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Covid, l’Italia accelera sugli anticorpi monoclonali

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Mentre i vaccini anti-Covid continuano ad arrivare col contagocce, si moltiplicano le pressioni per usare anche in Italia gli anticorpi monoclonali. Farmaci innovativi (e costosi) che promettono però di frenare l’azione del virus ma anche l’afflusso dei malati di Covid negli ospedali e nelle terapie intensive. Fornendo inoltre una sorta di ‘scudo temporaneo’ contro Sars-Cov-2, in attesa della vaccinazione di massa.

 

Ebbene, dopo le pressioni dei giorni scorsi del presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, il virologo Giorgio Palù, e di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, il via libera agli anticorpi monoclonali potrebbe essere più vicino. Lo stesso Speranza starebbe facendo pressing sull’Aifa per una accelerazione. E proprio oggi potrebbero arrivare grandi novità. L’Agenzia italiana, in attesa del pronunciamento dell’omologa europea, aveva lanciato uno studio clinico sull’efficacia degli anticorpi monoclonali per il trattamento di Covid-19. Ma per Palù occorre fare presto: lo scienziato ha fatto sapere di avere un dialogo aperto col ministro, e di auspicare un veloce via libera in Italia in via emergenziale degli anticorpi monoclonali.

 

Si tratta di farmaci, resi celebri dall’ex presidente Usa Donald Trump, alcuni dei quali già autorizzati in altri Paesi in via emergenziale, Stati Uniti inclusi. “Sulla loro efficacia ci sono fior di studi e nessuna controindicazione”, aveva ricordato Palù. “Studi di fase 3 hanno mostrato come i monoclonali, se somministrati in fase precoce, riducono i ricoveri del 70% e la mortalità in soggetti fragili”, ha detto il virologo su Rai Radio1. Secondo l’esperto non bisogna più aspettare, perché “abbiamo sia lo strumento giuridico, cioè la possibilità di decretazione d’urgenza da parte del ministero, sia i dati pubblicati“.

 

C’è poi da considerare la questione dei costi. Gli anticorpi monoclonali costano infatti alcune migliaia di euro a trattamento. Anche se quelli italiani, sviluppati dal celebre scienziato Rino Rappuoli nei laboratori di Toscana Life Sciences, promettono costi più contenuti e una somministrazione più agile rispetto all’infusione di Trump (gli studi sono ancora in corso).

 

Ma che succede in Europa? Se la Germania ha dato il suo primo ok, acquistando 200mila dosi di anticorpi monoclonale, il Comitato per i medicinali a uso umano dell’Ema ha appena avviato una procedura di revisione continua (la rolling review) sui dati della combinazione di anticorpi monoclonali ‘Regn-CoV2’ (casirivimab/imdevimab), co-sviluppata da Regeneron Pharmaceuticals e F.Hoffman-La Roche, Ltd (Roche).

 

La decisione si basa sui risultati preliminari di uno studio che indica “un effetto benefico del farmaco nel ridurre la carica virale in pazienti Covid-19 non ospedalizzati”. Tuttavia, l’Ema fa sapere di non aver ancora valutato lo studio completo e che “è troppo presto per trarre conclusioni sul rapporto rischi-benefici” di questi anticorpi monoclonali. Insomma, l’Europa non sembra avere (troppa) fretta.

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