Influenza record: più di 1 mln di casi, il rebus di Capodanno

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Febbre, dolore alle ossa, naso che cola. Con l’arrivo del freddo s’impenna la curva dei casi di influenza in Italia. E lo fa raggiungendo livelli record. Nella settimana prima di Natale – dal 18 al 24 dicembre, i casi stimati di sindrome simil-influenzale sono stati più di 1 milione (circa 1.013.000), portando a 5.698.000 il numero dei connazionali messi a letto da questi malanni invernali dall’inizio della sorveglianza.

Lo confermano i medici sentinella dell’Istituto superiore di sanità, nell’ultimo bollettino: la “curva epidemica delle sindromi simil-influenzali – scrivono – mostra un valore dell’incidenza mai raggiunto nelle stagioni precedenti”.  

Un dato eccezionale, ‘sporcato’ da altri virus respiratori, incluso Sars-Cov-2, che però si riflette su molti pronto soccorso, in particolare in Lombardia ma anche a Roma, presi d’assalto soprattutto dai piccoli pazienti e dagli anziani con sintomi respiratori.

“I bambini sono sempre i più colpiti”, commenta a Fortune Italia il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, che aveva previsto l’impennata di casi ma, sul picco, non si sbilancia: “Lo vediamo sempre dopo, ma penso che il Capodanno darà il suo contributo alla diffusione del virus”. Insomma, dopo il veglione la curva potrebbe salire ancora.

Gli ultimi numeri e i bambini piccoli

L’incidenza è arrivata a 17,22 casi per mille assistiti (erano 15,6 nella settimana precedente). Un trend cui “concorrono diversi virus respiratori e non solo quelli dell’influenza, sebbene la circolazione di questi ultimi è in aumento”, precisano i medici sentinella. Ancora una volta i più colpiti sono i bimbi piccoli: sotto i cinque anni è pari a 47,1 casi per mille assistiti (36,5 nella settimana precedente), nella fascia di età 5-14 anni a 20,68, a 15-64 anni a 16,63 e tra gli over 65 anni a 9,54 casi per mille.

In quattro Regioni è stata raggiunta la soglia di intensità “molto alta” dell’incidenza: si tratta di Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Campania.

Un coacervo di virus (in attesa del picco)

Numeri importanti, anche se ancora una volta non parliamo solo di influenza. “C’è un contributo di Covid-19, magari un po’ sottostimato – commenta il virologo – In Lombardia il 62% degli isolamenti dei campioni è positivo a influenza, poi c’è il virus respiratorio sinciziale e poi Covid-19″.

Il report dei medici sentinella Iss precisa come la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 29,4%, in aumento rispetto alla settimana precedente (26,8%), sebbene il numero assoluto di positività risulti inferiore a quello della settimana scorsa, come probabile conseguenza della sottonotifica dovuta alle festività natalizie.

Tra i virus influenzali, quelli di tipo A risultano prevalenti (98,5%) rispetto a quelli di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09. Tra i campioni analizzati, 75 (8%) sono risultati positivi per Sars-CoV-2, 74 (7,8%) per Rsv e i rimanenti 80 sono risultati positivi per altri virus respiratori, di cui: 47 Rhinovirus, 18 Adenovirus, 6 Coronavirus umani diversi da Sars-CoV-2, 5 virus Parainfluenzali, 3 Metapneumovirus e 1 Bocavirus.

Occhio ai sintomi

Con tanti virus in circolazione, la cattiva notizia è che è diventato difficile distinguerli in base ai sintomi. “Prima di Covid-19 l’influenza vera era annunciata da una triade di segni tipici: l’insorgenza improvvisa della febbre alta, almeno un sintomo respiratorio e almeno uno generale – ricorda Pregliasco – Poi c’è una gradazione di ben 262 virus respiratori che manifestano via via sintomi sempre meno pesanti, fino ad arrivare al Rhinovirus che causa il comune raffreddore”.

“A complicare le cose ci si è messo proprio il virus di Covid-19, che occupa tutta la scala dal gradino più alto a quello più basso dei sintomi. Insomma, questo patogeno ha rimescolato le carte. E questo anche perchè entra in gioco l’immunità ibrida e la capacità di difesa dei singoli, sulla base di quando abbiamo fatto l’ultimo vaccino o siamo stati infettati. Questo virus è come un cattivo di cui abbiamo un vecchio identikit, ma che poi si è fatto crescere i baffi, ha tinto i capelli e messo gli occhiali, etc: non lo riconosci del tutto o lo individui tardi”, conclude il virologo.

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