MyEye 2.0, l’intelligenza artificiale che aiuta gli ipovedenti

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È grande quanto una chiavetta Usb, ma funziona come un terzo occhio, in grado di riportare chiarezza laddove la vista si è offuscata. MyEye 2.0 è il dispositivo basato su A.I. sviluppato dall’azienda israeliana OrCam. Di Attilia Burke.

È grande quanto una chiavetta Usb, ma funziona come un terzo occhio, in grado di riportare chiarezza laddove la vista si è offuscata. Si incastra discretamente sopra la montatura degli occhiali grazie a un magnete. E racconta alla persona ipovedente o non vedente la realtà che la circonda: può leggere i messaggi sul cellulare o un libro, il menù al ristorante o i prezzi al supermercato, ma anche riconoscere i volti delle persone. Un viaggio verso la riconquista non solo di un senso prezioso, ma di un’autonomia che non tutti riescono a recuperare una volta che la visione diviene sfocata e la realtà meno nitida. OrCam MyEye 2.0 è una tecnologia pionieristica basata sull’intelligenza artificiale. “Stiamo sviluppando anche delle features, disponibili entro fine anno, che aiutano la persona ipovedente ad orientarsi mentre cammina”, racconta Yoav Reuveni, regional manager per l’Italia del device made in Israele.

Pesa solo 22,5 grammi il dispositivo intelligente per la vista, ed è l’unica tecnologia per la visione artificiale indossabile che viene attivato sfiorandola o semplicemente seguendo lo sguardo di chi lo indossa – consentendo l’uso a mani libere – senza la necessità di uno smartphone o di un wi-fi. Dunque, completamente offline, garantendo la privacy dei dati.

La storia di questa tecnologia affonda le sue radici in un Paese grande come una regione ma con una rilevanza, sul fronte dell’innovazione, paragonabile a quello delle ‘big economies’. OrCam Technologies viene co-fondata nel 2010 da Amnon Shashua, professore d’informatica all’università ebraica di Gerusalemme, vicepresidente di Intel Corporation e presidente e Ad di Mobileye. Insieme a Ziv Aviram, attuale presidente e Ceo di OrCam. “A febbraio del 2010 abbiamo completato un round di finanziamento da 1 mld di dollari, diventando così uno dei 38 unicorni presenti nella global healthcare”, racconta Reuveni.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di gennaio.

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