Covid e vaccini, quanto è alto il rischio di contagio

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I vaccini anti-Covid sono inutili: tanto ci si contagia lo stesso. Quante volte abbiamo sentito questa affermazione? Ma in realtà sono ormai diversi gli studi che dimostrano la capacità del vaccino di rallentare la diffusione del Coronavirus Sars-Cov-2.

Fra gli ultimi lavori, quello dei ricercatori dell’Istituto Nazionale olandese di Salute Pubblica, che hanno stimato – per il periodo compreso tra il 1 febbraio e il 27 maggio 2021 – l’efficacia dei vaccini tra i familiari e altri contatti stretti di casi confermati di infezione da SarsCoV-2.

Dall’analisi è emerso che la persona vaccinata ha il 75% in meno di probabilità di contrarre l’infezione da un familiare positivo. E, viceversa, che una persona infettata dopo la vaccinazione ha il 71% di probabilità in meno di trasmettere l’infezione ad un proprio familiare.

L’aggiornamento realizzato dall’inni Lazzaro Spallanzani ricorda anche due studi, condotti in Israele su nuclei familiari al cui interno si trovava almeno una persona infetta. I lavori hanno evidenziato che la vaccinazione ha un’efficacia superiore all’80% nel prevenire le infezioni, ma anche che le persone vaccinate che si infettano hanno una probabilità di trasmettere l’infezione agli altri membri del proprio nucleo familiare inferiore dell’80% rispetto alle persone non vaccinate.

Ma quanto sono efficaci i vaccini contro la variante Delta? “I vaccini a mRna sono altamente efficaci nel prevenire la malattia Covid sintomatica e grave, associata all’infezione da variante Delta di Sars-CoV-2″. Ed essere vaccinati è “associato a un declino più rapido della carica virale e a una risposta sierologica robusta”, afferma uno studio condotto a Singapore, ma non ancora pubblicato e quindi non sottoposto a revisione tra pari, a confermare che “la vaccinazione rimane una strategia chiave per il controllo della pandemia”.

A descrivere lo studio è l’Adnkronos Salute. Gli autori – scienziati del National Centre for Infectious Diseases di Singapore, del Tan Tock Seng Hospital, della Nanyang Technological University e della National University of Singapore – hanno esaminato i dati di 218 persone che sono state ricoverate in ospedale con infezione da variante Delta, tra cui 130 non vaccinate e 71 vaccinate con ciclo completo (con un vaccino a mRna).

Dallo studio emerge che, “nonostante l’età significativamente più avanzata nel gruppo dei vaccinati, le probabilità di Covid grave per cui era necessario il supporto dell’ossigeno erano significativamente inferiori dopo la vaccinazione”.

Quanto alla carica virale, in partenza “era simile” tra i gruppi dei vaccinati e dei non vaccinati al momento della diagnosi, “ma diminuiva più rapidamente nei vaccinati“. Sempre fra i pazienti vaccinati è stato osservato un “forte potenziamento precoce degli anticorpi anti-proteina Spike, tuttavia questi titoli anticorpali risultavano significativamente inferiori contro la variante Delta” rispetto al ceppo originario del virus wildtype.

Si tratta di “buone notizie”, ha commentato il virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, che su Facebook riassume i risultati dello studio.

L’esperto riflette anche sul dato che mostra come le infezioni tra i vaccinati siano “caratterizzate da un più rapido declino della carica virale, il che potrebbe contribuire a spiegare la sorprendente cinetica delle curve di incidenza in Uk, Olanda, eccetera”, conclude.

Insomma, i vaccini non sono inutili. In caso di dubbi, vediamo cosa ci dice la ricerca e guardiamo bene le fonti, perché mai come in questo momento le nostre scelte possono fare la differenza.

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