Covid in Italia ancora in discesa, scoperta una nuova ‘chiave’ del virus

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Scendono ancora i contagi Covid nel nostro Paese. Come anticipato ieri dal direttore  della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, resta però il dato preoccupante dei decessi. Ecco il perchè della nuova circolare, con la quale Vaia chiede alle Regioni di organizzarsi e aprire alla possibilità di vaccinare in strutture ospedaliere, ambulatoriali, sanitarie e sociosanitarie.

Intanto la ricerca non si ferma: un team di studiosi italiani ha messo in luce e descritto su ‘Cell Reports Medicine’ il ruolo di un recettore che funziona come una ‘chiave’ e permette a Sars-Cov-2 di entrare nei monociti, i globuli bianchi che contribuiscono alla risposta immunitaria innata.

Covid ancora in calo in Italia, Vaia firma una nuova circolare

I numeri

Vediamo gli ultimi dati: nella settimana 2-8 novembre in Italia sono stati registrati 26.789 nuovi casi positivi a Covid-19, -2,4% rispetto alla settimana precedente (quando erano 27.442). Aumentano del 10% i morti: 163. In calo anche i tamponi, mentre le notizie che arrivano dagli ospedali restano tranquillizzanti.

Il bollettino diramato da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute segnala inoltre un tasso di occupazione Covid in area medica a 5,9% (3.656 ricoverati), rispetto a 5,8% (3.620 ricoverati) al 1 novembre, mentre in terapia intensiva il dato è invariato all’1,2% (102 ricoverati).

Questo autunno è caratterizzato da “un decremento sempre più evidente dell’andamento epidemiologico e del conseguente scarso impatto sulle strutture ospedaliere – afferma Vaia – La nostra attenzione è sempre più rivolta alla difesa dei fragili, motivo per il quale ieri è stata emanata una nuova circolare per le Regioni e le province autonome tesa a rafforzare da un lato la campagna di comunicazione, dall’altro il potenziamento organizzativo che deve avere come obiettivo la possibilità di vaccinare nell’ambito delle strutture ospedaliere, ambulatoriali, sanitarie e sociosanitarie. Uno sforzo aggiuntivo che chiediamo alle Regioni, che ringraziamo per la loro attiva collaborazione, per proteggere i più deboli”. Insomma, sul fronte dei vaccini Covid per Vaia si può e si deve fare di più.

La chiave del virus

Sappiamo da tempo che la proteina Spike presente sulla superficie del coronavirus si lega bene al recettore ACE2 delle cellule, permettendo al virus di fondersi con la cellula. Ora però un team di studiosi italiani ha scoperto che il recettore Rage, presente sulla superficie di specifiche cellule immunitarie umane, i monociti, può essere usato dal virus per penetrarvi e alternarne in senso patologico il funzionamento.

Il recettore, conosciuto in precedenza solo nel contesto di altre condizioni come obesità e diabete, è implicato nella diversa severità con cui si può manifestare Covid-19. Non solo: Rage provoca l’alterazione specifica di alcuni geni, potenziando l’effetto infiammatorio dell’agente patogeno e contribuendo all’aggravamento della malattia. Ecco perchè i pazienti in cui l’attivazione di Rage è più elevata hanno sintomi e conseguenze più pesanti.

Il farmaco

Non solo: paragonando le risposte molecolari rilevate nel corso dello studio con quelle raccolte in alcuni database globali, gli scienziati hanno anche scoperto che un farmaco, Baricitinib, già approvato dall’Aifa nel 2021 per il trattamento di Covid-19, potrebbe invertire gli effetti dannosi messi in luce dalla ricerca.

La scoperta è il risultato della stretta collaborazione tra il gruppo coordinato da Antonella Viola, presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e i ricercatori del gruppo di Human Technopole coordinato dal  Giuseppe Testa, con il supporto dell’Istituto Europeo di Oncologia e l’Università degli Studi di Milano.

“Quando la pandemia è iniziata – racconta Viola – ci siamo subito messi in contatto con la prof.ssa Annamaria Cattelan”, responsabile dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive e malattie Tropicali di Padova, “per mettere le nostre competenze a servizio della comunità. Insieme abbiamo studiato le caratteristiche immunologiche dei pazienti ricoverati a Padova e questo è l’ultimo di una serie di risultati che abbiamo ottenuto e pubblicato”. Una ricerca “che mostra quanto ancora poco conosciamo questo virus e quanto sia importante continuare a definire i meccanismi patogenenetici” di Covid-19, sottolinea la specialista.

Le prospettive

“Questo studio – aggiunge Giuseppe Testa, professore di Biologia Molecolare all’Università degli Studi di Milano, direttore del programma di ricerca in Neurogenomica di Human Technopole, Group leader all’Istituto Europeo di Oncologia e corresponding author dello studio – è il risultato del nostro lavoro portato avanti a Human Technopole e all’Istituto Europeo di Oncologia, in collaborazione con il gruppo di Antonella Viola dell’Università di Padova, che ha permesso di identificare un nuovo meccanismo che in futuro potrà aiutarci a capire perché in alcune persone Covid-19 ha un decorso peggiore rispetto ad altre”.

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