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Coronavirus, 11 mln di persone in lockdown per proteggere Pechino

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Di Eamon Barrett – La Cina ha imposto il lockdown nella capitale della provincia dello Hebei, Shijiazhuang, una città di 11 milioni di abitanti, mentre la città entra in “assetto di guerra” per combattere un nuovo focolaio di Covid-19 che ha colpito oltre 300 persone.
 
Sabato la Cina ha registrato 69 nuovi casi di coronavirus, il doppio del totale del giorno prima. La maggior parte dei nuovi casi si è verificata nell’Hebei, che ha accumulato 360 nuovi casi negli ultimi otto giorni.
 
Questa ondata è il picco più grande da quando un focolaio di circa 300 persone è emerso nello Xinjiang alla fine dell’anno scorso, e arriva quasi un anno dopo il lockdown di Wuhan, il sito originale dell’epidemia. Ma per i leader politici a Pechino, la minaccia dell’epidemia nell’Hebei è, letteralmente, molto più vicina.
 
L’Hebei infatti circonda Pechino, e il governo centrale si sta preparando per ospitare la riunione annuale del parlamento cinese nella capitale, a marzo. L’incontro dell’anno scorso è stato rinviato di mesi a causa del Covid-19.
 
Con il nemico alle porte, il premier cinese Li Keqiang ha di fatto invitato i leader della città di Shijiazhuang a non ripetere gli errori commessi a Wuhan, dove i funzionari hanno inizialmente coperto l’entità dell’epidemia per settimane.
 
“Nel processo di prevenzione e controllo della malattia, una delle chiavi è cercare sempre la verità dei fatti, rilasciare in modo trasparente le informazioni sull’epidemia e non consentirne mai l’occultamento”, ha detto Li venerdì scorso durante una riunione del Consiglio di Stato cinese.
 
Secondo i media locali, i leader dell’Hebei si sono impegnati a difendere la Capitale, promettendo che la provincia fungerà da “fossato” intorno a Pechino, proteggendola dalla diffusione del virus.
 
Domenica, lo Hebei ha detto che 13 milioni di persone a Shijiazhuang e nella vicina Xingtai sono state testate per il coronavirus dall’inizio dell’ondata la scorsa settimana. I funzionari hanno sospeso i trasporti pubblici nelle due città, mentre le amministrazioni locali hanno vietato di attraversare i confini urbani e limitato gli spostamenti dei residenti alle loro comunità di origine.
 
Anche con tutte le difese alzate, Pechino sta già affrontando il proprio focolaio nel distretto di Shunyi, sede dell’aeroporto internazionale. Circa 30 persone hanno contratto il coronavirus a Shunyi dalla fine di dicembre, compreso un tassista. In risposta, il distretto ha sospeso i servizi di ride hailing nell’area, ad eccezione di quelli che servono l’aeroporto.
 
Le autorità stanno cercando di scoprire la fonte dei nuovi focolai. Il focolaio di Shunyi a Pechino è stato collegato a un arrivo dall’Indonesia, atterrato nella provincia del Fujian a novembre prima di recarsi a Pechino dopo aver completato una quarantena di 14 giorni ed essere risultato negativo al Coronavirus. Ora, infatti, Pechino richiede che gli arrivi in ​​entrata siano messi in quarantena per tre settimane, anziché due.
 
La fonte dell’epidemia dell’Hebei rimane un mistero. Prima che lo scoppio improvviso dell’epidemia iniziasse, all’inizio di gennaio, la provincia aveva segnalato zero casi dal giugno dello scorso anno.

 

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