Dispositivi medici in Italia, cresce l’export ma il payback si fa sentire

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Per le imprese del settore la colpa è (anche e soprattutto) del payback. Una ‘spada di Damocle’ per le 4.641 aziende italiane dei dispositivi medici che ha gettato la sua ombra sul 2023, in un modo non del tutto scontato. A fronte infatti di una crescita dell’export del 3,5%, calano del 30,1% gli investimenti in ricerca e sviluppo. Un dato preoccupante per un settore che produce Pil, conta 117.607 dipendenti qualificati e tradizionalmente è legato a doppio filo all’innovazione, in un Paese con un’età media elevata.

Ecco perchè, dalla sua prima assemblea pubblica da presidente di Confindustria Dispositivi medici, Nicola Barni non usa mezzi termini:  “Occorre una nuova governance del settore che superi da subito il payback e avvii un nuovo capitolo della strategia nazionale per i dispositivi medici”. Ma vediamo intanto qualche dato.

Gli effetti di un ecosistema poco attrattivo

Cosa sono i dispositivi medici? Parliamo di cerotti, pacemaker, bisturi, mammografi, Tac, colliri, apparecchi acustici, esami di laboratorio, ma anche self-test, app e device per il monitoraggio dei parametri vitali a domicilio, ausili e protesi impiantabili ed esterne.

La riduzione degli investimenti in ricerca e sviluppo, avvertono da Confindustria Dispositivi medici, rischia di impoverire il nostro territorio, portando all’estero molte imprese. Dall’indagine del Centro Studi di Cdm, realizzata insieme a PWC-Price Waterhouse Cooper sull’impatto del payback, il 61% delle aziende ha bloccato le assunzioni, il 31% ha fatto ricorso a licenziamenti e 4 aziende su 10 hanno ridotto gli investimenti in ricerca e sviluppo. Il 61% delle imprese si è astenuta dalla partecipazione alle gare pubbliche, limitando al mercato privato le soluzioni più avanzate (54%).

E se guardiamo al futuro prossimo, per il 2028 ben 8 aziende su 10 limiteranno l’uso di tecnologie avanzate nelle gare italiane, 7 su 10 prevedono di rivolgersi prevalentemente ai mercati esteri, mentre la riduzione delle assunzioni riguarderà il 72% delle imprese. Nel mirino dell’associazione degli imprenditori del settore, una mancanza di governance e una politica industriale poco lungimirante, sostengono gli imprenditori del settore.

“Siamo convinti che solo insieme a tutti gli attori del mondo della salute – ha detto Nicola Barni – sia possibile ridisegnare la sanità del futuro, partendo proprio dalle esperienze di valore che abbiamo oggi in Italia, dove sono presenti realtà imprenditoriali, sanitarie, di ricerca e innovazione di alto livello”. Perchè oggi si costruisce la sanità di domani, che dovrà essere “efficiente, equa, sostenibile e competitiva. Una grande sfida – ha detto Barni – che può essere affrontata con una governance del settore che superi da subito il payback e avvii un nuovo capitolo della strategia nazionale per i dispositivi medici”.

Il vero costo del payback

Per Barni “il superamento del payback è una priorità assoluta” per scongiurare un grave impatto sul settore e sul sistema salute. Ancora più urgente alla luce del Decreto ministeriale che impone il pagamento dello 0,75% sul fatturato. Siamo favorevoli al fatto che vengano sostenute l’innovazione e l’Hta, ma la misura deve essere inserita in una governance strutturata dei dispositivi medici. Occorre, dunque, ricomprendere il superamento del payback, il prelievo dello 0,75% e in generale le politiche industriali in un unico grande disegno strategico, che bilanci la sostenibilità economica con lo sviluppo delle imprese nel Paese”.

Nicola Barni/credits: Confindustria Dispositivi medici

Perchè la grande sfida per la sanità è quella di garantire sostenibilità e innovazione. Per Confindustria Dispositivi Medici sono tre i punti chiave per il settore: un cambio della programmazione sanitaria non più incentrata sulle singole prestazioni ma per patologia. Una revisione dei tetti di spesa sulla base dei fabbisogni di salute e delle spinte tecnologiche. Infine, è essenziale che l’Hta (Health Technology Assesment) assicuri un accesso rapido a tutte quelle innovazioni che abbiano ricevuto parere positivo. A vantaggio dei pazienti che ne hanno bisogno.

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