Tariffe della sanità, il decreto slitta ancora

Orazio Schillaci

La scadenza del 1 aprile passerà, ma dovremo attendere ancora per il decreto Tariffe. A confermare le preoccupazioni delle associazioni è stato il ministro della Salute Orazio Schillaci, che nei giorni scorsi aveva ricevuto una ‘lettera appello’ firmata da Cittadinanzattiva – CnAMC (Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici e rari) e Omar (Osservatorio Malattie Rare), sottoscritta da oltre 90 federazioni e associazioni aderenti al CnAMC e all’Alleanza Malattie Rare.

Decreto tariffe, l’appello delle associazioni e quello dei medici

A bloccare il provvedimento una serie di criticità. Il nuovo tariffario della specialistica ambulatoriale ha, infatti, suscitato la contrarietà della sanità privata convenzionata. E questo perché alcune tariffe non sarebbero sostenibili.

Le associazioni chiedevano di non rimandare l’entrata in vigore del decreto Tariffe e, con esso, della possibilità per i cittadini di accedere alle prestazioni specialistiche e ambulatoriali inserite nei Lea del 2017. I cosiddetti nuovi Lea, che però nel frattempo sono drammaticamente invecchiati.

Affrontando il tema nel corso dell’evento Adnkronos Q&A ‘Salute e sanità, una sfida condivisa’, Schillaci ha spiegato: “Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario ci stiamo ragionando, perché credo che sia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate” alla realtà. “Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni”. Non proprio una sorpresa, dunque.

“Queste tariffe, molto semplicemente, non sono remunerative dei costi sostenuti dalle strutture – aveva detto a Fortune Italia Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata –  una circostanza che riguarda tanto gli ospedali di diritto privato, quanto quelli di diritto pubblico che – nonostante i ripiani – si troveranno con bilanci sempre più precari. Se analizziamo le voci confrontabili tra il tariffario Balduzzi e il tariffario 2023, oltre il 60% ha un delta negativo: questo avviene, in particolare, per le prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio. È una riduzione delle tariffe che, per le prestazioni in diminuzione, comporta una oscillazione dal 30% all’80%”.

Alla presidente avevamo chiesto qualche esempio. “La remunerazione per il prelievo bronchiale in corso di broncoscopia viene decurtata di 116 euro, mentre la tariffa legata alla biopsia in sede unica dell’intestino crasso in corso di colonscopia totale diminuisce di 57 euro (si tratta di un -47% sul 2012). Discorso a sé, poi, meritano le tariffe per visite specialistiche, rispetto alle quali il rimborso rimane, assolutamente, risibile: come si può pensare, con la tariffa di 22 euro, di potere sostenere i costi del personale medico e infermieristico, così come i costi amministrativi, gestionali e strumentali?
Il pericolo concreto è quello di dover interrompere l’erogazione di servizi e prestazioni, riducendo la tutela garantita dal Servizio sanitario nazionale e, parallelamente, facendo aumentare le liste d’attesa”, paventava Cittadini.

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