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Tumori: 4 buone notizie e un premio dall’Esmo

Esmo Ascierto Mallardo
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La ricerca contro i tumori sta beneficiando di approcci sempre più mirati ed efficaci. A fare il punto sulle ultime novità del settore, ricercatori e oncologi riuniti in questi giorni a Madrid all’Esmo, il Congresso della Società Europea di Oncologia. Una kermesse da cui abbiamo selezionato quattro buone notizie in tema di progressi contro i tumori, che vedono protagonisti istituzioni e specialisti del nostro Paese. Dal melanoma al tumore al seno, dal cancro del colon al carcinoma uroteliale, ecco le ultime novità. Insieme a un importante riconoscimento alla ricerca ‘made in Italy’.

Melanoma e immunoterapia

Trattare i pazienti prima con l’immunoterapia e poi con la target terapia è la strategia migliore per guarire dal melanoma metastatico, in grado di proteggere anche dall’insorgenza di nuove metastasi cerebrali. A dirlo sono i risultati dello studio Secombit, coordinato dal celebre oncologo Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Immunoterapia dell’Istituto dei tumori Pascale di Napoli. Iniziare il trattamento con immunoterapia sembra proteggere dall’insorgenza di metastasi cerebrali. 

In termini di progressione libera da metastasi cerebrali, infatti, il dato è dell’85% nel braccio “sandwich”  – ovvero la sequenza di terapie target (encorafenib e binimetinib) e della combinazione di duplice immunoterapia (nivolumab e ipilimumab) e, solo in caso di progressione, la prosecuzione con terapia target – dell’80% nel braccio dell’immunoterapia in prima linea e del 57% nel braccio con la target in prima linea. Inoltre, dall’analisi dei biomarcatori, è stato osservato che il tasso di insorgenza delle metastasi cerebrali è ridotto nei pazienti con tumori con un carico mutazionale molto alto e nei pazienti con mutazioni inattivanti della molecola JAK (fattore di crescita cellulare).

“Siamo molto soddisfatti di questi risultati”, ha detto Paolo Ascierto. Lo studio era nato cinque anni fa proprio per individuare la giusta sequenza di terapie nelle persone con melanoma metastatico che presentano la mutazione del gene Braf. “A cinque anni dall’avvio, pazienti che hanno iniziato l’immunoterapia hanno raggiunto una sopravvivenza globale pari al 57% (braccio sandwich) e 52% (braccio B) e una sopravvivenza libera da malattia pari al 50%, mentre nei pazienti che hanno iniziato con la target therapy per poi essere trattati con immunoterapia in seguito a progressione, abbiamo osservato una sopravvivenza globale del 45% ed una sopravvivenza libera da malattia pari al 27%”.

Un altro studio coordinato dal gruppo di giovani ricercatori coordinati da Ascierto su 78 pazienti affetti da melanoma metastatico e trattati in prima linea con l’immunoterapia, conferma il ruolo del NLR come fattore prognostico per questo tumore. L’NLR è il rapporto tra il numero dei neutrofili ed il numero dei linfociti, due diversi tipi di cellule del sistema immunitario. Nella ricerca, che porta la prima firma di Domenico Mallardo (nella foto il primo da sinistra, seguito da Paolo Ascierto), uno dei 40Under40 di Fortune Italia 2023, il numero elevato di NLR si correla a geni coinvolti in attività immunosoppressorie, infiammatorie e pro-tumorali. 

Tumore del colon metastatico

Medicina di precisione significa anche ricercare terapie mirate a piccoli sottogruppi di pazienti, come quelli portatori della mutazione Kras G12C, il 3-4% di tutti quelli con tumore del colon. Questa volta la novità arriva da CodeBreak 300, uno studio internazionale randomizzato di fase III, condotto su pazienti con tumore del colon retto metastatico, in progressione di malattia dopo una o più linee di chemioterapia, e portatori della mutazione nel mirino.

Il team ha confrontato l’efficacia dell’associazione sotorasib (inibitore selettivo di KRAS G12C) e panitumumab (inibitore di EGFR), con il trattamento standard a base di regorafenib o trifluridina/tipiracile. Come ha spiegato il professor Giampaolo Tortora, direttore del Comprehensive Cancer Center di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs, “ha mostrato un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera da progressione con la combinazione di sotorasib (a due diversi dosaggi, 960 mg e 240 mg) e panitumumab, rispetto alla terapia convenzionale. In particolare, la combinazione, con il sotorasib al dosaggio più alto, ha determinato una riduzione del 51% del rischio di progressione di malattia o morte. Un vantaggio si è riscontrato anche per i tassi di risposta, soprattutto con il dosaggio più alto di sotorasib. Per l’analisi dell’impatto sulla sopravvivenza globale i dati non sono ancora maturi, essendo richiesto un follow-up più lungo”.

Lo studio, presentato in sessione plenaria all’Esmo e pubblicato in contemporanea sul ‘New England Journal of Medicine’, ha visto proprio il Policlinico Gemelli arruolare il maggior numero di pazienti a livello mondiale. “La mutazione KRAS G12C – commenta la dottoressa Lisa Salvatore, dirigente medico della Uoc di Oncologia medica di Fondazione Policlinico Gemelli e secondo nome tra gli autori del lavoro – è presente in un piccolo sottogruppo di pazienti con tumore del colon retto, che corrisponde comunque a un notevole numero di pazienti se si considera l’elevata incidenza di questa neoplasia. Questo studio aggiunge un importante tassello alla cura dei tumori, nel solco della cosiddetta ‘oncologia di precisione'”.

