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Atrofia muscolare spinale, novità sul fronte dello screening e della ricerca

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La Lombardia apre allo screening neonatale per l’atrofia muscolare spinale, meglio nota come Sma, una malattia rara che interessa un neonato su 10mila nati vivi e che determina la perdita dei neuroni che danno l’input di muoversi ai muscoli con la conseguente progressiva atrofia muscolare e perdita di mobilità degli arti e dei muscoli respiratori.

Dal 15 settembre l’analisi genetica per la Sma sarà inserita tra quelle di routine che già si effettuano su tutti i neonati della regione alla ricerca di malattie metaboliche su base genetica come la fibrosi cistica e la fenilchetonuria.

La decisione, presa dalla Giunta della Rosa Camuna su proposta dell’assessore al Welfare Guido Bertolaso, è molto importante perché come spesso accade quando ci si riferisce a malattie rare su base genetica il risultato del trattamento (quando esiste) dipende molto dalla precocità con cui esso viene offerto al paziente. Poter identificare a pochi giorni dalla nascita l’eventuale mutazione genetica responsabile della Sma è quindi un passo fondamentale per poter dare accesso alle terapie innovative ai piccoli pazienti.

Ma come funzionerà esattamente e quali risultati clinici sono attesi? Fortune Italia ne ha parlato con il dottor Riccardo Masson, neuropsichiatra infantile della Struttura complessa di Neurologia dell’Irccs Carlo Besta di Milano, che è stato identificato come Centro clinico di Riferimento per l’Atrofia muscolare spinale di Regione Lombardia.

Dottor Masson, come avverrà lo screening, chi eseguirà i test genetici e in quanti giorni si avranno i risultati?
Come per tutti gli altri esami dello screening neonatale esteso previsto per i neonati della regione, viene prelevata una piccola quantità di sangue dal tallone del bambino entro le prime 48/72 ore dalla nascita. Il campione viene inviato al laboratorio di analisi centralizzato di Regione Lombardia identificato nell’Ospedale Buzzi di Milano. Qui si va alla ricerca della mutazione (una delezione) a carico del gene SMN1.
Il risultato dello screening per la Sma si ottiene in circa due giorni e, se positivo, ne viene data comunicazione al centro nascita presso cui è venuto al mondo il bambino e al Besta.

Conseguentemente il bambino (che ormai avrà circa sette giorni di vita e normalmente sarà già stato dimesso insieme alla mamma) viene subito richiamato al centro nascita.

Si procede allora con un secondo livello di analisi: il dosaggio del numero di copie del gene SMN2. Il numero di copie di questo gene infatti è legato alla gravità degli effetti della Sma sul piccolo paziente. Anche se, è bene chiarire, la gravità con cu si manifesta la malattia dipende anche da altre mutazioni del gene SNM. Per questo, il dosaggio dell’SMN2 ha un valore prognostico statistico. Ovvero può fornire una indicazione iniziale sul grado di severità con cui la Sma si potrà manifestare. Che però è un buon punto di partenza per noi medici per decidere che opzione terapeutica scegliere; di fatto a pochi giorni di vita in generale i bambini con Sma non presentano ancora sintomi (presintomatici) o sono paucisintomatici, cioè manifestano minimi segnali della malattia.

Qual è il profilo dei piccoli pazienti che potrà beneficiare delle terapie oggi esistenti a seguito di un risultato positivo dello screening neonatale?
I criteri di accesso ai trattamenti, stabiliti dalle autorità regolatorie, sono: avere due copie del gene SMN2 nel caso di neonati asintomatici e di tre copie del gene SMN2 se si tratta di pazienti paucisintomatici.

Entro quanto il bimbo accede al trattamento?
Con lo screening neonatale di solito si riesce a trattare i piccoli pazienti entro 15 giorni dalla nascita.

Lei parlava di trattamenti, al plurale. Quindi i bambini con Sma hanno a disposizione divere alternative?
Sì. Abbiamo la terapia genica con onasenmogene abeparvovec nel caso di paziente sintomatico con tre copie di SMN2.
Esistono anche altri due farmaci biologici: nusinersen e risdiplam. Il primo può essere somministrato sostanzialmente quasi a tutti i pazienti con Atrofia muscolare spinale. Il trattamento con il secondo invece può iniziare solo dal secondo mese di età del bambino.

Devo dire comunque che recenti dati della letteratura scientifica su pazienti presintomatici evidenziano risultati eccellenti con il trattamento con tutti e tre questi farmaci.

Quanti bambini stimate di trattare in Lombardia con questi farmaci a seguito dello screening neonatale?
L’incidenza della Sma nella nostra regione potrebbe aggirarsi su un numero di 10 pazienti all’anno. Di questi è possibile che il 50% abbia due copie del gene SMN2 e possa quindi accedere al trattamento immediato. In generale ciò avviene anche per i casi con tre copie del gene. Diverso il caso di chi possiede quattro o più copie del gene SMN2: la comunità scientifica si sta confrontando per capire quale potrebbe essere il tempo migliore per il trattamento, a seconda del previsto tempo di esordio della malattia.

Sappiamo che i test genetici sono particolarmente costosi – la Lombardia ha stanziato un milione di euro all’anno per lo screening neonatale per la Sma – e che particolarmente elevati sono i costi per le terapie biologiche, che però spesso sono risolutivi della condizione di patologia con poche, finanche con una sola somministrazione. A prescindere dal risultato clinico del trattamento e dell’indubbio beneficio per la sopravvivenza e per la qualità di vita del paziente, è possibile stimare quale potrebbe essere il risparmio socio-economico derivante da questi trattamenti, specialmente se somministrati molto precocemente, grazie allo screening neonatale?
Oggi in Italia tutti i bambini con Sma vengono trattati.

Le nuove diagnosi precoci anticiperanno di qualche mese la somministrazione di terapie che comunque sarebbero effettuate. La vera differenza risiede nel momento in cui vengono somministrate. Tanto prima ciò avviene tanto migliori sono le aspettative relative alla sopravvivenza e anche alla qualità di vita della persona che crescerà negli anni. Stimare un dato economico è difficile, perché i primi trattamenti della Sma risalgono al 2017.

Prima che si avesse a disposizione la prima terapia disponibile l’aspettativa di vita dei bambini con Sma era di uno o due anni. Ad oggi non abbiamo ancora dati relativi alla durata di sopravvivenza dei primi pazienti trattati e soprattutto delle condizioni di vita negli anni. Le evidenze che ci arrivano dai dati scientifici relativi ai bambini trattati precocemente grazie agli screening neonatali ci dice però che il loro sviluppo clinico è molto vicino a quello fisiologico.

Recentemente sono stati resi noti i nuovi risultati della sperimentazione clinica di nusinersen, condotta nell’ambito dello studio ‘Respond’. Quali sono e che prospettive aprono?
Lo studio vuole valutare l’effetto della terapia con nusinersen dopo terapia genica con onasenmogene abeparvovec in specifiche sottocategorie di pazienti sintomatici.
Il nostro è uno dei due centri italiani coinvolti in questa sperimentazione. Lo stadio della sperimentazione ad ora è relativo alla tollerabilità di questo trattamento. I risultati dicono che è ben tollerata, senza determinare reazioni avverse nei pazienti già trattati con terapia genica.

Per capire quali prospettive terapeutiche avremo è necessario attendere i dati di efficacia di questo nuovo assetto terapeutico.

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