Si discute, giustamente, dell’orario del coprifuoco e delle modalità con cui riaprire in sicurezza le attività che ancora sono chiuse. Perché l’epidemia Covid non può dirsi superata, visti i numeri, e visto il precedente della scorsa estate. Poi, però, ci sono gli aeroporti che riaprono e le persone che tornano a spostarsi, per lavoro, per tornare a casa o per concedersi finalmente una vacanza. Migliaia di persone. Per ora, soprattutto sui voli nazionali.
Roma-Brindisi, andata e ritorno
Ieri, 14 maggio, sono andato e tornato in giornata sulla tratta Roma-Brindisi. Uno spostamento tra due regioni gialle. Sono partito con Ryanair: nessuna richiesta di tampone, nessun accenno alla prevenzione Covid, aereo al completo, molte mascherine chirurgiche, a partire da quelle di hostess e steward. Un’ora di volo, il tempo sufficiente con un positivo a bordo per creare le condizioni per il contagio. Sono tornato con un volo Alitalia. Stesse procedure, ad eccezione della firma di un’autocertificazione in cui si sostiene di non avere Covid e di non essere stati a contatto con positivi.
I due aeroporti
Nei due aeroporti, Roma Fiumicino e Brindisi, l’unica misura preventiva è l’utilizzo del termo scanner. Basta quindi assicurarsi che nessuno abbia la febbre per rendere sicuri i voli? Il personale di terra viene bersagliato di domande dai quei passeggeri che chiedono come devono fare a comunicare di avere in tasca l’esito negativo di un test. La risposta è: “non serve, almeno per ora”. Quando si prenota con Ryanair, è previsto uno spazio ad hoc sull’app per caricare la documentazione Covid. “Servirà, ma più avanti”. Per ora, tutti liberi.
Solo una domanda
A queste domande, senza necessariamente scadere nelle chiacchiere da bar, se ne aggiungono altre. Le sintetizziamo: non è il caso di trovare soluzioni che, anche negli aeroporti e sugli aerei, consentano di non vanificare gli sforzi che tutti stiamo facendo per tornare alla normalità correndo meno rischi possibile?
