Covid in Italia, numeri incredibili ma ecco l’eredità del virus

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Incredibili. Non c’è altro modo per sintetizzare i numeri dell’ultimo monitoraggio Covid, diffuso da ministero della Salute e Istituto Superiore di sanità. Tra il 28 marzo e il 3 aprile sono stati appena
505 i nuovi casi Covid in Italia, un secco -16,3% rispetto alla settimana precedente (quando erano 603). Intanto le mascherine diventano sempre più rare, anche negli aeroporti, ma resta l’eredità del virus un tempo pandemico: il Long Covid. E i pazienti, anche quelli italiani, chiedono attenzione e ascolto.

I numeri

Vediamo prima i dati: il monitoraggio ci parla di 21 morti, +5% rispetto alla settimana precedente (quando erano 20), a fronte di 95.940 tamponi effettuati. Il fatto è che il virus di Covid-19 fa sempre meno paura e chi presenta i sintomi è decisamente meno incline a fare il test. Ma dobbiamo dire anche che i sintomi, oramai, sono spesso sfumati, tanto da essere derubricati a un malanno di stagione.

Curva piatta dagli ospedali

A dircelto è il tasso di occupazione in area medica: al 3 aprile siamo all’1,2% (732 ricoverati positivi a Covid), rispetto al 1,2% (754 ricoverati) del 27 marzo. In terapia intensiva si conferma un dato stabile: siamo allo 0,2% (22 ricoverati), rispetto allo 0,2% (25 ricoverati) di sette giorni prima.

Le richieste dei pazienti

Tutto bene, allora? Non proprio. Guidati da Francesca Lo Castro, portavoce della Rete Long Covid Italia e membro fondatore dell’associazione Long Covid Support in UK, i pazienti affllitti da questa condizione hanno presentato le richieste alle istutuzioni. Rete Long Covid, con un pesante fardello. Non è la prima volta che ne parliamo: l’infezione può lasciare strascichi pesantissimi.

I dati sul Long Covid

In questo caso non ci sono numeri certi. Ma l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) stima che i malati di Long Covid in Europa siano 36 milioni, tra adulti e bambini. Il covid-19 ci ha reso molto debilitati e tanti sono diventati disabili e malati cronici. “La salute ci è stata rubata dal virus, e ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni”, sostengono i pazienti, chiedendo “di essere ascoltati, supportati e coinvolti attivamente nelle decisioni politiche, sanitarie e lavorative. Siamo stanchi di essere considerati malati immaginari e invisibili. E chiediamo riconoscimento”.

In particolare, Rete Long Covid Italia chiede che lo Stato: riconosca il Long Covid come sindrome cronica e debilitante; investa nella ricerca, nelle collaborazioni internazionali e studi clinici nel territorio; offra supporto per i pazienti e le loro famiglie in ambito sociale, lavorativo e scolastico
dia accesso equo a test diagnostici e terapie di supporto; coinvolga i pazienti nella ricerca e nei tavoli di lavoro istituzionali.

Ma di che numeri parliamo nel nostro Paese? Ebbene, semplicemente non esistono stime del numero di pazienti Long Covid in Italia. Ericka Olaya Andrade, co-fondatrice della Rete e affetta da Long Covid da 4 anni in seguito a un infortunio sul lavoro causa Covid, è attiva sui media italiani e internazionali dando testimonianza e lottando per fare riconoscere i diritti e le tutele essenziali, come il diritto alla vita e alla salute. Rete Long Covid Italia, ha lanciato la propria comunitá online il 5 aprile. Come lamenta Francesca Lo Castro, co-fondatrice e portavoce della Rete Long Covid, “troppo spesso i sintomi del Long Covid vengono minimizzati e sminuiti a ‘problemi psicosomatici, di ansia o depressione”. La richiesta, alla fine, è semplice: attenzione e risposte terapeutiche. Perchè non sempre, purtroppo, con la negatività si dimentica l’infezione.

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