Pelle al sole senza rischi, dai raggi Uv al melanoma

Un inizio un po’ stentato questo dell’estate 2023 che, decollata da una rampa di lancio quasi autunnale, alla fine è arrivata. E la pelle reclama la giusta attenzione. In estate i fastidi da tenere a bada sono quelli di un’epidermide troppo secca o al contrario dall’aspetto ‘oleoso’. Ma naturalmente, il pericolo numero uno è il sole, che può causare tutta una serie di problemi: dagli eritemi, al foto-invecchiamento, ai tumori cutanei. Un rischio in più lo corre chi ha macchie scure, lentigo o capillari perché con sole e calore possono peggiorare.

Prima di pensare ai solari, è importante ricordarsi di applicare sempre un siero antiossidante, sull’area viso-collo. “Ottimi – consiglia la dermatologa Magda Belmontesi, docente della Scuola Internazionale di Medicina Estetica della Sime (Società Italiana di Medicina Estetica) e della Scuola di Medicina Estetica di Agorà – quelli contenenti vitamina C, acido ferulico, floretina. Per preparare la pelle al sole inoltre è consigliabile assumere degli integratori fotoprotettivi, a base di selenio, beta-carotene, vitamina E, sali minerali che agiscono contro i radicali liberi, responsabili del foto-invecchiamento”.

I no e i sì dell’estate

“Durante la bella stagione – ricorda la Belmontesi – non vanno utilizzati retinolo, tretinoina, né tutto quello che è particolarmente esfoliante, come i peeling a base di idrossiacidi (acido glicolico, acido salicilico, acido piruvico) ad alte concentrazioni, perché assottigliano la pelle e la possono rendere più sensibile. È possibile invece utilizzare con prudenza i peeling ‘soft’ a basse concentrazioni di esfolianti ‘gentili’ come l’acido mandelico. Non ci si deve però esporre al sole nelle 48 ore successive al trattamento”.

Il botulino è forse l’unico trattamento di medicina estetica che non ha controindicazioni assolute durante il periodo estivo, “ma è bene lasciar passare almeno 24-48 ore – prosegue la dermatologa – prima di un’esposizione solare intensa. Per quanto riguarda invece filler e biostimolanti, questi sono sconsigliati in estate perché possono dare reazioni infiammatorie”.

La deadline per i trattamenti iniettivi è dunque fine maggio-inizio giugno e comunque mai 15-20 giorni prima di esporsi al sole. Per quanto riguarda i trattamenti corpo, andranno rimandati a dopo l’estate laser-depilazione, radiofrequenza e carbossiterapia. Ottima idea invece quella di concedersi un massaggio-coccola. Molti hotel, villaggi e navi da crociera hanno delle SPA con un ricco ‘menù’ massaggi. A fine giornata si possono fare quelli con le argille o con i sali, usati come scrub. Hanno un’azione levigante, che conferisce luminosità alla pelle.

Attenti al sole

L’esposizione al sole deve avvenire sempre in maniera graduale e soprattutto fotoprotetta. La protezione solare non ‘impedisce’ l’abbronzatura, ma consente un graduale ‘acclimatamento’ della pelle e una produzione fisiologica di melanina, che protegge da eritemi e scottature.

“Le aree più a rischio – ricorda la dottoressa Belmontesi – sono viso, collo, decolleté e dorso delle mani; su queste va utilizzata sempre una protezione alta, cioè ‘50’ o ‘50+’. Sul corpo possiamo invece partire da un fattore alto e scendere gradualmente fino a 30”.

La maggior parte dei solari associano filtri chimici, a schermi fisici; questo amplia il loro range di protezione ai raggi Uva, oltre che a Uvb, mentre la presenza di antiossidanti (coenzima Q, vitamina E, selenio, luteina o principi brevettati) protegge dai radicali liberi prodotti da tutta la gamma di onde elettromagnetiche della luce solare e dal foto-inquinamento.

Arrivati alla fine del giorno, è sempre consigliabile applicare un doposole ad azione lenitiva e idratante, che crea un’azione barriera protettiva della pelle, soprattutto dopo il vento e il sale della barca o della spiaggia o i lunghi bagni in mare o in piscina. In questo caso ci si può orientare anche semplicemente su ottimi prodotti idratanti, “sia in crema che nelle formule fluide. Sempre a fine giornata, si può applicare una maschera idratante a base di acido ialuronico o fitoestratti ad azione lenitiva e decongestionante (malva, camomilla) o quelle purificanti a base di argille e carboni vegetali”.

Infine, esistono delle protezioni solari specifiche, contrassegnate dalla sigla ‘AK’ (sta per Actinic Keratosis), che sono studiate per i pazienti con problemi di cheratosi attinica, una lesione precancerosa da sole che compare tipicamente sul cuoio capelluto dell’uomo, ma anche su viso, collo e corpo delle donne. “Questi prodotti, contengono solo filtri chimici, offrono una protezione 50+ e sono dei medical device che proteggono dal rischio che una cheratosi attinica degeneri in un carcinoma spinocellulare”.

