Nutrizione: dal gusto scritto nel Dna alla longevità, le novità

Nutrizione

‘Siamo ciò che mangiamo’ recita il fin troppo abusato aforisma del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach e molte delle ricerche presentate all’ultima edizione del congresso Nutrition 2023, tenutosi a Boston dal 22 al 25 luglio sembrano confermarlo. Ecco una selezione delle novità in tema di nutrizione più impattanti o curiose.

Il ‘gusto’ per i cibi è scritto nei geni

Ognuno di noi ha una predilezione particolare per alcuni cibi e una repulsione per altri. Ma a stabilire cosa ci piace mangiare non sono tanto le abitudini di famiglia, la pubblicità e nemmeno gli amarcord, come il profumo delle madeleine di proustiana memoria. Per strano che possa sembrare, è il nostro Dna a guidarci verso la scelta del cibo.

La ricerca più vasta mai condotta sull’argomento (per il data mining ha utilizzato la UK Biobank che contiene dati relativi a mezzo milione di persone) ha individuato ben 500 geni che fanno da ‘influencer’ nella scelta degli alimenti; in particolare, 300 di questi sono direttamente associati ad alimenti specifici e altri 200 sono correlati con pattern dietetici relativi a gruppi di alimenti, come la frutta o il pesce.

Secondo gli autori, si tratta di una scoperta fondamentale che consentirà la costruzione di strategie nutrizionali di precisione, capaci di migliorare la nostra salute e di prevenire malattie. “Tra i geni individuati – spiega la professoressa Joanne Cole del dipartimento di Informatica biomedica dell’Università del Colorado – ci sono quelli relativi alle vie sensitive (gusto, olfatto e tatto), ma anche altri in grado di aumentare le risposte di reward nel cervello. E dato che alcuni di questi geni giocano un chiaro ruolo nel determinare le preferenze o meno per un cibo, potrebbero essere utilizzati per creare dei profili genetici sensoriali per affinare le raccomandazioni dietetiche per una particolare persona”.

Ad esempio, le preferenze di gusto di un soggetto, influenzate dal suo profilo genico, potranno essere sfruttate per costruire una dieta mirata alla perdita di peso al fine di migliorarne l’aderenza.

Attenzione all’ambiente nella nutrizione per vivere più a lungo

Un altro studio, condotto dal dipartimento di Nutrizione della Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha rivelato che le persone che seguono diete eco-sostenibili presentano una riduzione di mortalità del 25% circa in un arco temporale di 30 anni. Un occhio di attenzione al pianeta anche a tavola, secondo la filosofia one health, permetterebbe insomma di vivere più a lungo.

Ma quali sono gli alimenti ‘win-win’ per l’uomo e per l’ambiente? Forse li conoscete già, perché sono i ‘mattoni’ della dieta mediterranea: cereali integrali, frutta, vegetali non amidacei, frutta a guscio e oli insaturi. L’elenco degli alimenti dannosi per la salute e per il pianeta comprende invece carni rosse e processate e uova. Questo nuovo studio in particolare dimostra che il consumo di alimenti ‘amici del pianeta’ riduce la mortalità da tumore, cardiopatie, malattie respiratorie e neurodegenerative. Le strategie di salute pubblica e quelle volte a contrastare la crisi climatica insomma vanno mano nella mano secondo questo Planetary Health Diet Index (PHDI), che andrà adattato alle diverse culture alimentari e validato in termini di prevalenza di malattie croniche e di impatto ambientale (es. carbon e water footprint).

Otto buone abitudini per nuovi Matusalemme

Uno studio condotto su oltre 700 mila veterani americani ha svelato i segreti di Cocoon, il film di Ron Howard dove una piscina magica offre agli ospiti di una pensione per anziani la via per l’immortalità. In questo caso, più prosaicamente, lo studio presentato a Boston si è limitato a individuare quelle abitudini di vita che rappresentano un passaporto per la longevità, individuandone otto: fare attività fisica, non fumare, saper gestire lo stress, fare attenzione alla dieta, non lasciarsi andare a ‘bevute’ sconsiderate, dormire bene, avere buone relazioni sociali e non essere dipendente da oppiacei.

Un uomo che centra tutte e otto queste abitudini salutari a 40 anni potrà vivere in media 24 anni di più degli altri (per le donne il ‘bonus’ di vita è di 21 anni). Lo studio, condotto dal Carle Illinois College of Medicine evidenzia che prima si incorporano queste abitudini nel corso della vita, migliori saranno i risultati; ma non è mai troppo tardi per ‘convertirsi’, anche a 50 o a 60 anni.

Ad impattare maggiormente sulla durata di vita sono la scarsa attività fisica, l’uso di oppiacei e il fumo (queste tre cattive abitudini si associano ad un rischio di mortalità aumentato del 30-45%, mediato da malattie croniche come il diabete e cardiopatie); stress, alzate di gomito, dieta non salutare e dormire male incidono ognuno per un aumento del rischio di mortalità del 20% e le cattive relazioni sociali per il 5%.

La scienza dello spuntino

Nel mondo occidentale i pasti principali del giorno sono tre; ma il 70% delle persone confessa candidamente di indugiare in uno spuntino almeno due volte al giorno. Giusto o sbagliato? Dipende dalla qualità, più che dalla quantità, è la risposta di una ricerca del King’s College, presentata a Nutrition 2023.

Lo studio su oltre mille soggetti, partecipanti allo studio Zoe Predict 1, ha consentito ai ricercatori inglesi di valutare l’associazione tra la composizione degli snack e indicatori di salute cardiometabolica. Il verdetto è che spizzicare cibo di buona qualità (cioè più ricco di nutrienti, che di calorie) risulta associato ad una migliore risposta dell’insulina e dei lipidi plasmatici.

Al contrario, sono da bandire gli spuntini ‘da divano’, quelli da serata inoltrata, che riducendo la finestra temporale del digiuno notturno si associano a livelli di glicemia e lipidi nel sangue poco salutari.

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