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Polmonite nei bambini in Cina, fari puntati su Mycoplasma e RSV

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Sembrano arrivare maggiori dettagli sui casi di polmonite nei bambini in Cina. A fornirli è l’Organizzazione mondiale della sanità, che il 23 novembre ha tenuto una teleconferenza con le autorità sanitarie cinesi del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie e dell’Ospedale pediatrico di Pechino.

Nell’incontro, secondo l’Oms, sarebbero stati forniti i dati richiesti: stando alle autorità cinesi l’aumento delle visite ambulatoriali e dei ricoveri ospedalieri di bambini sarebbe dovuto a polmonite da Mycoplasma pneumoniae da maggio e di RSV, adenovirus e virus dell’influenza da ottobre.

Alcuni di questi aumenti sarebbero anticipati rispetto a quanto storicamente sperimentato, ma non inaspettati data la revoca delle restrizioni per Covid-19. Le autorità sanitarie cinesi non hanno segnalato alcun cambiamento nella presentazione della malattia e hanno affermato che non è stato rilevato “alcun patogeno insolito o nuovo, o presentazioni cliniche insolite, anche a Pechino e Liaoning”. Insomma, i casi di polmonite nei bambini sarebbero dovut molteplici agenti patogeni noti. Un fenomeno che non avrebbe messo sotto pressione gli ospedali. Insomma, appare chiara l’intenzione di escludere la possibilità di un nuovo patogeno.

Da metà ottobre, inoltre, è stata implementata una sorveglianza ambulatoriale e ospedaliera rafforzata per le malattie respiratorie che coprono un ampio spettro di virus e batteri, tra cui, per la prima volta, proprio il Mycoplasma pneumoniae (un batterio causa frequente di polmonite).

Questo “potrebbe aver contribuito all’aumento osservato nel rilevamento e nella segnalazione di malattie respiratorie nei bambini”, riferisce l’Oms.

“Nessun allarme sul tema delle malattie respiratorie pediatriche in Cina, che stiamo monitorando attentamente in stretto raccordo con le Istituzioni internazionali”, ha sottolineato da parte sua il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia.

“A preoccupare in questo caso, almeno sulla base di quanto si apprende, non è tanto il coinvolgimento del batterio, quanro il dato della resistenza del Mycoplasma all’azitromicina”, conclude Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma.

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