Salviamoci la pelle

Il sole purtroppo può rappresentare anche un pericolo. La International Agency for Research on Cancer (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità classifica sole e lettini solari ‘agenti cancerogeni’, come il fumo di sigaretta.

A ricordarlo di recente è stato anche il professor Paolo Ascierto, guru del trattamento del melanoma a livello mondiale, che dalla sua pagina Facebook, ha criticato con fermezza il post di Victoria De Angelis e di Thomas Raggi dei Mäneskin, che si mostravano sorridenti e tutti scottati dal sole, facendo il segno di ‘vittoria’.

 

“Mi fa rabbia – scrive un indignato Ascierto nel suo commento social – perché hanno l’età dei miei figli e un potere pazzesco sugli altri giovani. Vuol dire che tutti i messaggi che ormai da anni noi oncologi della pelle ci affanniamo a lanciare non sono serviti a nulla, se ancora non si è capito che il sole preso male può fare molto male alla nostra salute”.

E purtroppo non è solo questione di Mäneskin. Chiunque abbia un figlio adolescente o poco più grande sa quanto sia difficile imporre il mantra della crema solare da riapplicare ogni due ore, se si va al mare o in montagna. Per qualche assurda ragione, spalmarsi di crema solare non è considerato ‘cool’ dai ragazzi. E certo, se ci si mettono anche gli idoli della ‘Generazione Z’ a fare da anti-testimonial, le cose non migliorano.

Il sole fa bene (è essenziale per la produzione di vitamina D) se ‘preso’ alla giusta dose e con le giuste modalità. Altrimenti diventa un’arma a doppio taglio. Ecco perché le creme solari sono un must. La bellezza di una pelle abbronzata, che fa subito look da vacanza esotica, deve andare sempre a braccetto con la salute, senza deroghe.

E dunque ben venga Rafa Nadal, testimonial di una linea di solari, che ricorda ai suoi fan: “Giocati la pelle solo per ciò che conta, mai sotto il sole”. Per non parlare dell’attore australiano Hugh Jackman (Wolverine, Logan, Deadpool 3), sottoposto negli anni a varie rimozioni di carcinomi basocellulari, che esorta su Instagram i suoi 31 milioni di follower a usare sempre la protezione solare: “Non ne vale proprio la pena, non importa quanto tu voglia abbronzarti… fidati di me, fidati di me, fidati di me. Metti un po’ di crema solare. Ti divertirai un sacco lo stesso là fuori. Per favore sii prudente”.

Abbronzatura ‘One Health’

Dunque largo alle creme solari per proteggersi, letteralmente, la pelle. Già, ma come la mettiamo con la salute dell’ambiente? Ogni anno, nell’acqua di oceani, fiumi e laghi finiscono almeno 14mila tonnellate di creme solari. E dunque, la tintarella protetta può rappresentare una minaccia per coralli, anemoni e tante specie animali e vegetali.
La lista degli ingredienti delle creme solari che possono danneggiare flora e fauna è piuttosto lunga ed è fatta di nomi impossibili. In un’ottica One Health, secondo uno studio della National Academy of Sciences americana pubblicato lo scorso agosto, è bene evitare i prodotti contenenti octinossato e ossibenzone, ma anche gli schermi fisici in formato ‘nano’ (nano-titanio diossido, nano-zinco ossido), tutti responsabili di inquinamento marino.

Attenzione anche ai solari in formato spray, perché buona parte di questi ‘atterrano’ sulla sabbia e possono rappresentare un pericolo per gli animali che vi nidificano, comprese le tartarughe marine.

Suggerimenti salva pelle (e acque)

È bene dunque evitare i solari inquinanti e limitare l’uso degli altri, stando all’ombra tra le 10 del mattino e le due di pomeriggio e utilizzando abbigliamento con fattore di protezione per gli ultravioletti (Upf). A raccomandare cappelli a falde larghe e abbigliamento protettivo con fattore (Upf) 50+, è anche la dottoressa Whitney Bowe, laurea a Yale, dermatologa al Mount Sinai di New York e superstar dei social, che ricorda come ormai si trovino in vendita capi bellissimi e coloratissimi, ispirati alle linee pensate per i surfisti.

“Non è necessario applicare una crema solare sotto questi tessuti – spiega la Bowe – il che rappresenta un grande vantaggio soprattutto per i bambini che possono giocare all’aperto, al mare o a bordo piscina più a lungo, senza dover applicare e riapplicare la crema solare continuamente. E anche le mamme che li controllano da sotto l’ombrellone dovrebbero usare il solare 50+ su viso, collo, decolleté e dorso delle mani, tenendo coperto tutto il resto del corpo con indumenti Upf, per evitare di dover riapplicare ogni due ore il solare dalla testa ai piedi”.

 

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