Farmaci generici: boom dei ricavi, ma crescono di più i costi

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Aumentano le confezioni vendute (322 milioni nel 2018), aumentano i ricavi (del 67% dal 2010 al 2016), ma la situazione dei farmaci generici in Italia continua a presentare luci e ombre. Secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Nomisma, il comparto è composto per lo più da imprese relativamente giovani, di media dimensione e più strutturate rispetto a quelle del farma (il 31% delle aziende di generici sono Spa). Ha un impatto sull’economia del Paese pari a 8 miliardi di euro, e un significativo effetto anche sull’occupazione con oltre 8mila dipendenti e un impatto totale stimato di oltre 33mila occupati (effetto indiretto di 11.500 dipendenti, effetto indotto 13.400).

Ma è l’analisi di costi e ricavi che fa preoccupare. Le aziende dei generici come detto fanno più produzione e più ricavi, cresciuti del 67% contro il 25,7% nelle imprese totali del comparto farma, ma non recuperano il gap sulla crescita dei costi di produzione che, tra il 2010 e il 2016, aumentano del 69%. Una sempre maggiore diffusione degli equivalenti aumenta i ricavi, ma tale aumento pur considerevole, tuttavia resta più basso di quello dei costi di produzione di due punti percentuali. La voce che pesa di più è quella delle materie prime, che aumenta del 4,2% nell’ultimo anno considerato, ma aumentano anche del 7,6% i costi del personale. La sintesi della diversità di andamento è riassunta dall’andamento dell’Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization): dal 2010 al 2016 nelle imprese dei generici cala del 45%, con una flessione di ben 25 punti soltanto nell’ultimo anno preso in considerazione, mentre nel totale delle imprese del settore farmaceutico cresce del 6% a partire dal 2014. “Emergono luci e ombre – spiega Enrique Häusermann, presidente Assogenerici – luci che non devono essere spente e ombre che non devono allargarsi. Siamo un settore dinamico, che produce salute, impresa e dà lavoro. Le ombre riguardano in particolare lo sviluppo d’impresa”.

Eppure anche il dato sulle confezioni di farmaci generici vendute dal 2014 al 2018 è positivo: da 287 milioni a 322 milioni, con un incremento delle quantità vendute del 12% in soli quattro anni. Dal 2009 ad oggi le confezioni consumate di farmaci generici sono aumentate del 126%. Nel complesso, sono aumentate del 4,6% le confezioni totali di farmaci vendute, ma con un calo dei prezzi (-22%). L’effetto è quindi positivo in termini di capacità da parte del sistema produttivo di garantire una crescente disponibilità di farmaci a un prezzo medio costantemente decrescente.

“Il Servizio sanitario investe nei farmaci un quinto delle risorse ogni anno, ci sentiamo un investitore importante in questo settore e il settore dei farmaci generici può giocare una parte importantissima, perché ci permette di raggiungere più pazienti, i nostri obiettivi in termini di salute e di efficientare l’uso delle risorse”, ha detto il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca Li Bassi, intervenendo alla presentazione. “Abbiamo una penetrazione oggi dei farmaci generici che è di circa il 30%; altri Paesi riescono a fare molto meglio (Germania, Regno Unito, sono al 60%, l’Olanda è al 70%). I biosimilari in Norvegia hanno una penetrazione del 90% – aggiunge Li Bassi – in molti Paesi la maggior parte della gente viene curata con i farmaci generici, che assicurano un livello di efficacia, sicurezza e qualità che rispetta tutti gli standard a livello internazionale. Dobbiamo impegnarci tutti nella filiera per poter comunicare questo senso di sicurezza nei pazienti, nei prescrittori e in chi dispensa i farmaci, in modo che questo utilizzo di farmaci generici e biosimilari acquisti una rilevanza e importanza sempre maggiore”.

“Questa industria – conclude – dà vita a prodotti che all’85% vengono esportati: la pressione dei prezzi non è solo un fatto nazionale, bensì probabilmente internazionale e non riguarda solo la rimborsabilità dell’Ssn”. Per il presidente di Assogenerici, Enrique Häusermann, nella penetrazione al 30% di questi farmaci sul mercato “sono due gli elementi da considerare in Italia: un brevetto introdotto nel 1978, scontiamo 25 anni sulla Germania, e poi c’è l’elemento della cultura. Chiediamo che si continui a condividere iniziative e promuovendo cultura dell’equivalente in primis, senza trascurare i biosimilari”.

Segnali di pesante disagio emergono dalle dinamiche dei meccanismi di gara, che presiedono a tutte le forniture ospedaliere: tra il 2016 e il 2018 l’incidenza in volume dei generici sulla farmaceutica ospedaliera è cresciuta di quattro punti percentuali (dal 23,4% al 27,3%), ma la quota in valore è aumentata solo dello 0,3%. Nello stesso arco di tempo risulta decisamente in aumento la percentuale dei lotti non aggiudicati (dal 21,5% del 2010 al 24,4% del 2018), mentre incrociando il numero medio di offerte per lotto aggiudicato con la data di scadenza brevettuale dei medicinali in gara si scopre che a dieci anni dalla scadenza del brevetto il tasso di partecipazione risulta quasi azzerato. Una conferma del fatto che le gare al massimo ribasso rischiano nel tempo di fare fuoriuscire dal mercato numerose imprese, soprattutto PMI – sottolinea lo studio – determinando la contrazione del numero di operatori in grado di fornire il mercato e la conseguente minore affidabilità delle forniture, che già oggi si traduce nel ricorrente fenomeno delle carenze di molti farmaci essenziali. “Dal 2010, la continua pressione verso il basso dei prezzi dei farmaci generici ha costantemente eroso la marginalità lorda delle imprese del comparto – evidenzia il presidente Assogenerici – Il pericolo è che si sia toccato un livello critico dei prezzi, al di sotto del quale la sostenibilità economica di molte imprese potrebbe risultare a rischio”.

“È imprescindibile una collaborazione stretta tra Governo e Assogenerici. È lampante infatti che questa industria manifatturiera del farmaco ancora ‘tiene botta’ in un settore che ha visto una crisi generale. La competizione in genere è sana, ma in forma estrema può veramente portare danni irreparabili”, ha detto il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi, intervenendo alla presentazione dell’Osservatorio Nomisma.

“Non sono un addetto al settore, un tecnico – rileva Bartolazzi – ma un’opportunità che vedo importante è avere come target i farmaci innovativi, che hanno prezzi molto elevati. È un’opportunità unica quella di riuscire a impattare in questo ambito. Vedo in maniera favorevole una partnership pubblico privata per sviluppare anche progetti di ricerca per sostituire farmaci innovativi altamente costosi”. “Bisogna poi – conclude – potenziare l’informazione sui medicinali equivalenti e secondo me questo è più facilitato se si è informati adeguatamente sulla reale qualità di questi farmaci, fare in modo cioè che medici e utenti possano avere contezza dell’efficacia”.

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