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Il caso dei bambini inglesi ‘rimpiccioliti’ e l’effetto Brexit

altezza bambini
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Chi si occupa di salute avrà letto sui quotidiani del ‘duello al centimetro’ fra il leader laburista Sir Keir Starme e il premier conservatore Rishi Sunak, di cui dava conto nei giorni scorsi il ‘Daily Mail’ insieme a numerosi quotidiani d’Oltremanica. Al centro delle polemiche c’è l’altezza dei bambini inglesi che – come riportano i quotidiani italiani – starebbero rimpicciolendo.

Al di là del titolo ad effetto, il fatto è che i bambini britannici crescerebbero meno di quanto non facessero in precedenza, perdendo terreno (e centimetri) rispetto ai coetanei di Haiti, ma acquisendo centimetri sul girovita rispetto ai francesi. Un effetto dovuto alla Brexit, almeno secondo Starme che ha intrapreso un tour per promuovere uno stile di vita più salutare fra i piccoli sudditi di Sua Maestà.

I centimetri incriminati

A scatenare le polemiche, uno studio che indica come a 5-6 anni i bambini inglesi sarebbero passati – tra il 1985 e il 2019 – dalla 69 posizione alle 102esima in una classifica mondiale dell’altezza media pediatrica. In pratica i maschi hanno perso 33 posizioni, finendo alle spalle di Paesi come Egitto, Haiti e Ucraina. Mentre le femmine si sono limitate a scivolare di 27 posti, scavalcate dalle coetanee di Portogallo, Turchia e Brasile.

Da Downing Street replicano sottolineando che l’altezza dei bambini inglesi in realtà è ancora in aumento. Il portavoce primo ministro ha citato dati del Servizio sanitario nazionale che mostrano come la media fosse di 110,2 cm nel 2009-2010, prima che i conservatori salissero al potere.

I numeri più recenti per il 2021-22 evidenziano che il valore è salito a 110,9 cm. Mentre per le ragazzine si è passati da 109,3 cm a 109,9 cm. Aumenti sì ma limitati, che secondo i laburisti sarebbero troppo ridotti e collegati alle difficoltà affrontate dalle famiglie con la Brexit.

In precedenza un altro lavoro sul ‘Guardian’ aveva analizzato la questione dei bambini cresciuti in condizioni di povertà o in famiglie che risentono dell’inflazione post Brexit: anche in questo caso i minori perderebbero terreno rispetto ai coetanei europei in termini di altezza. Così, come riportano ‘Repubblica’ e ‘The Telegraph’, tra le proposte dei laburisti ci sarebbero più frequenti controlli medici, vaccinazioni a domicilio, miglioramento dell’igiene dentale e un intervento sulla pubblicità dei cibi ultraprocessati.

L’allarme degli esperti

Dal canto suo l’ex responsabile della sanità del Governo Henry Dimbleby ha acceso i riflettori sul responso della bilancia: la Gran Bretagna, ha affermato l’esperto, diventerà una “nazione malata e impoverita” a meno che non si faccia avanti per affrontare la crisi dell’obesità. In un discorso programmatico alla Royal Society Dimbleby, che ha lasciato il suo ruolo di governo a marzo, ha citato i dati del Tony Blair Institute secondo cui l’obesità sta già costando al Paese 10 mld di sterline all’anno, che diventeranno 100 mld di sterline nei prossimi 15 anni.

E in Italia…

Intanto il tema della salute (e dell’alimentazione) dei piccoli tiene banco anche nel nostro Paese. Due recenti studi, firmati rispettivamente da ricercatori del Crea e del Ceinge, gettano nuova luce sulla neofobia alimentare che limita nel nostro Paese la dieta dei figli unici, ma anche sul dilagante consumo di ‘cibo spazzatura’. Un trend in crescita, che apre la strada alle allergie alimentari. 

Dieta, figli unici tra neofobia e cibo spazzatura

Insomma, in Gran Bretagna una questione di salute relativa alle giovani generazioni è già diventata una questione politica. E la patria della ‘dieta mediterranea’ non è immune ai rischi legati al dilagare degli alimenti ultraprocessati. Siamo sicuri che di questi temi torneremo a sentir parlare.

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