Riabilitazione nei Lea: obiettivo 2023 per malati di tumore

sanità
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La riabilitazione dei malati di tumore sia inserita nel Lea (Livelli essenziali di assistenza) entro l’anno. A chiederlo con forza è la Favo, Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia, che da anni si batte per i pazienti oncologici – in Italia vivono oggi 3.600.000 persone con una pregressa diagnosi di tumore – e per quanti sono guariti da una neoplasia(1.100.000 persone).

“Siamo di fronte a un vulnus assistenziale – afferma Francesco De Lorenzo, presidente Favo, che da oltre quindici anni si batte per favorire la copertura da parte dello Stato di tutte le spese necessarie alla riabilitazione che un paziente oncologico è chiamato a sostenere – La riabilitazione è un elemento fondamentale nel percorso di presa in carico del malato oncologico con un forte valore sociale ed economico, derivante da una riduzione dei costi diretti e indiretti correlati con la disabilità derivante dalla malattia”,

Riabilitazione per i malati di tumore

La riabilitazione oncologica ha l’obiettivo di limitare al minimo la disabilità fisica e i deficit (funzionali, cognitivi, nutrizionali, psicologici, sociali e professionali) che spesso possono accompagnare la malattia e manifestarsi nel corso o a seguito del tumore e delle terapie.

“La riabilitazione deve essere presente durante tutto il percorso di malattia: dalla diagnosi alla terapia, fino alle cure palliative – spiega l’oncologa Paola Varese, presidente del Comitato scientifico Favo – Il suo obiettivo è ridurre la perdita fisica e favorire il recupero che il tipo di intervento terapeutico messo in atto comporta. Gli interventi possono variare a seconda della malattia e del trattamento in corso. Ma anche da persona a persona. Per questo è necessaria una individualizzazione del progetto riabilitativo”.

Un progetto di cui fanno generalmente parte il fisiatra, il fisioterapista, l’oncologo, l’infermiere, lo stomaterapista, il nutrizionista, lo psicologo e il palliativista. Oltre gli specialisti di branca: cardiologi, pneumologi, gastroenterologi, internisti, ginecologi, otorini e chirurghi.

Il volontariato

Accanto ai professionisti sanitari, fondamentale è anche il ruolo delle associazioni di volontariato. In moltissime realtà, infatti, queste supportano progetti di attività fisica adattata (in genere condotti da laureati in scienze motorie) determinanti nella gestione della fatigue: quell’insieme di sintomi (stanchezza, astenia, debolezza, dolori muscolari) che comportano una forma di stanchezza persistente che rende difficile svolgere le più semplici attività quotidiane.

“Il valore aggiunto dei corsi di attività fisica adattata è rappresentato dal lavoro in gruppo che facilita la socializzazione e aiuta il malato, spesso smarrito al termine del percorso di cura, a recuperare aspetti relazionali talora congelati dalla malattia: in un contesto accogliente, empatico e non giudicante”, aggiunge Varese.

Percorsi su misura

“Dopo il trattamento chirurgico del tumore al seno, ma anche di melanomi o neoplasie ginecologiche con estesa asportazione dei linfonodi locoregionali e trattati anche con la radioterapia, la riabilitazione è utile a prevenire o comunque a rendere più gestibile il linfedema – puntualizza Varese – Le nuove modalità chirurgiche sono molto attente alla prevenzione.”

Il primo passo da compiere è l’educazione del paziente, che deve essere addestrato a evitare i fattori predisponenti (ferite trascurate, ndr) o a intercettare precocemente i primissimi sintomi (arrossamento della cute, gonfiori dei tessuti anche minimali, ndr), oltre che incoraggiato a modificare radicalmente lo stile di vita facendo un’attività fisica regolare (il nuoto consente un linfodrenaggio naturale, ndr) e seguendo una corretta alimentazione (con diete povere di grassi animali, ndr).

Un percorso di riabilitazione differente è quello che viene invece proposto ai pazienti operati o trattati con la radioterapia per un tumore del distretto testa-collo, che possono manifestare difficoltà nella masticazione, nella deglutizione, nella fonazione e nell’articolazione del linguaggio.

Una Cenerentola

La riabilitazione continua a essere una Cenerentola per i malati di cancro. Mentre dovrebbe essere “a tutti gli effetti parte integrante del percorso di cura – conclude Roberto Persio, membro del comitato esecutivo Favo e consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Laringectomizzati – Quando la cura comporta la chirurgia invasiva o terapie che hanno effetti sui tessuti e sull’attività degli organi, è indispensabile supportare il paziente nel ritorno alla funzionalità fisiologica. O, se questa non è raggiungibile, supportarlo attraverso la rieducazione, la fisioterapia e il supporto psicologico. Nel momento in cui questa offerta manca, la cura è incompleta”.

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