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Un anno senza abbracci pesa su società ed economia

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“Cingere, afferrare, serrare con le braccia una persona, per lo più in segno di affetto, ma anche comprendere e contenere in sé”: sono i significati e le emozioni contenute nella parola abbracciare, quella a cui abbiamo dovuto rinunciare per lungo tempo. Purtroppo.

Si abbraccia con le braccia e con il corpo, si abbraccia un’idea, un sogno, un ideale. Un gesto che avvicina e intreccia destini, creando qualcosa di nuovo. E il 21 gennaio è la sua festa.

Una Giornata mondiale degli abbracci che arriva dopo un anno in cui questo gesto si è rarefatto, fino a scomparire. “L’abbraccio, come il bacio e la stretta di mano, è un gesto che appartiene allo spettro dell’affettività. Ma con il lockdown dovuto al Covid abbiamo tutti subito una interruzione brusca di questa ritualità, utile per codificare le interazioni sociali. E la mancanza di abbracci si è sentita a livello personale, ma anche sociale e perfino economico”, sottolinea Rosario Sorrentino, neurologo, scrittore e divulgatore scientifico.

“L’abbraccio è una modalità che rassicura l’altro, permette infatti di trasmettere empatia. Attraverso gli abbracci il cervello fa gioco di squadra, anche perché in questo modo incrementa la produzione di ossitocina, l’ormone del benessere e delle coccole”, spiega il neurologo. Diminuiscono così i livelli di stress, l’ansia, e aumentano fiducia, senso di appartenenza e socializzazione.

“Gli abbracci circoscrivono e coinvolgono, rafforzando le relazioni sociali. Si tratta di gesti importanti dal punto di vista evolutivo, perché avvicinano agli altri. Certo, in questi lunghi mesi abbiamo dovuto ricorrere a forme alternative, ad un’affettività diversa e a una socialità ridotta, cauta e a distanza. La nostra società ne ha risentito, è diventata più diffidente, distaccata. E noi ci siamo sentiti più soli ed isolati”.

Parallelamente “anche l’economia è cambiata”. Giocoforza, riflette Sorrentino, abbiamo iniziato ad evitare locali un tempo affollati, andare anche solo al bar o al ristorante è stato difficile o impossibile per mesi, le palestre sono ancora chiuse e interi settore del Paese arrancano. In moltissimi si sono convertiti agli acquisti online, ma lo smart working ha spinto molti a rinunciare ad acquistare oggetti diventati all’improvviso inutili.

“Senza abbracci ci sentiamo più soli e meno sicuri”. Torneremo ad abbracciarci? “Una bella domanda. Ce lo auguriamo di certo. Ma adesso dobbiamo tenere duro, ed evitare gesti che potrebbero finire per fare il gioco del virus. In questa fase, piuttosto, elaboreremo un nuovo repertorio di gesti alternativi”, prevede il neurologo Sorrentino. Gesti magari più efficaci della mano sul cuore o dell’orribile gomito contro gomito, che consentano al popolo in mascherina di “esprimere simpatia, vicinanza, persino affetto evitando contatti pericolosi”.

Ma attenzione: “Senza abbracci si riduce la forza della rete sociale, a cui viene a mancare una sorta di sigillo”, di collante. Sì, sembra davvero difficile pensare ad un’umanità in grado di rinunciare per sempre agli abbracci. Un’umanità che smetta di essere umana, che rinunci al calore affettivo e fisico dell’altro.

Torneremo ad abbracciarci, ma non ora.

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