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Il segreto di Rudolph, la renna dal naso rosso

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Avete presente la storia di Rudolph, la renna dal naso rosso? L’animale immaginario, creato dalla fantasia di Robert L. May, era una sorta di guida per le colleghe che avevano il compito di riportare la slitta di Babbo Natale al Polo Nord, una volta finita la consegna dei regali.

Grazie al naso luminoso di Rudolph gli animali riuscivano, stando alla narrazione, a fare ritorno alla base, oltrepassando bufere di neve e ghiaccio senza perdere la via. Fantasia, si dirà. Che ci fa sognare. Ma la scienza, si sa, va oltre i sogni dei più piccoli (e non solo). Così la ricerca svela il segreto della vista (e non dell’olfatto) delle renne. E lo fa con l’analisi di studiosi di Dartmouth e dell’Università di St. Andrews in Scozia (primo nome Nathaniel Dominy), apparsa su i-Perception.

Non è un caso che proprio gli esperti del college di Dartmouth, come si spiega in una nota dell’ateneo, abbiano “preso a cuore” la vicenda. Robert L. May infatti si è laureato proprio a Dartmouth nel 1926.

Il segreto nell’alimentazione

Cosa dice lo studio. Sostanzialmente che la capacità di vedere anche in condizioni di grande disagio ambientale per le renne sarebbe legata alle caratteristiche del loro sistema visivo. E dipenderebbe anche dall’alimentazione. Questi animali si nutrono soprattutto di Cladonia rangiferina, una sorta di miscela di alghe e funghi che diventa un lichene.

Ebbene, studiando un branco di renne nelle Highlands della Scozia, gli studiosi hanno visto che questo e altri licheni basilari nell’alimentazione delle renne riescono a modulare la capacità di filtraggio dei raggi ultravioletti adattandoli all’ambiente. E visto che gli occhi delle renne mutano tra estate ed inverno, questo meccanismo sarebbe la chiave che, a prescindere dalla leggenda di Babbo Natale, permetterebbe agli animali di trovare cibo senza perdere tempo ed energia nella neve.

La salute degli occhi a Natale

Curiosità, si dirà. Piacevoli narrazioni scientifiche. Ma questo studio, davvero molto curioso per come è raccontato in una nota dello stesso ateneo, ripropone l’importanza di nutrirsi correttamente, anche a Natale, per la salute degli occhi.

E allora? Allora, pur non dovendo programmare viaggi di migliaia di chilometri ma semplicemente concentrando l’attenzione sulle abitudini, ricordiamo che anche nella dieta delle feste occorre avere riguardo per la vista. Gli occhi possono essere particolarmente soggetti allo stress di tipo “ossidativo”, questo perché sono esposti di continuo allo smog atmosferico, a radiazioni luminose di vario tipo, anche senza pensare alle luci stroboscopiche della discoteca. Questo si traduce in sforzi visivi prolungati capaci di generare un accumulo nei tessuti dei pericolosi “radicali liberi” responsabili del processo di ossidazione con conseguente invecchiamento delle strutture oculari.

Attenzione però: ci sono aree del globo oculare che più di altre sono sensibili all’alimentazione. E’ il caso ad esempio del cristallino, lente naturale trasparente che permette alle immagini lontane e vicine di essere proiettate a fuoco sulla retina. Circa il 98% del cristallino è costituito da proteine che, con l’avanzare dell’età, tendono a denaturarsi soprattutto per l’ossidazione causata dai radicali liberi prodotti in eccesso dall’ossigeno con la luce.

Il cristallino per difendersi da questo invecchiamento utilizza la vitamina C, fattore primario del sistema antiossidante fisiologico, presente mediamente in quantità sessanta volte superiori rispetto ad ogni altra parte del corpo. Inoltre utilizza potenti enzimi anti-radicali liberi che contengono alcuni oligoelementi di particolare importanza come zinco, rame, manganese e selenio.

Come il cristallino anche la tonaca nervosa oculare può essere agevolata nella sua funzione da alcuni elementi nutrizionali, soprattutto per alcune specifiche aree anatomiche. Ad esempio per la sua porzione più centrale della retina, chiamata macula lutea, che ha il compito di garantire con specifici fotorecettori (coni) la visione dei dettagli e dei colori. Il cuore della macula lutea è la fovea ed è fittissima di coni. Per nutrirsi ha bisogno tra l’altro di due composti carotenoidi, la luteina e la zeaxantina, che durante il normale processo fotochimico della visione vengono demoliti per effetto dei radicali liberi.

La continua disponibilità di questi due specifici carotenoidi permette anche un veloce adattamento quando si passa dal buio alla luce intensa, riducendo al minimo l’abbagliamento. Questa riserva può ridursi con conseguente allungamento del periodo di adattamento alla luce a causa dello stress visivo e/o da un esubero della produzione di radicali liberi.

Quando invece si passa bruscamente da una luce intensa al buio, la retina fa entrare in funzione la sua porzione più periferica ricca di bastoncelli che assicurano un veloce adattamento all’oscurità essendo maggiormente sensibili alla visione crepuscolare e notturna. Oltre il beta-carotene che li preserva dall’attacco dei radicali liberi per funzionare correttamente devono avere a continua disposizione uno specifico pigmento fotosensibile: la rodopsina (o porpora visiva) reso disponibile proprio dalla vitamina A.

Insomma, Rudolph non si orienterebbe con il naso, ma con la vista. Grazie a meccanismi di adattamento ambientale e stagione. Noi, da parte nostra, ricordiamoci della salute degli occhi. Anche durante le feste. E buon appetito.

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