Mare, quanto costa non saper nuotare

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E’ già tempo di vacanze, ma se il mare sarà la scelta di molte famiglie italiane, quanto costa non saper nuotare? “Più di 400 persone ogni anno muoiono in Italia per annegamento. Anziani, ma anche giovani. Ecco perché sono convinto che questo sia il momento ideale per un corso di nuoto“. A sottolinearlo è Italo Farnetani, docente alla Libera Università Ludes di Malta.

I costi, dunque, si contano in vite umane. I tassi di mortalità più elevati per annegamento, precisa il pediatra, appartengono alla classe di età superiore ai 70 anni (9,4/1.000.000), seguita dai giovani tra 15 e 29 anni (6,1/1.000.000). Circa il 42% dei soggetti è morto al di fuori della propria provincia di residenza. Infine tra i 15 e i 19 anni questa è l’ottava causa di morte, e la seconda per incidente.

Ma perché ancora tanti italiani non sanno nuotare? “Qualche anno fa ho realizzato una ricerca tra i pediatri, verificandola periodicamente, per capire quale fosse lo sport più gettonato fra i bambini in base alle certificazioni richieste. Ebbene, proprio il nuoto è lo sport più praticato. Fra i bambini tra i 5 e i 10 anni, nel caso dei maschi lo sport più praticato è il calcio (24,61%), seguito da nuoto 22,11% e pallacanestro (18,69%). Nella stessa fascia di età le femmine praticano nuoto nel 26,10% dei casi, più di ginnastica artistica con il 25,22% e pallavolo, al 12,38%”.

Fra gli adolescenti dagli 11 e ai 14 anni il nuoto si assesta saldamente al primo posto: è praticato dal 30,9% dei maschi e dal 36,08 % delle femmine. Per i maschi il secondo sport è il calcio (21,56%), mentre tra le femmine c’è la ginnastica artistica (18,26%). Insomma, i giovanissimi fanno corsi di nuoto. Ma poi sanno nuotare davvero?

“Saper nuotare non bene, ma benissimo è la forma più importante per prevenire l’annegamento in mare. Qui iniziano i problemi, perché se fino a 4 anni è sufficiente far indossare ai bambini i braccioli, che sono una forma importante di sicurezza e prevenzione, dopo tale età si dovrebbe iniziare a imparare bene a nuotare. Ma oggi solo un adolescente su 3 sa nuotare in modo da poter stare al mare in sicurezza”, dice il pediatra.

“La situazione dell’Italia è disastrosa. Basta osservare le statistiche. Su sette milioni e mezzo di minori da 4 a 18 anni solo 2,2 milioni, ovvero il 30%,sa nuotare bene; 2,2 mln sanno solo galleggiare e spostarsi in avanti, mentre il 10%, sa nuoticchiare solo in piscina, ma non in mare e il restante 30% non sa nuotare affatto”.

“In base a queste statistiche i dati sugli annegamenti si chiariscono: fino a 12 anni i bambini fanno il bagno in mare vicino agli adulti e non si allontanano troppo dalla riva. Ma, quando con l’adolescenza acquisiscono maggiore autonomia, sono ad alto rischio, perché hanno meno controlli e in due casi su tre stanno in acqua senza saper nuotare o sapendo appena galleggiare”.

Non solo, “ci sono tre milioni di bambini o adolescenti che sono ancor più a rischio perché si sentono sicuri, avendo la falsa idea di saper nuotare, così si avventurano in acqua, ma non sono in grado di affrontare la pur minima emergenza in mare. Questo gruppo è formato da quel 30% che sa solo galleggiare, ma non è in grado di affrontare una difficoltà in acqua e dal 10% che sa galleggiare solo in piscina”.

Cosa fare, dunque? “Il consiglio è quello di far seguire corsi di nuoto, perché occorrono istruttori idonei e opportunamente formati per imparare a nuotare. Il periodo delle vacanze sarà quello più importante perché il mare è il luogo migliore per imparare. Non solo, come abbiamo visto il 10% di bambini sa nuotare solo in piscina, pertanto in mare si troverebbe spiazzato”.

Ecco dunque il decalogo per la sicurezza del bambino al mare e in piscina dell’organizzazione delle ‘Bandiere verdi dei pediatri’, che verrà distribuito ai primi di luglio nel corso di un evento ad Alba Adriatica.

1) NUOTO Il principale pericolo in spiagge e piscine è l’annegamento. La migliore prevenzione è sapere nuotare. Per questo motivo i bambini devono imparare a farlo già dall’età di tre anni, ma sotto la guida di insegnanti specializzati e preferibilmente nel mare, perché devono imparare a non avere paura di schizzi, acqua profonda, e devono saper nuotare sott’acqua con gli occhi aperti. I bambini che ancora non sanno nuotare devono entrare in acqua sempre con i braccioli.

2) MAI DA SOLI Tutti i bambini, di meno di 12 anni, compresi quelli che sanno già nuotare, devono essere sempre accompagnati in acqua da un adulto che sappia nuotare bene, possibilmente restando sempre vicino.

3) SALVATAGGIO Fondamentale la presenza del Servizio di salvataggio, che non deve essere mai interrotto, provvisto di torrette e garantito da bagnini professionisti, con uniformi per facilitare l’identificazione.

4) OCCHIO AI PERICOLI Fare il bagno seguendo le ordinanze di balneabilità dei sindaci. Evitare le zone ove si praticano sport acquatici, pesca, gare, Rispettare i percorsi, indicati da corde e boe, che delimitano le vie d’ingresso in acqua di natanti o surf. Guardare le bandiere del salvataggio: se è issata la gialla o la rossa non fare il bagno. Indossare sempre le ciabatte quando si usano docce, servizi igienici o si cammina in zone pavimentate.

5) IN ACQUA Entrare lentamente, per adattare il corpo alla temperatura del mare, specialmente dopo aver mangiato o quando l’acqua è fredda. Evitare a di tuffarsi in mare o in piscina senza conoscere la profondità dell’acqua, per non incappare in traumi e lesioni.

6) PELLE I Proteggere la pelle dal sole con creme e lozioni protettive (da preferire agli spray) contenenti filtri chimici e fisici, da applicare ogni due ore. Il cappellino è una protezione in più e, in caso di eritema solare (scottatura), indossare anche una maglietta in cotone bianco.

7) SOLE E CALDO SENZA PROBLEMI Attenzione all’esposizione tra le 12 e 17, specialmente quando il bambino ha meno di quattro anni. Per chi resta in spiaggia in questa fascia oraria, far bere frequentemente il bambino, meglio se ogni 20 minuti, e farlo stare all’ombra.

8) IN AUTO Quando si viaggia in auto con un bambino mai fermarsi al sole, nemmeno per soste brevi, ma cercare un parcheggio all’ombra.

9) PULIZIA E’ovunque una garanzia di sicurezza. L’acqua limpida è una forma di prevenzione degli incidenti perché permette di identificare gli ostacoli sommersi. La pulizia in spiaggia è dimostrata anche dalla presenza di cestini e bidoni per l’immondizia che non devono essere mai pieni, ma svuotati rapidamente, e dall’assenza nella sabbia di conchiglie rotte, vetri, residui di lattine, rifiuti abbandonati, catrame, alghe non raccolte nella battigia o nella sabbia. Non deve esserci degrado ambientale di nessun genere.

10) FORMAZIONE Utile far partecipare, durante il mese di aprile e maggio, gli alunni delle scuole elementari e medie (primaria e secondaria) a corsi gratuiti di educazione alla salute sui i rischi potenziali del mare e sui corretti comportamenti.

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