Case green, per Sima i conti non tornano

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Buone intenzioni ma, forse, poca attenzione alla realtà. Almeno a quella italiana, dove i conti non tornano. Mancano materie prime, forza lavoro e tempo, così l’obiettivo far sì che le abitazioni del Vecchio Continente siano amiche dell’ambiente e sostenibili entro 10 anni rischia, di fatto, di tradursi in un grande caos. Più facile, per ridurre le emissioni di CO2, abbassare di 1 grado C il riscaldamento domestico.

Può sembrare singolare, ma a ‘bocciare’ la direttiva del Parlamento Europeo sulle “case green questa volta sono gli esperti della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), fortemente preoccupati per le conseguenze della misura, non solo in Italia. Introducendo di fatto “una mega-patrimoniale sulle famiglie e portando ad una velocissima svalutazione degli immobili, senza però apportare gli sperati benefici sul fronte ambientale ed energetico”, dicono dalla Sima.

I conti non tornano

“Sarà materialmente impossibile intervenire nei tempi stabiliti su 1,8 milioni di abitazioni interessate in via prioritaria dalla direttiva europea – puntualizza il presidente Sima, Alessandro Miani – Questo perché mancano del tutto sia le materie prime, sia la forza lavoro necessaria per intervenire sugli edifici italiani. C’è poi la questione dei costi cui andranno incontro i proprietari per riqualificare le abitazioni: se col Superbonus a fronte di una spesa di 110 miliardi di euro a carico dello Stato sono stati finanziati interventi su 360mila edifici, quanto costerà riqualificare 1,8 milioni di case entro i prossimi 10 anni?”.

L’alternativa

“Siamo da sempre favorevoli a interventi per abbattere i consumi energetici e le emissioni inquinanti prodotte dalle abitazioni private – rivendica Miani – ma imporre per legge una riqualificazione del parco immobiliare in tempi così stretti non appare la soluzione giusta. Il comparto “residenziale” è responsabile da solo del 64% della quantità di PM2,5 prodotta e liberata in atmosfera, e del 53% di PM10. In tal senso occorre intervenire prima di tutto sui comportamenti dei cittadini all’interno delle case, perché – assicura Miani – basterebbe una riduzione dei consumi energetici per tagliare in modo sensibile le emissioni di polveri sottili nell’aria influendo in modo positivo sull’ambiente”.

Cosa succede abbassando il termo di 1 grado

In base alle elaborazioni Sima, infatti, un calo di 1° C negli impianti di riscaldamento di edifici pubblici e abitazioni private consentirebbe un risparmio di circa il 7% sulle emissioni di CO2, pari a -2 milioni di tonnellate immesse in atmosfera. Un primo importante passo in avanti, che si potrebbe attuare in modo semplice, per case più green.

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