Vaccini Covid, gli scienziati e il caso ReiThera

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Mentre la campagna anti-Covid si complica per ‘carenza’ di vaccini – e la raccomandazione di usare il siero AstraZeneca negli under 55 non semplifica le cose – piovono strali sull’operazione ReiThera. Dopo le critiche di scienziati come Enrico Bucci e Antonella Viola, oggi scende in campo la corazzata del Patto trasversale per la scienza (Pts). In sintesi, gli scienziati presieduti da Guido Poli chiedono più trasparenza e “una netta separazione della gestione di finanziamenti pubblici destinati all’emergenza pandemica da quella dei fondi per la ricerca scientifica correlata”.

 

“Abbiamo letto in questi giorni un interessante dialogo sulla stampa nazionale tra Luciano Capone ed Enrico Bucci, da un lato, e Domenico Arcuri” commissario straordinario per l’emergenza Covid “nonché amministratore delegato di Invitalia Spa, coadiuvato da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Irccs Spallanzani, Nicola Magrini, Dg dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), e Antonella Folgori (presidente, ReiThera)”, scrivono gli scienziati del Patto.

 

Al centro del dibattito il “significativo investimento” (81 milioni di euro) di Invitalia in ReiThera, piccola biotech italiana consorziata con due aziende, una in Belgio e l’altra in Germania, per lo sviluppo e la produzione di un vaccino anti-Covid basato sulla tecnologia dei vettori adenovirali. Una strategia simile a quella adottata per vaccini che hanno ottenuto già la licenza d’uso condizionata in Italia, come AstraZeneca/Oxford.

 

Sebbene “condividiamo in toto le perplessità tecniche sul progetto specifico del vaccino sperimentale di ReiThera, ben evidenziate da Enrico Bucci e riprese indipendentemente da Antonella Viola, entrambi membri del Consiglio direttivo del Pts”, gli scienziati del Patto si focalizzano su un aspetto più generale della vicenda. “Innanzitutto parrebbe essere stato messo in atto in questo caso
un meccanismo facilitato da conoscenze personali che hanno anche apparentemente coinvolto in un ruolo attivo diverse figure istituzionali per facilitare un finanziamento diretto a ReiThera in assenza di qualsiasi procedura pubblica e trasparente sul processo adottato”, scrivono.

 

Questo mentre “ogni investimento in ricerca e sviluppo di denaro pubblico” deve avvenire “nella totale trasparenza sulla procedura di assegnazione, sulle ragioni per l’identificazione dei possibili soggetti finanziati e sulla valutazione scientifica e tecnico-finanziaria, prima, durante e dopo l’investimento. Ciò perché, sebbene spetti alla politica assumersi la responsabilità delle scelte implicanti finanziamenti pubblici, queste non possono essere adottate in deroga alla responsabilità che ne deriva di fronte al cittadino. E tale principio vale in particolare nel caso del finanziamento erogato da Invitalia a ReiThera soprattutto per le implicazioni che il finanziamento pubblico del progetto dovrebbe avere sulla salute pubblica dell’intero Paese”.

 

Insomma, se la politica si assume la responsabilità di questa selezione, tutto il processo dev’essere completamente aperto, trasparente e scrutinabile perché la comunità scientifica, in rappresentanza della comunità civile, possa giudicare la bontà e la legittimità della scelta. In altre parole, per il Patto “non è ammissibile che si prendano decisioni definite strategiche, e quindi di competenza della politica, senza rendere il processo decisionale accessibile allo scrutinio pubblico”.

 

C’è poi un altro aspetto del ‘caso ReiThera’ che preoccupa gli scienziati del Pts. “Non è accettabile -scrivono – che una singola persona assommi a sé, quale Ad, la decisione di investire i finanziamenti di Invitalia in un’azienda che ha in sviluppo un candidato vaccino per poi valutare l’acquisto e fornitura dello stesso vaccino per lo stato nella veste di Commissario per l’emergenza Covid”.

 

Ma gli scienziati non si fermano qui. “Non è accettabile che i vertici di Aifa siano coinvolti nella presentazione di dati preliminari assieme al management dell’azienda che li ha prodotti, invece di astenersi da dichiarazioni che non siano quelle conseguenti alla richiesta di un parere ufficiale di Aifa al momento opportuno e da rilasciarsi secondo i canali previsti”.

 

Infine, Il Pts chiede la condivisione con la comunità scientifica di tutti i dati sperimentali inerenti al finanziamento pubblico del progetto Reithera (come di ogni altro progetto finanziato con denaro pubblico) per poter valutare sia la reale consistenza dei risultati della ricerca sia la congruità dell’investimento pubblico su di essa.

 

L’auspicio del Patto è che i “finanziamenti alla ricerca direttamente collegata alla pandemia in corso beneficino di processi decisionali rapidi, trasparenti e super partes”. Gli scienziati chiamano infine in causa il Governo, chiedendo un immediato intervento finalizzato alla “netta
separazione di responsabilità nelle gestione del finanziamento degli aspetti emergenziali dai compiti di selezione e investimento legati alla ricerca e sviluppo per fronteggiare la pandemia”.

 

Intanto sono già oltre 3.000 le firme che in 24 ore sono arrivate all’Associazione Luca Coscioni, mandando letteralmente in tilt il sito, sul “conflitto di interessi che riguarda Domenico Arcuri”. Il commissario per l’emergenza coronavirus, con il mandato di dirigere il piano vaccinale, “è allo stesso tempo l’amministratore delegato di Invitalia che ha investito in un’azienda privata italiana al lavoro su un vaccino in fase di sperimentazione”, sottolinea l’Associazione che ha promosso l’appello online.

 

L’Associazione chiede “al Governo, e allo stesso Arcuri, di risolvere immediatamente il conflitto d’interessi, dimettendosi da uno dei due incarichi palesemente incompatibili. Per non pregiudicare la credibilità del suo operato in un momento così difficile per il Paese e di spiegare il perché della sua scelta di investimento”.

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