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Covid: numeri in calo e nuove varianti, l’analisi

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Nell’estate del grande caldo e degli eventi climatici estremi, Covid-19 appare in declino. Ormai in Italia si viaggia al ritmo di meno di 3.500 casi a settimana, numeri che non si vedevano dall’agosto del 2020. Dal 14 al 20 luglio la cabina di regia Covid segnala 3.405 positivi, con 45 morti e un ulteriore calo dei ricoverati. Intanto il virus continua a circolare e a mutare. E l’Organizzazione mondiale della sanità ha inserito la nuova variante EG.5 tra quelle da tenere sotto controllo. 

Ma di che si tratta e costa sta accadendo al virus pandemico? Fortune Italia lo ha chiesto a Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma, uno che Sars-Cov-2 lo conosce bene, anche per aver studiato in questi anni tutte le diverse varianti e sottovarianti del virus. L’ultimo lavoro su Arturo (XBB.1.16) – firmato insieme a Fabio Scarpa (Università di Sassari) e Marta Giovanetti (Fondazione Oswaldo Cruz in Brasile) – apparirà a breve sull’International Journal of Molecular Science.

Covid, la sottovariante Arturo è arrivata in Italia

Il filo tra Arturo e Kraken

Il report dell’Organizzazione mondiale della sanità sul fronte delle varianti segnala che la quasi totalità dei casi nel globo è dovuta a varianti della famiglia XBB. Dopo aver superato Kraken (XBB.1.5), si è arrestata l’ascesa della variante Arturo (XBB.1.16), oggi poco sopra il 20%. In crescita, invece, la variante XBB.1.9.2.

“Nel caso di Arturo le nostre analisi ci dicono che parliamo della stessa famiglia di Kraken e della stessa contagiosità. Mentre dal punto di vista della pericolosità le previsioni pessimistiche di alcuni non si sono affatto avverate”, dice Ciccozzi. “Insomma, si tratta di una sottovariante di Omicron che non deve preoccupare in modo particolare”, aggiunge l’esperto.

La nuova EG.5

Per quel che concerne la nuova variante ‘EG.5’, è un lignaggio discendente da XBB.1.9.2 con una mutazione aggiuntiva nella proteina Spike, scrive l’Oms. Questa variante nel mondo è in crescita a partire da fine maggio. “Non abbiamo elementi che ci facciano pensare a un aumento dei casi o delle forme gravi di malattia legati a EG.5”, sottolinea Ciccozzi.

“Questa variante va seguita – conclude l’epidemiologo – ma la verità è che ne vedramo ancora moltissime: tutto ciò non significa che la contagiosità del virus muta. E’ importante dunque monitorare la situazione, ma non credo sia corretto alimentare l’allarme: arriveremo ad una asintomaticità prevalente”, prevede  lo specialista. Covid-19, ribadisce, “resterà con noi molto a lungo, ma l’infezione potrà creare problemi soprattutto nei fragili e negli over 80, esattamente come nel caso dell’influenza“, conclude Ciccozzi.

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