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Ricerca, i talenti premiati dall’Erc e il risultato agrodolce dell’Italia

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Qualcuno potrebbe dire che abbiamo il pane, ma non i denti. L‘Italia è ricca di talenti della ricerca, ma raramente li ‘ospita’ e li coltiva permettendo loro di sviluppare progetti (e brevetti). A confermarlo è l’analisi dei destinatari degli European Research Council (Erc) Starting Grants: finanziamenti da 628 mln di euro divisi fra 400 ‘cervelli’ europei e non, per progetti scientifici sviluppati nel Vecchio Continente che abbracciano tutte le discipline della ricerca.

Ebbene, dopo anni di strapotere britannico, complice anche la Brexit (come vedremo in seguito) i ricercatori italiani in questa edizione si piazzano al secondo posto nella classifica delle 44 nazionalità dei premiati, subito dopo i tedeschi.

Fuori dal podio

Ma, ahimè, il nostro Paese è fuori dal podio dei Paesi che ospitano i progetti: veniamo dopo la ‘solita’ Germania (con 87 sovvenzioni), ma anche dopo Francia (50) e  Paesi Bassi (44), totalizzando un piazzamento alla pari con il Regno Unito (32). Un dato che dovrebbe portare le istituzioni italiane a interrogarsi, per cercare di cambiare le cose e mettere un freno alla ormai arcinota fuga dei cervelli e, magari, riuscire ad attirare i talenti stranieri nel nostro Paese.

L’importanza dei giovani e delle donne

“Fa parte della nostra missione – ha ricordato Maria Leptin, presidente Erc – dare ai talenti all’inizio della carriera l’indipendenza per perseguire un’ambiziosa ricerca guidata dalla curiosità che può plasmare il nostro futuro”. Non solo. “In quest’ultima tornata di Starting Grants – ha sottolineato Leptin – abbiamo visto una delle quote più alte di donne beneficiarie fino ad oggi, che spero continuerà ad aumentare. Congratulazioni a tutti i vincitori e buona fortuna per il vostro percorso verso la scoperta”. Quest’anno le ricercatrici hanno ottenuto circa il 43% delle sovvenzioni, un aumento rispetto al 39% del 2022.

Il concorso ha attirato oltre 2.696 proposte, esaminate da gruppi di ricercatori al top di tutto il mondo. Il tasso di successo complessivo è stato del 14,8%. I Paesi che sono  riusciti ad aggiudicarsele hanno fatto ‘bingo’: si prevede che le sovvenzioni creeranno più di 2.600 posti di lavoro per borsisti post-dottorato, dottorandi e altro personale presso le istituzioni ospitanti.

Dove gli italiani sono al top

I talenti premiati provengono non solo dall’Europa. I più numerosi, come anticipato, sono i tedeschi (66 ricercatori), seguiti a stretto giro da italiani (57), francesi (32) e britannici (24).

Cervelli che tornano

Si tratta di una strategia per favorire lo stop della fuga dei cervelli: quattordici europei che attualmente risiedono negli Stati Uniti realizzeranno  infatti i loro progetti finanziati dall’Erc in Europa.

La questione UK

Le statistiche e l’elenco definitivo dei candidati idonei sono provvisori. E spicca il caso UK. L’accordo commerciale e di cooperazione tra l’Unione europea e il Regno Unito consente di associare quest’ultimo all’attuale programma di finanziamento della ricerca e dell’innovazione dell’Ue, previa adozione di un protocollo. Poiché però finora questo protocollo non è stato adottato, il Regno Unito è ancora considerato “non associato” a Horizon Europe. Pertanto, le proposte selezionate dei richiedenti con sede in un Paese in fase di associazione saranno ammissibili al finanziamento solo se l’accordo di associazione si applicherà al momento della firma della convenzione di sovvenzione. “Tuttavia, i candidati provenienti da istituti ospitanti del Regno Unito possono comunque ricevere finanziamenti, a condizione che si trasferiscano in un istituto ospitante in un Paese ammissibile“, precisano dall’Erc.

Progetti made in Italy

E ora diamo un’occhiata alle ricerche italiane promosse dall’Erc. Fra i premiati, figurano Leonardo Cappello, ricercatore presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna – con il progetto MUSE per lo sviluppo di muscoli artificiali – e Francesco Lamperti, associato dell’Istituto di Economia della Sant’Anna, con il progetto FIND, innovazione e finanza per coniugare emissioni negative e sviluppo sostenibile.

Ottimo risultato anche per la Bocconi, premiata con ben 7 Erc Starting Grant dall’European Research Council. Dei 7 grant vinti 3 sono andati a ricercatrici. Ad aggiudicarsi i grant sono stati: Luca Braghieri, Michela Carlana, Erika Deserranno, Daniele Durante, Nicola Limodio, Debora Nozza, Scott Williamson che afferiscono a 5 dei 9 dipartimenti in cui è articolata la ricerca Bocconi (Economia, Computing science Finanza, Scienze delle decisioni, Scienze sociali e politiche). “Un numero così elevato di grant dimostra che la Bocconi ha raggiunto una massa critica, per cui la qualità della ricerca si coniuga alla quantità,” ha commentato il rettore della Bocconi, Francesco Billari.

E’ incentrato sulle neuroscienze il progetto di ricerca di Onelia Gagliano, ricercatrice Unipd e Vimm a cui è stato assegnato un finanziamento da 1.5 milioni di euro dall’European Research Council. Il progetto di ricerca OriSha ha una durata di 5 anni e si pone l’obiettivo di approfondire lo studio del processo attraverso il quale l’organismo umano assume la sua forma e di fornire una tecnologia innovativa che consentirà di modellare nel tempo e nello spazio le fasi precoci e inaccessibili della morfogenesi, con particolare attenzione a come avviene lo sviluppo del sistema nervoso umano. “Lo sviluppo del nostro cervello è un processo altamente ordinato, che ha origine da una struttura cilindrica, detta tubo neurale, già a partire dalla terza settimana di gestazione. Modellare questo processo morfologico utilizzando i modelli tridimensionali esistenti, detti organoidi, risulta alquanto limitato nella ricostruzione di forme e assi che nel corpo umano sono ben definiti – sottolinea Gagliano – OriSha sarà invece in grado di creare dei mini-tubi neurali in vitro dalla forma controllata, per riprodurre i vincoli geometrici presenti nel corpo umano, seguendo tutte le fasi evolutive dello sviluppo del sistema nervoso centrale”.

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