Un lupo robot ‘scova batteri’ in ospedale

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La sanità sta affrontando grandi sfide, tra tutte quella della sostenibilità, non solo economica. Per gli ospedali europei la posta in gioco è complessa: aumentare la produttività, migliorare la sicurezza per pazienti e operatori sanitari, adottando approcci basati sull’evidenza (quindi su dati di elevata qualità e tempestivi), anche per i processi gestionali e logistici. Ebbene, su questo fronte un aiuto può arrivare anche da uno speciale lupo robot.

Le tecnologie, infatti, se opportunamente progettate e accompagnate da trasformazioni reali, offrono alla sanità soluzioni efficaci e sostenibili, come sottolinea a Fortune Italia Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Pecchia ci illustra uno dei ‘frutti’ del progetto europeo Odin (www.odin-smarthospitals.eu), ideato insieme a Giuseppe Fico, dell’Università Politecnica di Madrid nel 2020 (in piena pandemia da Covid-19). Obiettivo, realizzare una piattaforma che favorisse l’integrazione di tecnologie trasformative negli ospedali, che sono destinati a diventare davvero smart. Il tutto valutando, naturalmente, anche il rapporto costo-beneficio di queste tecnologie e il loro impatto di sostenibilità.

Freki e la lotta ai super bug

Proprio all’interno del progetto Odin, “Mosaico Monitoraggio Integrato ha sviluppato un’applicazione di robotica mobile autonoma: il lupo robot Freki, che offre un modo completamente nuovo per individuare patogeni di natura batterica, automatizzando il campionamento in ambienti sanitari in modo efficace e ripetibile. Obiettivo – racconta Pecchia – ridurre l’incidenza delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria, migliorando quindi l’esperienza dei pazienti ed al contempo riducendo i rischi degli operatori sanitari”.

Il lupo di Odino

Freki si muove autonomamente tra sale operatorie e reparti, individua obiettivi di interesse – come letti operatori o dispositivi medici – e ne campiona le superfici alla ricerca di patogeni.
La soluzione robotica è stata recentemente validata con successo nel Simulation Center e Living Lab dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

“Freki è uno dei due lupi di Odino, famoso per la sua affidabilità, per il suo eccezionale olfatto, per la sua vista aquilina, con cui cacciava i mostri più pericolosi, anche se ben nascosti”, commenta Pecchia.

Un nome ideale, dunque, per il lupo robot del progetto Odin. “Nella mitologia norrena si ricorreva a poteri sovrumani e i nemici erano serpenti giganti partoriti da divinità malvagie – continua Pecchia – oggi usiamo l’Intelligenza artificiale per migliorare il lavoro di veri eroi, gli infermieri, e i nostri nemici sono batteri antibiotico-resistenti. In comune con la mitologia abbiamo il fatto che l’unico limite alle nostre possibilità risiede nella nostra capacità di sognare soluzioni efficaci e sostenibili, e nel coraggio di realizzarle”.

L’alleanza università e impresa

Freki, oltretutto, rappresenta il risultato del connubio tra Università e impresa, che lavorano insieme per sviluppare soluzioni inimmaginabili fino a pochi anni fa, “oggi possibili grazie ai vertiginosi sviluppi dell’intelligenza artificiale e della robotica”, aggiunge lo scienziato.

“I test eseguiti presso il Simulation center dell’Università Campus Biomedico di Roma – ha sottolineato dal canto suo Oreste Riccardo Natale, Ceo di Mosaico Monitoraggio Integrato – hanno consentito di validare la nostra applicazione robotica Freki in un ambiente in tutto e per tutto equivalente a quello ospedaliero, aiutandoci ad individuare e superare complessità tecniche importanti, senza dover interrompere l’attività clinica”.

Non solo. “La sinergia tra ingegneri e medici, che al Campus lavorano insieme, ci ha permesso di ottenere in tempi rapidissimi feedback e supporto su aspetti tecnici e clinici, che altrimenti avrebbero richiesto tempi e costi che possono mettere in difficoltà anche le più sane aziende innovative”.

Freki in primo piano, sullo sfondo a sinistra Leandro Pecchia e a destra Oreste Riccardo Natale

“Una soluzione come Freki – segnala Pecchia – offre possibilità inimmaginabili fino a poco tempo fa. Il robot è stato ingegnerizzato per affrontare il problema delle infezioni ospedaliere, ma con piccole modifiche e risorse adeguate, può aiutare in maniera significativa la logistica ospedaliera, sollevando operatori da mansioni ripetitive e potenzialmente rischiose, come quelle legate al campionamento di aree ad elevato rischio di infezione, al trasporto di campioni biologici, fino alla completa sostituzione di impianti rigidi per la logistica ospedaliera, come la posta pneumatica.
Le soluzioni sono praticamente limitate solo dalla nostra capacità di immaginarle e integrarle negli attuali processi ospedalieri”. A patto di assicurare agli umani la giusta formazione.

“Un automa è, per definizione, più efficace di un essere umano quando si tratta di compiere azioni ripetitive e che necessitano di procedure standardizzate. Affidare a delle macchine compiti come quello dei campionamenti ambientali, consente di aumentarne qualità e frequenza, riducendo i pericoli e – ribadisce lo scienziato – contenendo i costi”. Un aspetto non secondario per una sanità in trasformazione, costretta a fare i conti (e scusate il gioco di parole) con l’eterno tema della ‘coperta corta’.

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