Disturbi alimentari, i numeri e la mappa dei centri in Italia

fiocchetto lilla
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L’anoressia, la bulimia, il binge eating disorder stanno colpendo ragazzi sempre più giovani.  L’incidenza in Italia secondo le stime è aumentata del 30-40% dopo la pandemia, e i giovanissimi ne sono vittime fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid.

Se la diagnosi è fondamentale, la terapia dei disturbi alimentari è giocoforza multidisciplinare. E il percorso lungo e complesso. Oltretutto l’Italia fa i conti – e lo diciamo da anni – con un’offerta terapeutica sottodimensionata. Ecco allora che diventa particolarmente utile la mappa dei centri italiani dedicati alla cura dei disturbi dell’alimentazione, 135 centri su tutto il territorio nazionale ‘censiti’ dall’Istituto superiore di sanità. Un lavoro presentato in occasione della Giornata nazionale del fiocchetto lilla.

Iniziamo con le note dolenti: la distribuzione dei servizi sul territorio non è omogenea: il maggior numero dei centri (20) si trova in Emilia Romagna, seguita da Lombardia (16) e Campania (12). Alcune Regioni offrono poco o nulla ai propri cittadini, che sono costretti a spostarsi in cerca di cure.

La piattaforma dedicata ai centri di cura dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione conta 115 strutture pubbliche (appartenenti al Ssn) e 20 del privato accreditato. 

“La piattaformadisturbialimentari.iss.it, costantemente aggiornata, offre in tempo reale la panoramica dei centri sul territorio dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, sottolinea Luisa Mastrobattista, ricercatore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss. Ma, come mostra la tabella, anche nel caso di queste patologie a fare la differenza è il cap di residenza.

Rispetto alla fascia d’età, l’85% dei centri ha dichiarato di prendere in carico persone di età pari o superiore a 18 anni, l’83% la fascia 15-17 anni e il 47% i minori fino a 14 anni. La modalità di accesso è diretta (ossia è il paziente stesso che si reca nella struttura) nel 77% dei casi. I centri prevedono l’accesso mediante pagamento del ticket sanitario (67%), in modalità gratuita (33%), in regime di intramoenia (11%).

Sono 1.652 i professionisti che vi lavorano, nella quasi totalità formati e aggiornati: soprattutto psicologi (23%), specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile (15,7%),infermieri (13,8%), dietisti (11,6%).

I numeri dei disturbi alimentari

Secondo le stime, oltre 3 milioni di persone soffrono di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Eppure esistono ancora molti tabù e stereotipi, e una scarsa consapevolezza sulle vere origini del problema. Se fino a qualche decennio fa gli esordi si manifestavano fra i 16 e i 20 anni, oggi l’età dei pazienti si è notevolmente abbassata, con diagnosi a partire già dagli 8/10 anni e ricoveri a soli 12 anni.

“L’impennata dei casi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione è preoccupante e mostra l’urgenza di affrontare questa patologia con un approccio di carattere prettamente sanitario e più scientifico”, sottolinea la presidente di Fondazione The Bridge, Rosaria Iardino, a margine dell’incontro “DCAmolo. I disturbi alimentari tra politica, clinica e realtà”, organizzato dalla Fondazione Fiocchetto Lilla alla Camera dei Deputati.

Per Iardino “occorre abbandonare la vecchia narrazione, ormai troppo impregnata di sensazionalismo e comunque legata a tragedie personali, per affrontarla in un contesto scientifico e numerico, riconoscendone la specificità patologica, spesso sommariamente indicata come psichiatrica”. Ma “sono necessari anche cambiamenti nella presa in carico del paziente, a partire dall’intercettazione del problema e, quindi, della diagnosi precoce. Per questo abbiamo bisogno di strutture adeguate e diffuse in modo capillare sul territorio”.

Il fatto è che la diagnosi arriva spesso in ritardo, dopo almeno 2-3 anni dall’inizio della patologia, ed è accompagnata quasi sempre da una forte resistenza alle cure. Solo nel 2022 il numero di decessi con diagnosi correlate ai disturbi della alimentazione e della nutrizione sono stati complessivamente 3.158 (fonte Rencam), con una variabilità più alta nelle regioni dove sono scarse o addirittura assenti le strutture di cura (Campania, Sardegna, Sicilia, Puglia) e una età media di 35 anni. Molte le iniziative di sensibilizzazione in occasione della Giornata del fiocchetto lilla.

Le iniziative

In Piemonte l’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, grazie al sostegno dell’Associazione dei familiari di figli affetti da Disturbi alimentari ‘Lo Specchio ritrovato’ di Torino, ha inaugurato una panchina lilla – davanti all’ingresso dell’ospedale (piazza Polonia 94) – in collaborazione con la Neuropsichiatria Infantile.

I dati epidemiologici in Piemonte purtroppo riflettono l’incremento evidenziato a livello nazionale. I pazienti in età evolutiva in carico a livello ambulatoriale-territoriale sono aumentati dal 2019 al 2022 del 112%. L’ospedale Infantile Regina Margherita, Centro di riferimento regionale per psicopatologia acuta e complessa per l’età evolutiva, ha registrato un +100% degli accessi in urgenza dal Pronto Soccorso per anoressia dal 2018 al 2021, trend che non accenna a diminuire. Il 30% di questi pazienti viene ricoverato nel reparto di Neuropsichiatria Infantile o nei reparti di Pediatria.

Il Gruppo KOS ha dato vita invece a “Disordini nascosti”, un’iniziativa realizzata a partire dall’ascolto delle storie dei pazienti da parte del suo team medico multidisciplinare (psichiatri, psicologi, dietisti, nutrizionisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica). Mettendo al centro le storie dei pazienti, le loro sensazioni e il loro malessere, è nata una collezione di 6 piatti, che racconta come le cause dei disturbi alimentari siano, a tutti gli effetti, da ricercare nella mente.

Ogni piatto permette di entrare nei pensieri patologici di chi ha un disturbo alimentare, per aiutarci a capire quanto il rapporto distorto con il cibo sia legato a un profondo disagio interiore. “A incidere sulla comparsa di questi disturbi sono la disregolazione emotiva, il perfezionismo, la tendenza al sottopeso e al sovrappeso, la presenza di disturbi alimentari in famiglia”, interviene Adolfo Bandettini di Poggio, direttore Medico Psichiatria Gruppo KOS. “Le cure mirano non solo al recupero fisiologico e nutrizionale, volto al ripristino delle corrette abitudini alimentari, ma anche a quello sociale grazie a un intervento riabilitativo – prosegue Bandettini di Poggio – con il coinvolgimento della famiglia”.

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