Lisa Salvatore e Giampaolo Tortora

La combo contro il tumore uroteliale

Nel carcinoma uroteliale l’immunoterapia in combinazione con un farmaco immunoconiugato, in prima linea, riduce di oltre il 50% il rischio di morte rispetto alla chemio. A dircelo sono i risultati dello studio di Fase 3 KEYNOTE-A39, condotto da Msd in collaborazione con Seagen e Astellas, in cui la terapia con pembrolizumab più enfortumab vedotin-ejfv (un anticorpo farmaco-coniugato) è stata confrontata con la chemioterapia (gemcitabina più cisplatino o carboplatino).

I risultati evidenziano come pembrolizumab più enfortumab vedotin ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale, riducendo il rischio di morte del 53% rispetto alla chemio, oltre a un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione. I risultati sono stati inclusi nella Conferenza stampa ufficiale di Esmo. Ma di che numeri parliamo? Nel 2022, solo in Italia, sono stati stimati 29.200 nuovi casi di tumori della vescica, di cui oltre il 90% è costituito da carcinomi uroteliali.

“Lo studio presenta, per la prima volta nella storia del tumore uroteliale in stadio avanzato, un trattamento che non comprende la chemioterapia standard ma la combinazione dell’immunoterapia e di un anticorpo immunoconiugato, offrendo un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale rispetto alla chemioterapia con il platino” sintetizza Andrea Necchi, direttore dell’Oncologia Genitourinaria all’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. La chemioterapia a base di platino “viene ‘scalzata’ in modo netto dai risultati ottenuti con la combinazione”. Un nuovo approccio terapeutico che consente quasi il raddoppio della sopravvivenza globale mediana, “che supera i 30 mesi. E il rischio di morte viene dimezzato. Questi risultati sono davvero sensazionali, potenzialmente cambiano la pratica clinica e l’intera strategia terapeutica nei pazienti con tumore uroteliale. Siamo di fronte ad una svolta storica della cura in prima linea della malattia avanzata. È importante che questa nuova combinazione venga resa disponibile anche nei Paesi europei quanto prima, per poter soddisfare le aspettative dei pazienti, che presentano necessità urgenti di nuove terapie”, sottolinea l’oncologo.

Un’arma contro il tumore al seno

Ottime notizie dall’Esmo anche contro il tumore al seno. Gli ultimi risultati di un’analisi esplorativa per sottogruppi sulla sopravvivenza libera da malattia invasivadello studio registrativo di fase III Natalee mostrano come sopo 27,7 mesi di follow-up, i benefici con ribociclib in aggiunta alla terapia endocrina sono coerenti tra tutti i sottogruppi chiave, in comparazione con la sola terapia endocrina, in pazienti con tumore al seno in fase iniziale in stadio II e III, positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore 2 del fattore umano di crescita epidermica (HR+/HER2-).

“Le analisi per sottogruppi forniscono un quadro più completo dei benefici clinici per i pazienti e sono cruciali per guidare le scelte di trattamento, perché aiutano a capire come diversi sottogruppi possono rispondere alle terapie,” ha detto Aditya Bardia, professore associato di Medicina all’Harvard Medical School, membro del team di ricerca dello studio. “Considerati i risultati dei pazienti trattati con la sola terapia endocrina, questa analisi evidenzia i possibili benefici di aggiungere ribociclib alla terapia endocrina per ridurre il rischio di recidive”.

“Anche con la terapia endocrina, le recidive del tumore rimangono poco prevedibili, e troppi pazienti diagnosticati con tumore della mammella in fase iniziale si trovano ad affrontare questa situazione. Siamo orgogliosi di fornire con questi dati una risposta alla necessità di una nuova opzione adiuvante che riduca il rischio di recidive in maniera coerente tra i diversi gruppi di pazienti a rischio,” dichiara Paola Coco, Cso & Medical Affairs Head, Novartis Italia.

A un’oncologa italiana il Premio Fellow Of Esmo 2023

All’Esmo spazio anche al talento dei ricercatori italiani: Serena Di Cosimo, oncologa e ricercatrice presso il Dipartimento di servizi e diagnostica avanzata, dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (Int) ha ricevuto il Fellow of Esmo (Fesmo) Award.

“Non possiamo che essere orgogliosi di questo riconoscimento alla dottoressa Di Cosimo, che arriva da una tra le società scientifiche più importanti al mondo”, ha commentato il presidente Int Marco Votta. “Un premio che acquista un valore ancora maggiore, perché le viene consegnato in questo mese di ottobre, dedicato al tumore del seno, la patologia oncologica sulla quale si sono concentrati i lavori scientifici che ha condotto e continua a sviluppare presso il nostro Istituto”.

Il riconoscimento premia gli specialisti che hanno dato contributi eccezionali alla comunità oncologica e riconosce il loro impegno a trasformare la cura dei tumori e migliorare la qualità della vita delle persone che vivono con la malattia. Serena Di Cosimo è oncologa e ricercatrice presso il Dipartimento di Servizi e Diagnostica Avanzata Ibt e autrice di 189 pubblicazioni su riviste scientifiche, con un H-index pari a 38. I suoi lavori sono prevalentemente focalizzati sul tumore al seno, per la ricerca di biomarcatori e la messa a punto di test predittivi e prognostici, per diagnosi e cure sempre più tempestive ed efficaci. “Sono onorata di ricevere questo premio – ha commentato – che sottolinea l’importanza del lavoro che portiamo avanti quotidianamente nell’ambito della ricerca, con l’obiettivo di incrementare sempre di più le conoscenze sulla malattia oncologica, trovare nuove strategie terapeutiche e quindi migliorare le probabilità di cura e la qualità di vita dei pazienti”.

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