Covid, la memoria delle vittime e le lezioni della pandemia

Covid Bergamo

Un “nemico intangibile”, protagonista di una “pagina dolorosa della storia recente del nostro Paese e del mondo intero”. Così, a quattro anni di distanza dalle foto dei camion carichi di bare a Bergamo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rievoca il virus nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus.

Una celebrazione che “richiama l’attenzione della nostra comunità – dice Mattarella – sulla terribile prova affrontata in occasione della pandemia” da Covid-19, che segnato “la memoria collettiva”. Ma cosa è rimasto di quell’esperienza che ci ha fatto chiudere in casa, con medici e operatori sanitari celebrati come eroi?

Un sacrificio immenso

Ormai si tende a dimenticare quei giorni, fra mascherine e igienizzanti, ma anche l’entusiasmo per i vaccini e l’attesa di farmaci efficaci, mentre il virus mieteva vittime. “Tra pazienti e professionisti della sanità il sacrificio in termini di vite umane è stato immenso. Il miglior modo per onorare e ricordare le vittime, tra cui molti infermieri, è un cambio di marcia nella gestione e organizzazione del Ssn che purtroppo ancora non si è realizzato”, dicono sui social dal Nursind.

“Non dimentichiamo chi è deceduto a causa del virus e la sofferenza delle loro famiglie. E non dimentichiamo che tra le vittime della pandemia ci sono stati anche operatori sanitari – sottolinea il ministro della Salute Orazio Schillaci – Non ringrazieremo mai abbastanza medici, infermieri, operatori sociosanitari, farmacisti e volontari che hanno lottato contro il virus e hanno assistito e curato i malati fino allo stremo delle forze. Le immagini dei camion di Bergamo che trasportavano bare hanno lasciato un segno indelebile e sono di continuo monito e sprone nelle attività che ci vedono impegnati”.

Dal canto suo il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, ricorda “il nostro Roberto Stella, primo medico a perdere la vita per il virus, tutti i 383 colleghi i cui nomi sono scritti nel nostro Memoriale, tutti i cittadini, oltre 196mila, scomparsi”. Ma anche il “nostro Servizio sanitario nazionale, i suoi operatori, che hanno permesso la guarigione di più di 26 milioni di persone” da Covid-19.

Le lezioni dell’emergenza

Da quattro anni, dall’11 marzo del 2020, quando morì Roberto Stella, il Portale dei medici è listato a lutto. “Oggi anche le bandiere della nostra sede sono abbassate a mezz’asta. Ora l’emergenza è finita, grazie all’impegno di tutti, dei medici, degli operatori sanitari, delle istituzioni, dei cittadini, grazie a strumenti come i vaccini e i farmaci. Il modo migliore di onorare coloro che non ci sono più è fare tesoro delle lezioni apprese, e non farci trovare mai più impreparati a fronte di una eventuale nuova emergenza”.

Questo dunque è il “momento di riconoscere la grande capacità che la scienza, i medici, i professionisti hanno avuto nel mettere in piedi una strategia per curare le persone e per uscire dalla pandemia. È il tempo di rivendicare, come professionisti della salute, quel ruolo essenziale, che ha tenuto insieme il Servizio sanitario nazionale e il sistema paese. È questa la lezione che il Covid ci lascia: dobbiamo sostenere il nostro Ssn, valorizzare i suoi professionisti, dare forza al lavoro in team delle professioni in ospedale come sul territorio, per garantire la salute di tutti”.

Le priorità per il Ssn

Ricorda gli anni durissimi di Covid “vissuti in prima linea anche dai medici internisti, che hanno assistito il 70% dei pazienti colpiti dal virus”, il presidente della Federazione dei medici internisti (Fadoi), Francesco Dentali. “Dalla pandemia abbiamo tutti imparato moltissimo – dice Dentali – ma molto c’è ancora da fare per organizzare al meglio la nostra sanità, sia per il presente che per non farci più trovare impreparati di fronte ad eventuali nuove emergenze. In primis, se vogliamo che il virus non rialzi più la testa occorre continuare la sensibilizzazione sull’importanza della vaccinazione nelle fasce di popolazione anziana e fragile che ancora oggi corrono molti rischi qualora dovessero contrarre il virus”.

“Occorre poi lavorare per rendere i nostri ospedali più duttili e in grado di reagire prontamente a possibili nuove fasi critiche. Inoltre, la nostra assistenza territoriale va potenziata nel suo ruolo fondamentale di filtro. Per queste ragioni sarà fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Pnrr. Inoltre, auspichiamo venga al più presto approvato il nuovo Piano pandemico e allo stesso tempo sia messa in atto la revisione del Dm 70/2015 sugli standard ospedalieri in correlazione al Dm 77/2022 sugli standard territoriali in modo da creare quella reale sinergia tra ospedale e territorio da troppo tempo attesa”, conclude Dentali.

Gli arretrati ai familiari dei medici uccisi dal virus

Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, rievoca con commozione i mesi più bui della pandemia con gli occhi del medico di medicina generale. “Anche se sono trascorsi quattro anni, per tutti noi resta vivo il ricordo di quei mesi. Così come è vivo il ricordo dei colleghi che hanno sacrificato la propria vita pur di non far mancare assistenza a pazienti che, altrimenti, sarebbero restati soli”. Non sarebbe giusto dimenticare che è anche grazie ai tanti medici di medicina generale che tante vite si sono salvate. Ecco perchè Fimmg – in occasione della discussione per il rinnovo dell’ACN 2019-2021 – si è spesa “e si spenderà ancora se necessario per garantire il riconoscimento degli arretrati a partire dal 2019 anche ai familiari dei medici che hanno perso la vita a causa di Covid-19″.

Per evitare che al dolore di una perdita si debba aggiungere anche un dolore burocratico, Fimmg ha già allertando tutte le segreterie provinciali, che saranno a disposizione degli eredi per offrire loro assistenza anche sotto il profilo amministrativo nel rapporto con le Asl che dovranno riconoscere e versare il dovuto.

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