Mascherine in ospedale e Rsa fino al 31 dicembre. Gli esperti: “Servono ancora”

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Alla fine, in extremis, la decisione è arrivata: le mascherine in ospedali e Rsa vanno ancora indossate. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha prorgato fino a fine anno l’ordinanza che obbliga  a indossare la mascherina nelle strutture sanitarie.

L’abbandono dei dispositivi di protezione anche nelle strutture sanitarie avrebbe rappresentato la caduta di una delle ultime misure anti-Covid più diffuse in Italia.

La scadenza del 31 ottobre era prevista dall’ultima ordinanza dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, firmata il 29 settembre. Spettava quindi al nuovo ministro della Salute del Governo Meloni, l’ex rettore di Tor Vergata Schillaci, la decisione sull’eventuale proroga della misura o su una modifica delle regole, magari rendendole più flessibili e con più autonomia da parte dei direttori sanitari.

Sicuramente, è una possibilità rimasta in gioco fino all’ultimo perché, possibilmente, parte di un più ampio clima di discontinuità con l’approccio del Governo Draghi. Intanto, infatti, si va verso l’anticipo della fine dell’obbligo vaccinale per i sanitari a novembre, invece che a dicembre, e la conseguente abrogazione delle relative sanzioni. In più, c’è la sospensione dell’erogazione delle multe per i mancati vaccini richiesta dal Mef, che ha inviato una proposta emendativa al Dl aiuti ter, in esame alla Camera, che sospende fino al 30 giugno 2023 i procedimenti di irrogazione delle sanzioni per chi non ha aderito all’obbligo vaccinale.

Quello che è sicuro è che la prospettiva non piaceva a chi pensava che togliere le mascherine nelle strutture sanitarie avrebbe significato ignorare l’ultima grande raccomandazione degli esperti per affrontare questa nuova fase della pandemia: proteggere i fragili. Inoltre, la pandemia è cambiata, ma non finita: ora bisogna tenere d’occhio Cerberus, ha spiegato Roberto Cauda, direttore UOC Malattie infettive Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, durante il Forum Health di Fortune Italia della scorsa settimana.

Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie, la sottovariante Cerberus (simile a Omicron 5 per trasmissibilità) diventerà dominante tra metà novembre e inizi dicembre nel Continente.

L’opinione di medici ed esperti: le mascherine servono ancora

Sulle mascherine, i medici sono compatti e chiedono di prorogare la norma. Appelli simili sono arrivati dal segretario dell’Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, Pierino Di Silverio, e dal presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli.

Gli esperti sembrano concordi nel considerare ancora necessario l’uso di mascherine.

Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, contattato da Fortune Italia si augura che “le mascherine per i visitatori in ambito ospedaliero e nelle Rsa rimangano un obbligo. Se neanche siamo riusciti ad imparare quanto siano importanti le mascherine e il lavaggio delle mani significa che la pandemia da Covid non ci ha lasciato proprio niente”.

È giusto consentire che tutti accedano alle strutture, dice Bassetti, ma l’utilizzo della mascherina deve rimanere, “soprattutto per il periodo autunnale-invernale: dovrebbe essere mantenuta la cautela”. Tra l’altro, dice Bassetti, si sta creando un caso inutile: “Non mi pare sia un grande problema, io lavoro in ospedale e nessuno mai ci ha detto che non gli andava di indossare la mascherina, creiamo un problema dove non c’è”. Ci sono state “molte cose sbagliate nella precedente gestione” della pandemia, “ma dire che era tutto sbagliato” sarebbe sbagliato a sua volta. Nella gestione della pandemia ci sono state scelte ideologiche e politiche “criticabili”, dice Bassetti, ma “le scelte mediche e scientifiche come le mascherine in ospedale non hanno colore politico. Trovo profondamente sbagliato andare a sindacare: si rischia una pesante invasione di campo”.

Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, dice a Fortune Italia che “ancora ad oggi non c’è un manuale di gestione della pandemia che permetta di avere un dato certo, e in più la pandemia non ha una fine, ha un continuum”, un lento percorso verso la “normalizzazione”, dice Pregliasco. “Quindi le decisioni in merito hanno sempre dei margini di incertezza”. Ma alla luce delle nuove sottovarianti “che stanno prendendo piede”, la precauzione nelle strutture ospedaliere sono necessarie. Preoccuperebbe, dice Pregliasco, se le mascherine non venissero usate negli ospedali e nelle strutture dove ci sono i fragili, dai pronto soccorso ai reparti di malattie infettive, fino alle Rsa, dove in pandemia “c’è stata la mattanza più terribile”.

Bisogna andare verso la normalità, una nuova normalità che però deve far riferimento a una responsabilità personale e all’applicazione della vaccinazione, “perché è lì che si fa la differenza”. Ma oltre a rimarcare l’importanza delle raccomandazioni sull’uso delle mascherine, Pregliasco concorda con chi dice che un’eventuale indicazione di fine obbligo-mascherine negli ospedali possono alimentare “una tendenza al liberi tutti, perché una quota di persone è stanca delle mascherine. Lo si vedeva anche nei giorni procedenti alla caduta dell’obbligo nei mezzi pubblici, quando la gente si toglieva le mascherine non appena il controllore cambiava carrozza”.

Se proprio ci deve essere una modifica, dice Pregliasco, almeno va lasciata autonomia alle singole strutture, permettendo “alle direzioni sanitarie l’indicazione di dove usarle”.

Per Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia molecolare responsabile dell’unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’obbligo va prolungato “perché gli ospedali sono degli amplificatori naturali di contagio e negli ospedali il 70% dei pazienti sono fragili”. Togliere l’obbligo delle mascherine non è opportuno quindi? E per quanto tempo? “Neanche a pensarci nelle Rsa, ma anche negli ospedali” vanno tenute “ancora per un po’ di tempo”, dice Ciccozzi. Oltretutto, “anche se vaccinate le persone fragili possono incorrere in sintomi ancora più forti. E teniamo conto che ci sarà l’influenza, cosa facciamo? Andiamo ad amplificare l’impatto del virus influenzale negli ospedali?”. Ciccozzi dice a Fortune Italia che è “perfettamente d’accordo” su fatto che togliere l’obbligo per poi lasciare la decisione a direttori sanitari e Regioni crei “confusione”. In sostanza, togliere le mascherine “scientificamente non è una buona soluzione”.

A insistere con convizione per il mantenimento dell’obbligo delle mascherine è Nino Cartabellotta, il presidente della Fondazione Gimbe, su Twitter ha scritto che lo stop all’obbligo di mascherine in ospedale e RSA “è come abolire il divieto di fumo al distributore di benzina”.

Secondo la fondazione Gimbe, l’utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie è fondamentale “sia per proteggere professionisti e operatori sanitari – evitando di decimare ulteriormente il personale con assenze per malattia – sia soprattutto per tutelare la salute dei pazienti, in particolare quelli anziani e fragili”.

Peraltro, l’idea di abolire l’obbligo nazionale per poi reintrodurlo legittimamente a livello regionale o dei singoli ospedali e RSA “genererebbe disorientamento dei cittadini”, contestazioni rispetto alle disposizioni adottate nelle singole strutture sanitarie e aumento delle tensioni con il personale sanitario. “Al contrario l’obbligo delle mascherine in ospedale e nelle RSA – sottolinea Cartabellotta – dovrebbe essere reso permanente, indipendentemente dalla pandemia in corso, al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura. E l’utilizzo di questo dispositivo, come indicato dalle autorità internazionali di sanità pubblica, è raccomandato in tutti gli ambienti al chiuso affollati o poco aerati”.

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