Covid in Italia, gli ultimi dati e l’ipotesi del laboratorio

covid virus

Sono davvero impressionanti i dati di Covid-19 in Italia. Potremmo dire che i contagi sono ridotti al lumicino: nella settimana tra il 7 e il 13 marzo, infatti, secondo il monitoraggio diffuso da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute abbiamo avuto appena 738 nuovi positivi, in calo del 26,1% rispetto alla settimana precedente (998).

Intanto si torna a parlare dell’origine del virus: secondo un nuovo studio australiano sarebbe infatti più probabile un’origine non naturale del virus di Covid. Una versione – quella del patogeno creato artificialmente in laboratorio – sostenuta, ai tempi, anche dal Premio Nobel Luc Montagnier. Ma vediamo prima i numeri in Italia.

In calo i ricoveri

Nel periodo in esame sono stati 41 i morti positivi a Covid (+32,3% rispetto alla settimana precedente, quando erano 31), mentre scendono ancora i ricoveri in ospedale. Il tasso di occupazione in area medica al 13 marzo cala all‘1,4% (800 ricoverati) rispetto all’1,8% (1.090 ricoverati) del 6 di questo mese, mentre nelle terapie intensive siamo allo 0,3% (28 ricoverati in tutta Italia), rispetto allo 0,4% (31 ricoverati) del 6 marzo.

Il virus nato in laboratorio

E veniamo alla questione dell’origine di Covid-19. A rispolverare l’ipotesi del virus creato in laboratorio sono i ricercatori  dell’University of New South Wales su ‘Risk Analysis’. Come si legge su Adnkronos Salute, gli scienziati hanno utilizzato “uno strumento consolidato di analisi del rischio” per differenziare le epidemie naturali da quelle innaturali. Si tratta del Grunow-Finke modificato (mGft), usato per studiare l’origine di Covid e prima ancora del Mers-CoV in Arabia Saudita (con analogo risultato, bisogna dire).

La loro valutazione “non può dimostrare l’origine specifica di Covid-19 – scrivono i ricercatori – ma mostra che la possibilità di un’origine di laboratorio non può essere facilmente scartata”. E in effetti così sembra essere tornati all’inizio, quando si cercava l’ospite intermedio (ricordate il pangolino?).

L’analisi dell’epidemiologo

“Il virus di Covid-19? Al 50% è di origine naturale, il famoso spillover, al 50% è innaturale – commenta a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-Medico di Roma – La ‘fuga’ dal laboratorio è possibile, ricordiamo il caso di Marburg (questo virus è stato descritto per la prima volta nel 1967 in occasione di due focolai registrati contemporaneamente in Germania e nell’ex Yugoslavia: i primi casi si verificarono tra ricercatori esposti in laboratorio a scimmie verdi africane importate dall’Uganda, ndr). Si stava lavorando in Cina a un virus e c’è stato un errore, o un incidente di laboratorio. Ma è possibile anche un’origine naturale: lo spillover, appunto. Penso che non lo sapremo mai”.

“Tutti e due questi fenomeni, però, hanno un comun denominatore: l’assenza di sorveglianza e prevenzione. In questo caso un nuovo virus, naturale o non naturale che sia, non si può intercettare e bloccare per tempo. Il mio parere, come dicono anche gli autori di questa ricerca, è che l‘origine innaturale non può essere scartata. E questo è vero. Secondo me però il punto è diverso: la pandemia ci ha mostrato chiaramente quanto sia importante fare sorveglianza e prevenzione. Solo così saremo davvero in grado di intercettare e arginare un eventuale nuovo rischio pandemico”, conclude Ciccozzi.

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