Fibromi e miomi sono le lesioni uterine più frequenti nelle donne in età fertile. I fibromi uterini sono masse benigne che però, in una certa percentuale di pazienti, provocano sanguinamenti anomali e dolori pelvici. La loro prevalenza aumenta con l’età: molto bassa prima dei 20 anni, cresce sino a raggiungere il picco tra i 40 e i 50 anni.
Con un impatto notevole anche sulla spesa sanitaria: come si legge sul sito del ministero della Salute, dopo il taglio cesareo, infatti, proprio i fibromi sono la principale indicazione chirurgica nelle donne e la prima voce di spesa sanitaria in ambito ginecologico. E ogni anno in Italia decine di migliaia di donne sono sottoposte a interventi conservativi (miomectomia) o demolitivi (isterectomia) a causa di miomi e fibromi.
Se ne è parlato in un recente incontro al Maxxi a Roma, promosso dal ginecologo Alessandro Fasciani, pioniere delle tecniche di miolisi e responsabile dell’attività Day surgeri dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova. Nel corso dell’incontro è emerso chiarissimo il bisogno delle donne di trattamenti mininvasivi e, possibilmente, ‘senza bisturi’.
Ma la realtà è diversa. All’evento state analizzate le testimonianze delle donne della rete, con tre amministratrici di gruppi Facebook a rappresentare più di 7.000 pazienti affette da fibromatosi uterina: ebbene, le scelte demolitive sono ancora predominanti. E questo anche se oggi le nuove terapie mediche, l’embolizzazione uterina e una chirurgia di precisione con tecniche endoscopiche potrebbero evitare in molti casi l’isterectomia.
Occorre, dunque, un approccio multidisciplinare nella gestione dei fibromi uterini, anche grazie all’identificazione di centri dedicati a questa patologia (con la presenza di ginecologi, radiologi e psicologi) e alla costituzione di un’associazione dedicata, che possa interagire con le istituzioni per favorire una sensibilizzazione su questo tema, ma anche risposte più attente ai bisogni delle donne.