essere estroversi, aperti, cercare di porsi gradevolmente verso gli altri, avere attenzioni e coscienza dei propri atti e soprattutto trovare una propria stabilità emotiva potrebbero rappresentare il cocktail psicologico per chi, sul lavoro come nella vita, ha la tendenza a manipolare, a porsi al centro, a credere fermamente nelle proprie possibilità “venerando” pericolosamente il proprio ego. 

Attenzione però. La sfida tra atteggiamenti positivi e realtà della triade oscura è complessa. Come si legge nella ricerca, chi è portato a costruire un percorso che possa consentire di manipolare gli altri per i propri scopi, può anche avere il desiderio di sentirsi considerato gentile, ma tuttavia la molla per un futuro di soddisfazione diventa più forte dell’empatia nei confronti del prossimo.

Allo stesso modo, anche nutrire il proprio narcisismo, pur sapendo che questa tendenza può andare a discapito degli altri, diventa una necessità cui è difficile rinunciare, sul lavoro o meno. Per non parlare ovviamente dei tratti psicologici quasi patologici che possono accompagnarsi a queste tendenze.

Eppure, l’attenzione alle altre persone, nell’organizzazione professionale come a casa o più semplicemente attraverso gesti e colloqui disinteressati, può diventare una strategia per migliorare. E magari rendere più difficile trovare giustificazione per il proprio comportamento. Per la cronaca, lo studio pubblicato su Journal of Personality diventa una sorta di prova di come i “magnifici cinque” buoni atteggiamenti possano fare da contrappeso ai rischi legati all’ansia di far carriera o comunque aggiudicarsi un posto di prestigio, non rinnegando trucchi poco etici o magari anche il deteriorarsi di relazioni personali.

L’analisi ha preso in esame poco meno di 500 studenti di circa vent’anni, ovviamente con caratteristiche caratteriali e psicologiche diverse, per valutare quanto tentare di risultare maggiormente attenti agli altri e piacevoli potesse interferire sui tratti della “triade”. 

Grazie ad un questionario mirato, eseguito per quattro mesi consecutivi ogni settimana, si è visto che chi manifestava maggiormente i tratti della triade oscura, nella maggior parte dei casi puntava comunque ad aumentare il livello di manipolazione degli altri per i propri scopi, senza rinunciare alla propria parte narcisistica.

Ma c’è comunque qualcosa da salvare. Anche in chi manifestava la massima pervicacia in questo senso, esisteva comunque il desiderio di cambiare. Ed è su questo che bisogna puntare gli interventi, a casa e sul lavoro. Per far sì che la componente sicuramente meno “sociale” ed autoriferita, fatta di trame più o meno etiche e di ipervalutazione dell’io, possa essere smussata da valori positivi. Per se stessi e per gli altri. 

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